NEL 1975 Quella profezia firmata Piazzesi
Era il 1975. In un Paese scosso dalla violenza e dal terrorismo, il presidente della Fiat e di Confindustria – quando Confindustria ancora contava qualcosa –, Gianni Agnelli, il 25 gennaio firmava con Cgil, Cisl e Uil l’accordo sulla scala mobile. A settembre, dopo il successo di Berlinguer e il Professore (400 mila copie vendute), uno scrittore che si firmava Anonimo pubblicava un secondo romanzo di fantapolitica: I soldi in Paradiso - Cronache della prossima Italia. Il protagonista era nientemeno che l’avvocato per antonomasia, oggetto di culto di una parte dell’opinione pubblica nazionale, innamorata more solito dei detentori del potere: proprio Gianni Agnelli. Riletto a distanza di quasi 50 anni il romanzo, il cui autore si sarebbe disvelato solo l’anno dopo per il giornalista Gianfranco Piazzesi, si rivela un’inquietante e azzeccata profezia.
“L’avvocato di panna montata”, come sarebbe stato ribattezzato in seguito da Eugenio Scalfari, nel romanzo distopico ambientato nel 2000 è ormai un expat di lusso, insieme alla crema della classe dirigente italiana, in un’isola caraibica chiamata Paradiso. La storia è raccontata da un ex giornalista de il Messaggero, anche lui transfugo, e prende le mosse nel 1981 in un’italia devastata da criminalità e sequestri di persona a scopo di estorsione. In quell’anno Margherita, la figlia dell’avvocato, è vittima di un tentativo di rapimento sventato in extremis. Da lì prende scatta una trama di intrighi e sotterfugi, troppo complessa per essere sintetizzata qui. Ma nell’opera salace e dissacrante di Piazzesi, profondo conoscitore di molti segreti del potere italiano di quegli anni, svettano giudizi che letti oggi spiccano per la loro carica profetica. Come quando il libro descrive un vertice della Democrazia Cristiana nel quale il ministro delle Finanze Emilio Colombo afferma che i capitalisti italiani erano ormai divenuti dei parassiti sociali, dato che avevano trasferito il grosso dei loro capitali all’estero.
I soldi in Paradiso, alla lettera. D’altronde l’esportazione illecita dei capitali, frutto di evasione fiscale e di economia sommersa, era già una preoccupazione mezzo secolo fa. Vent’anni dopo la morte di Gianni Agnelli, sulle cronache tiene banco la vicenda della quota miliardaria della sua eredità tenuta nascosta alla figlia Margherita proprio nei paradisi fiscali come le Isole Vergini. Fosse ancora tra noi, chissà cosa ne scriverebbe Piazzesi.