Il Fatto Quotidiano

IN CORSA I sindaci Pd in pressing su Schlein

- » Wanda Marra GIACOMO SALVINI

STAMATTINA Elly Schlein parlerà con Antonio Decaro, Dario Nardella, Matteo Ricci, i “frontman” degli amministra­tori locali che si sono espressi a favore del terzo mandato per i primi cittadini e i presidenti di Regione. Si parla di una riunione online, anche perché la segretaria ha una serie di tappe elettorali in Abruzzo.

Il “partito dei Sindaci” e il Pd nazionale sono divisi. A favore del terzo mandato per i primi cittadini si sono espressi nei mesi gli stessi Decaro (sindaco di Bari e presidente dell’anci), Nardella e Ricci (rispettiva­mente sindaci di Firenze e di Pesaro), ma anche Gaetano Manfredi (Napoli) e Beppe Sala (Milano), tra gli altri. Senza contare guerra di Vincenzo De Luca per il terzo mandato in Campania e il fatto che Stefano Bonaccini non ha ancora sciolto la riserva sulla corsa alle Europee, proprio perché spera ancora di potersi ricandidar­e per l’emilia-romagna. Il problema potrebbe deflagrare

La segretaria Pd Elly Schlein nella direzione di domani e così Schlein ha avviato dei contatti con i primi cittadini, dopo che il tema è emerso anche nella segreteria di ieri. C’è anche chi sta lavorando a un ordine del giorno per il terzo mandato. Numeri alla mano, dovrebbe essere bocciato. Ma nessuno vuole arrivare alla conta. La discussion­e, assicurano fonti del Nazareno, sarà “aperta, senza posizioni cristalliz­zate”. I Sindaci oggi le spiegheran­no il loro punto di vista. Ovvero, che “nel merito non c’è ragione per dire no al terzo mandato: perché, non esistono limiti di mandato per i parlamenta­ri con liste bloccate, per i ministri, per i parlamenta­ri europei e consiglier­i regionali”. Non solo. “Tatticamen­te poi non si spiega perché il Pd dovrebbe votare contro. La destra è spaccata e il motivo del no della Meloni è solo per bloccare Zaia”. Sullo sfondo, non c’è solo la direzione di domani, infatti, ma pure il voto in Commission­e Affari Costituzio­nali: per far passare l’emendament­o leghista (sul terzo mandato - appunto - per sindaci e presidenti di Regione)

servono 12 voti. Senza un accordo in maggioranz­a, in 11 hanno già deciso di votare contro: i 6 di FDI, 2 di FI, 2 M5S e 1 di Avs. Dovrebbero dire sì Azione (anche se con delle perplessit­à), Iv , i 3 della Lega e Svp, per un totale di 6. Ancora non definita la posizione di 5 componenti : 1 del Maie e 4 del Pd. Insomma, se il Pd votasse con la Lega, tutto dipendereb­be dal senatore eletto all’estero. Schlein resta dell’idea che il terzo mandato non si debba fare. E con lei la sua maggioranz­a, dove si riflette su una proposta alternativ­a. Per ora, l’idea è quella di non partecipar­e al voto. “Con il terzo mandato, si dà strapotere dei sindaci - spiega un big della segreteria - e poi nessuno fa una battaglia disinteres­sata. Sono tutti in ballo per il terzo mandato”. A Decaro o Nardella, per esempio, poter correre di nuovo nelle loro città risolvereb­be problemi di succession­e. Sullo sfondo della riunione di oggi, i sindaci si giocherann­o anche la propria candidatur­a. Se quelle di Decaro e Nardella sono praticamen­te certe, molto in bilico è quella di Ricci. chiede di potersi ricandidar­e nel 2025. Fontana è molto vicino a Salvini ma non al governator­e. Il deputato di Azione insomma ha voluto presentare l’ordine del giorno per discuterne in Parlamento e mettere in difficoltà la maggioranz­a ma anche il Pd: “A destra abbiamo lo scontro tra la Lega e FDI, nel Pd Boccia e Schlein sono in difficoltà perché De Luca e Bonaccini chiedono il terzo mandato – spiega Costa – indipenden­temente dal merito è importante che sia il Parlamento a prendere una posizione”. La decisione, insindacab­ile, di dichiarare inammissib­ile l’odg è inusuale: “La scelta è discrezion­ale e le valutazion­i estensive o restrittiv­e vengono fatte a singhiozzo. Certo, immagino il terrore della presidenza della Camera quando hanno visto il mio ordine del giorno”, conclude Costa. Nel frattempo il governo ha cercato i primi contatti con i renziani per evitare di andare sotto in commission­e: FDI e FI possono contare su 8 voti, Pd e Lega su 6. Ma ieri Salvini è sembrato pronto a ritirare l’emendament­o: “Il centrodest­ra non litigherà, non è tema che mi toglie il sonno”.

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FOTO ANSA

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