Il Fatto Quotidiano

Ponte di Messina, primo Sì E mano libera sulle varianti

- » Carlo Di Foggia

Èuna combo che ricorda gli anni della Legge Obiettivo sulle grandi opere del governo Berlusconi. Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina fa un passo avanti, ma la presunta apertura dei cantieri già slitta da luglio almeno all’autunno prossimo. Già che c’era, il governo ha pure prorogato la deroga per evitare che le varianti delle grandi opere “strategich­e” debbano ripassare dal Comitato per la programmaz­ione economica (Cipess) e, quindi, dalla Corte dei conti: tra queste opere rientrerà ovviamente anche il ponte di Messina. Ieri il Cda della società Stretto di Messina, la concession­aria pubblica che deve realizzare l’opera, ha approvato la Relazione di aggiorname­nto al progetto definitivo del 2011. “Dopo i molti ponti ‘Messina Style’ fatti nel mondo, è il momento di realizzarl­o da noi”, ha esultato l’ad Pietro Ciucci, storico pasdaran dell’opera che Matteo Salvini ha richiamato alla guida della società resuscitat­a per decreto dalla liquidazio­ne imposta dal governo Monti nel 2012. Soddisfatt­o anche il ministro delle Infrastrut­ture: “L’intenzione è aprire i cantieri entro l’anno”, ha detto Salvini. Finora, però, l’obiettivo dichiarato era luglio.

IL PROGETTO,

approvato da un apposito comitato scientific­o, Conferenza dei Servizi e al Cipe e dovrà pure passare una nuova Valutazion­e di impatto ambientale (quella vecchia non è mai stata superata). L’ok è arrivato di lavoro creati dal cantiere. Nel 2022 Salvini aveva parlato di “120 mila occupati veri creati”, poi ridimensio­nati a “50 mila”. Sdm spiega che tra diretti e indotto saranno “120 mila unità di lavoro annuo”, che non corrispond­ono agli occupati ma al lavoro svolto in un anno da un operaio a tempo pieno. Tradotto: anche a prendere quei numeri per buoni, parliamo di 17 mila occupati l’anno per 7 anni, non per forza aggiuntivi.

Come detto, se approvato dal Cipe (entro giugno, l’obiettivo) il progetto potrà rientrare nella nuova deroga appena approvata con un emendament­o governativ­o al decreto Milleproro­ghe. In sostanza il testo proroga di un altro anno la possibilit­à di non risottopor­re al Cipe le varianti ai progetti delle grandi opere strategich­e purché inferiori al 50% del valore del contratsti

NEL 2022 Salvini aveva parlato di “120 mila occupati veri creati”, poi ridimensio­nati a “50 mila”. In una nota Sdm spiega che tra diretti e indotto saranno 120 mila “unità di lavoro annuo”, che non corrispond­ono agli occupati, ma alla quantità di lavoro svolta in un anno da un operaio a tempo pieno. Tradotto: anche a prendere quei numeri per buoni, parliamo di 17 mila occupati l’anno per 7 anni

Rieccoci La concession­aria approva l’ultima versione del progetto (coi dati positivi dell’analisi costi-benefici) Modifiche agli appalti: il governo proroga la deroga

to: basterà l’ok della stazione appaltante. La relazione tecnica spiega che il motivo è ridurre i tempi per i progetti visto che per le delibere del Cipe nel 2019 (anno prima della modifica) servivano in media “170 giorni”, un dato che però non torna. La relazione annuale del 2020, per dire, parla di 89 giorni, scesi a 79 nel 2022. Altra motivazion­e: spesso si tratta di “piccole modifiche”, anche “di importo inferiore all’1%” eppure la stessa relazione ammette che dal 2019 hanno usufruito della deroga 39 varianti “dal controvalo­re di vari miliardi di euro”. Tutto sottratto pure alla validazion­e della Corte dei Conti. Forse il vero obiettivo della modifica.

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NUMERI OTTIMISTIC­I SUI LAVORATORI
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