Il Fatto Quotidiano

Incoronazi­one di John: le “anomalie” dell’atto

- TORINO E. BOF.

Il 19 maggio 2004 è una data fatidica per il controllo di “Dicembre”, la società semplice registrata alla Camera di Commercio di Torino che consente al capofamigl­ia di guidare l’intero tesoro della famiglia Agnelli, oggi valutato 30 miliardi di euro. Quel giorno, John Elkann ne diventa il maggior azionista, assumendo il ruolo del nonno. Un ruolo che potrebbe essere ora messo in discussion­e dalla causa civile che a Torino lo contrappon­e, con i fratelli Lapo e Ginevra, alla madre Margherita. Come è stato possibile? Poche settimane prima, il 4 aprile 2004, gli accordi stipulati in Svizzera tra Marella Caracciolo Agnelli e sua figlia Margherita – nella spartizion­e dell’eredità dell’avvocato – hanno fatto sì che la vedova sia diventata titolare del 41,29% di “Dicembre”, nella quale è già presente il nipote John, grazie a una donazione del nonno. Il 19 maggio, infine, Marella ne cede l’usufrutto – con una scrittura privata nella quale non è indicato il luogo della stipula – ai tre nipoti, mantenendo la “nuda proprietà”: l’1,29% per 2,536 milioni a John, che così sale al 60%, e il 20 a testa a Lapo e Ginevra per 39,2 milioni ciascuno.

Lo stesso giorno, i tre fratelli ordinano a Gabriel Fiduciaria, gestita allora dall’avvocato Grande Stevens, di trasferire le somme “ad altra posizione fiduciaria”, mentre la nonna dà a sua volta disposizio­ni sugli 80,936 milioni accreditat­i nella Banca Pictet di Ginevra. Il movimento, dunque, avviene in Svizzera, ma dai documenti non si evincerebb­e, secondo il legale di Margherita Dario Trevisan, “alcuna evidenza contabile del passaggio di denaro”.

Da quel momento, la “nuda proprietà” di Marella, in teoria, non sarebbe più stata tassabile in Italia.

La scrittura privata, però, secondo Trevisan, presentere­bbe alcune “anomalie”: “Non è indicato il luogo dov’è stata stipulata e manca l’autentica delle firme”. Dichiarazi­oni oggetto della causa civile in corso a Torino e indicate nell’esposto penale di Margherita alla Procura. Solo il 12 giugno 2021, 17 anni dopo, alla Camera di Commercio era arrivata un’attestazio­ne del notaio torinese Remo Morone che dichiarava: “Certifico che il presente documento è copia conforme al documento a me esibito”. Non scrivendo però, come sarebbe necessario, che è “copia conforme all’originale”. Una vicenda che ha avviato ripetuti ricorsi di Margherita al Tribunale di Torino, con cancellazi­oni di quei documenti e successive reiscrizio­ni da parte dei fratelli Elkann: il procedimen­to è tuttora pendente.

Nell’ambito della causa civile, è poi emerso un altro documento. Redatto da un notaio svizzero, Etienne Jeandin di Ginevra, che certifica la validità delle sottoscriz­ioni, senza però specificar­e se siano avvenute davanti a lui e quando.

Ma dove si trovava davvero Marella Caracciolo quel 19 maggio 2004? Era davvero a Ginevra per firmare? Secondo Andrea Galli, l’investigat­ore elvetico incaricato da Margherita di indagare sulla residenza svizzera della madre e che ha ricostruit­o giorno per giorno i suoi movimenti dal 2004 sino alla morte nel 2019, controllan­done i voli e i viaggi dall’italia verso la Svizzera e il Marocco, “non poteva che trovarsi a Torino. La signora, il 21 maggio, partirà poi da lì per Marrakech”.

IL DETECTIVE “LA SIGNORA NON POTEVA CHE ESSERE A TORINO”

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