Ponte di Messina, primo Sì E mano libera sulle varianti
Èuna combo che ricorda gli anni della Legge Obiettivo sulle grandi opere del governo Berlusconi. Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina fa un passo avanti, ma la presunta apertura dei cantieri già slitta da luglio almeno all’autunno prossimo. Già che c’era, il governo ha pure prorogato la deroga per evitare che le varianti delle grandi opere “strategiche” debbano ripassare dal Comitato per la programmazione economica (Cipess) e, quindi, dalla Corte dei conti: tra queste opere rientrerà ovviamente anche il ponte di Messina. Ieri il Cda della società Stretto di Messina, la concessionaria pubblica che deve realizzare l’opera, ha approvato la Relazione di aggiornamento al progetto definitivo del 2011. “Dopo i molti ponti ‘Messina Style’ fatti nel mondo, è il momento di realizzarlo da noi”, ha esultato l’ad Pietro Ciucci, storico pasdaran dell’opera che Matteo Salvini ha richiamato alla guida della società resuscitata per decreto dalla liquidazione imposta dal governo Monti nel 2012. Soddisfatto anche il ministro delle Infrastrutture: “L’intenzione è aprire i cantieri entro l’anno”, ha detto Salvini. Finora, però, l’obiettivo dichiarato era luglio.
IL PROGETTO,
approvato da un apposito comitato scientifico, Conferenza dei Servizi e al Cipe e dovrà pure passare una nuova Valutazione di impatto ambientale (quella vecchia non è mai stata superata). L’ok è arrivato di lavoro creati dal cantiere. Nel 2022 Salvini aveva parlato di “120 mila occupati veri creati”, poi ridimensionati a “50 mila”. Sdm spiega che tra diretti e indotto saranno “120 mila unità di lavoro annuo”, che non corrispondono agli occupati ma al lavoro svolto in un anno da un operaio a tempo pieno. Tradotto: anche a prendere quei numeri per buoni, parliamo di 17 mila occupati l’anno per 7 anni, non per forza aggiuntivi.
Come detto, se approvato dal Cipe (entro giugno, l’obiettivo) il progetto potrà rientrare nella nuova deroga appena approvata con un emendamento governativo al decreto Milleproroghe. In sostanza il testo proroga di un altro anno la possibilità di non risottoporre al Cipe le varianti ai progetti delle grandi opere strategiche purché inferiori al 50% del valore del contratsti
NEL 2022 Salvini aveva parlato di “120 mila occupati veri creati”, poi ridimensionati a “50 mila”. In una nota Sdm spiega che tra diretti e indotto saranno 120 mila “unità di lavoro annuo”, che non corrispondono agli occupati, ma alla quantità di lavoro svolta in un anno da un operaio a tempo pieno. Tradotto: anche a prendere quei numeri per buoni, parliamo di 17 mila occupati l’anno per 7 anni
Rieccoci La concessionaria approva l’ultima versione del progetto (coi dati positivi dell’analisi costi-benefici) Modifiche agli appalti: il governo proroga la deroga
to: basterà l’ok della stazione appaltante. La relazione tecnica spiega che il motivo è ridurre i tempi per i progetti visto che per le delibere del Cipe nel 2019 (anno prima della modifica) servivano in media “170 giorni”, un dato che però non torna. La relazione annuale del 2020, per dire, parla di 89 giorni, scesi a 79 nel 2022. Altra motivazione: spesso si tratta di “piccole modifiche”, anche “di importo inferiore all’1%” eppure la stessa relazione ammette che dal 2019 hanno usufruito della deroga 39 varianti “dal controvalore di vari miliardi di euro”. Tutto sottratto pure alla validazione della Corte dei Conti. Forse il vero obiettivo della modifica.