“Premier stronza”: ora De Luca fa l’anti-meloni a colpi di insulti
Il governatore guida una truppa di sindaci a Palazzo Chigi, ma la premier lo liquida Cariche della polizia
Qualcuno, in attesa che arrivi sul palco el matador Vincenzo De Luca, non nasconde la speranza di tempi migliori: “L’ultima volta che abbiamo vinto eravamo qui”. Roma, Santi Apostoli: la piazza simbolo dell’ulivo di Romano Prodi acclama il presidente della Regione che ha portato nella Capitale i sindaci della Campania per combattere la battaglia contro il governo nemico del Sud. Il governatore in trasferta nella Capitale dà però soprattutto l’idea di volersi incuneare nel duello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. In platea c’è chi gli augura non il terzo mandato in Regione, ma la leadership del Pd. Ma anche chi, presente per ragioni di ufficio, non ha dubbi: “La stagione di De Luca è finita”.
“Stanno strangolando i Comuni. Da un anno e mezzo perdono tempo accomodati nelle loro belle poltrone di vilpelle: imbecilli!”, ha detto ieri De Luca prendendo a mazzate la riforma dell’autonomia targata Calderoli e “la narrazione infame di un Nord virtuoso contrapposto a un Sud di pezzenti”. Ma il trattamento speciale attinto dal suo ormai formidabile repertorio lo riserva soprattutto al “sedicente” ministro della Coesione Raffaele Fitto, che accusa di bloccare senza ragione i fondi che servono alla Campania per sopravvivere: “La verità è che è tutta una manfrina che serve semplicemente a costringere qualcuno di noi a piegare la testa. E voi pensate che alla mia età mi metto a piegare la testa davanti a quel pinguino? Ma vai a morire ammazzato”.
IL BERSAGLIO
grosso però è Giorgia Meloni: De Luca vuole pesarsi in un confronto alla pari e senza mediazioni. Ma il corpo a corpo che dovrebbe accreditarlo come leader nazionale, si trasforma in un boomerang. Mentre De Luca la sfida a Roma, la premier è in Calabria con il governatore Roberto Occhiuto per firmare l’accordo a lui sin qui negato, sui fondi sviluppo e coesione. Lo stronca senza pietà: “I presidenti di Regione si stanno dimostrando tutti collaborativi, tranne uno. Non mi stupisce troppo, se si va a guardare il ciclo di programmazione 2014-2020 risulta speso il 24%: se invece di fare le manifestazioni ci si mettesse a lavorare, forse si potrebbe ottenere qualche risultato in più”. Apriti cielo. “È intollerabile questo atteggiamento, centinaia di sindaci che stanno qua non hanno i soldi per l’ordinaria amministrazione. Senza fondi… Lavora tu, stronza” è il fuorionda di De Luca intercettato dai cronisti in Transatlantico che chiude, in bruttezza, una giornata particolare: il centrodestra chiede in coro le sue dimissioni, e pretende riparazione da Schlein. Il Nazareno incassa e guarda oltre.
Prima del wrestling istituzionale c’è stato il bagno di folla, qualche momento di tensione con la polizia nel corteo in marcia per le strade del centro di Roma. Tutto sommato un successo per il governatore in testa al suo popolo umiliato: le porte rimaste sbarrate al ministero di Fitto e a Palazzo Chigi hanno dato il senso della lontananza del governo su cui batte De Luca. Resta la fotografia di piazza Santi Apostoli: un migliaio di persone, forse più. Soprattutto amministratori locali e poi le bandiere della Uil, Marisa Laurito che ci ha messo la faccia: “Il teatro Trianon di cui sono direttrice artistica dà lavoro a tanta gente: sarti, attori, commercialisti. Ha una fun
Corteo Il dem silura il ddl Calderoli e massacra pure Fitto: “È un pinguino, muoia ammazzato”
zione culturale e anche sociale per molti giovani di Forcella. A oggi, non sapendo quanto abbiamo a disposizione, non sono in grado di fare la programmazione: il pesce non si frigge senza olio”. Chi più? Il sindaco di Napoli Manfredi non si è presentato, Schlein aveva da fare con i trattori, diciamo così.
Tra i parlamentari, Bonelli e
Borrelli dei Verdi. Per il Pd tra tutti Piero De Luca, ma anche Marco Sarracino e il tandem spedito dalla segretaria per commissariare il partito in Campania ossia Misiani e Camusso. Zero bandiere della Cgil, un paio del Pd. In piazza anche l’ultimo garibaldino: con corno d’ordinanza e vessillo rosso. Listato a lutto.