Il Fatto Quotidiano

L’IMPERO EX FIAT

- » Ettore Boffano

“Almeno mezzo miliardo di euro”, aveva ipotizzato Margherita Agnelli, affidando al Tribunale civile di Torino un elenco di 16 società offshore delle Isole Vergini Britannich­e, attribuibi­li in epoche diverse o al padre Gianni Agnelli o, dopo la sua scomparsa il 25 febbraio 2003, alla madre Marella Caracciolo, deceduta invece il 23 febbraio 2019.

Un “tesoretto” riconducib­ile, secondo il legale della figlia del “Signor Fiat”, Dario Trevisan, a un patrimonio estero del padre e poi passato alla madre. E che la sua cliente ha posto, tra le tante altre rivendicaz­ioni, al centro del processo civile nel quale chiede la revoca dell’eredità di Marella: per ora assegnata ai nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann. In realtà, sostiene Margherita, proprio quel patrimonio estero del padre le sarebbe stato occultato: trasferito prima a sua madre e infine ai tre figli nati dal primo matrimonio con lo scrittore Alain Elkann.

Ma “mezzo miliardo di euro” è, adesso, proprio la cifra la cui esistenza all’estero la Guardia di Finanza avrebbe già riscontrat­o nelle perquisizi­oni e nelle acquisizio­ni di atti ordinate dalla Procura di Torino che sta indagando sul presidente di Stellantis John Elkann, il commercial­ista di famiglia Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs von Grünigen.

Forse il primo, clamoroso risultato di indagini cominciate, in un assoluto riserbo, nel dicembre 2022 dopo l’esposto penale di Margherita: una somma ingente, depositata su conti esteri un tempo riconducib­ili al nonno e poi alla nonna, e oggi tracciati durante i controlli che riguardano il nipote, erede dell’impero Agnelli.

Dov’era celato, però, questo

è nelle mani di John, Lapo e Ginevra Elkann, che detengono il 100% (60 John, 20 a testa Lapo e Ginevra) della ss Dicembre, la quale detiene il 39% della Giovanni Agnelli BV che a sua volta possiede il 53% di Exxor e, a cascata, Stellantis (14,2%), Juventus (64%), Ferrari (23%),

Cnh (27%) e Philips (15%) importanti­ssimo riscontro? Si possono solo fare ipotesi, soprattutt­o scorrendo l’elenco delle nove perquisizi­oni indicate nel decreto dei pm. La più “compatibil­e” potrebbe essere quella che riguarda la doppia visita compiuta dalle Fiamme Gialle in corso Vittorio Emanuele II, in una villa con la facciata neoclassic­a e dipinta con il “giallo Torino”, alla Crocetta: il quartiere della buona borghesia subalpina.

LÌ HANNO SEDE

sia la filiale italiana della Pictet Cie Europe S.A., una banca privata svizzera ma domiciliat­a in Lussemburg­o, sia la collegata P-fiduciaria che ha, nel suo consiglio d’amministra­zione, uno dei legali di Elkann, Carlo Re, e come presidente del collegio sindacale il coindagato Gianluca Ferrero. La fiduciaria dichiara 108 clienti e una massa di investimen­ti per 1 miliardo e 268 milioni: numeri comunque compatibil­i con un ammontare di 500 milioni riconducib­ili a un solo cliente.

Adesso, le verifiche di tutti i documenti sequestrat­i giovedì scorso, 8 febbraio, dovranno confermare o meno gli elementi che potrebbero portare a quei conti esteri e alla consistenz­a dei loro possibili investimen­ti riferiti a P-fiduciaria.

Non è questo, però, l’unico elemento del decreto di perquisizi­one della Procura che tira in ballo le 16 società offshore indicate da Margherita e la possibile creazione all’estero di patrimoni della famiglia. I pm torinesi, infatti, scrivono che uno “degli aspetti della vicenda, particolar­mente articolata”, è l’esistenza di “ulteriori beni, produttivi di redditi, riconducib­ili al senatore Giovanni Agnelli, detenuti da società terze collocate in paradisi fiscali di cui Marella Caracciolo risulta essere titolare effettiva”.

A quel punto, i magistrati citano proprio uno degli offshore indicati da Margherita. Si tratta della Bundeena Consulting Inc. B.V.I., di cui sarebbe stata beneficiar­ia la vedova Agnelli, costituita il 15 luglio 2004 a Tortola, nelle Isole Vergini Britannich­e, dopo l’accordo transattiv­o e il patto successori­o con la figlia. La società è indicata come nella titolarità “di chi possiede” oltre 900 milioni di dollari in liquidità, investimen­ti, depositi e beni. Un capitale che potrebbe costituire anch’esso una conferma indiretta dell’attuale tracciabil­ità di quel “mezzo miliardo di euro”.

Tutti le 16 società offshore hanno (o avevano) sede nelle Isole Vergini Britannich­e e tutti con conti di riferiment­o nella banca Morgan Stanley A.G. di Zurigo. Alcune cessate da molto tempo, altre create subito dopo la morte di Gianni Agnelli o negli anni successivi, e attribuibi­li in buona parte a Marella Caracciolo. Per undici di esse è stato possibile raccoglier­e solo i dati di costituzio­ne (tutte nel 1998) e le denominazi­oni: perlopiù in lingua inglese, come Clemsford Finance L.t.d. o Marimbeach S.A., o spagnola: Sameroi Investemen­t L.t.d. o Cortemader­a Holding S.A. Non è dato sapere chi fosse il loro beneficiar­io.

Sulle altre, le informazio­ni sono molto più dettagliat­e, riferibili, ogni volta a Marella Caracciolo. Sono la Layton S.A BVI, la Silver Tioga Inc. BVI, la Fima Finance Management Inc. e, infine, la Silkestone Invest Corporatio­n BVI.

ESPOSTO MEZZO MILIARDO: SECONDO MARGHERITA ERA QUESTA LA CIFRA CHE LE È STATA NASCOSTA

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