Lo zelo del Viminale: soltanto nel 2023 54 mln di identificati
Un “eccesso di zelo” da parte degli agenti intervenuti. La Questura di Milano ieri ha motivato così, con una nota ufficiale, l’attività di polizia effettuata domenica scorsa presso i giardini “Anna Politkovskaya” del capoluogo meneghino. Qui la Digos ha identificato tutti i partecipanti – una dozzina – ad un presidio commemorativo in onore di Aleksej Navalny, l’oppositore russo morto nei giorni scorsi in carcere in Siberia a soli 47 anni. Il presidio – consistito nella deposizione di fiori e in un momento di raccoglimento – a quanto riferito dalla Questura, era stato annunciato il giorno precedente da una email firmata da tale
Boris Gonzhalenko, nominativo probabilmente inventato. A quel punto, si legge nella nota della Questura, “l’intervento della pattuglia trovatasi di fronte ad un gruppo di persone, a fronte delle tre preannunciate, era finalizzato semplicemente a verificare con esattezza l’identità del promotore”. Tra le persone identificate c’è anche l’ex terrorista rosso Alberto Franceschini, 77 anni, noto per essere stato uno dei leader e fondatori delle Brigate Rosse insieme a Renato Curcio e Mara Cagol, oggi lontanissimo da quelle vicende. Né per Franceschini, né per gli altri “manifestanti”, va detto, ci saranno ripercussioni penali.
LO “ZELO”, in “eccesso” o meno, pare essere molto diffuso nelle forze dell’ordine negli ultimi due anni. Lo dimostrano le cronache recenti relativi alle operazioni repressive delle manifestazioni studentesche e ambientaliste, che non trovano ad esempio eguali nel contenimento dei blocchi stradali operati dai trattori. Ma, in maniera empirica, anche i dati del Viminale, che Il Fatto ha potuto consultare, e secondo cui nel corso del 2023 sono state infatti effettuate in tutto il Paese quasi 54 milioni di identificazioni, per la precisione 53.833.736. Numero in netta crescita rispetto alle 46,9 milioni di identificazioni operate nel 2022 e oltre il 52% in più rispetto alle 35,3 milioni del 2021. Si parla di identificazioni totali, che dunque potrebbero aver riguardato anche più volte la stessa persona, e che comprendono tutte le casistiche concernenti il “controllo del territorio”, dai semplici posti di blocco stradali alle attività “ad alto impatto” nei pressi delle stazioni o nelle piazze di spaccio, passando per le manifestazioni politiche, gli stadi, gli edifici occupati ecc.
Le “identificazioni”, come detto, non portano necessariamente a un’azione penale. Anzi. Però via via tutti i nominativi acquisiti finiscono all’interno di un database ministeriale, il cosiddetto Ced-sdi, che permette alle forze dell’ordine di risalire, digitando le generalità d’interesse, a ricostruire le presenze del soggetto in un relativo momento o in una relativa occasione. Così, nel caso specifico, in futuro sarà noto alle forze di polizia che, ad esempio, l’identificato ‘X’ era a una manifestazione – lecita e pacifica – verosimilmente definita “anti-putin” insieme a un ex brigatista. E ciò rimane agli atti, come per un controllo a un posto di blocco, allo stadio o nei dintorni di una piazza di spaccio.
A COSA SERVE questo tipo di attività prova a spiegarlo al Fatto Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp. “Chi scende in piazza – afferma – nel pieno rispetto delle norme e delle leggi dello Stato, non si sente in alcun modo intimidito né offeso da un controllo”. Al contrario, aggiunge, “vede aumentare la propria sicurezza, poiché sa che gli agenti tutelano l’incolumità di tutti”. Non solo. Fonti del Fatto sostengono che le attività di controllo del territorio sono aumentate con l’allerta terrorismo dovute all’invasione dell’ucraina da parte della Russia (il 24 febbraio 2022) e dopo gli attentati di Hamas in Israele il 7 ottobre 2023.
Un’attenzione spasmodica, dunque, al territorio. Che ha portato a un’intensa attività di identificazione. Gli esempi più recenti? Marco Vizzardelli, che il 7 dicembre alla Prima della Scala ha gridato “Viva l’italia Antifascista” alla fine dell’inno di Mameli e alla presenza, tra gli altri, del presidente del Senato, Ignazio La Russa. E ancora i giovani ambientalisti di Ultima Generazione, i manifestanti pro-palestina fuori dalla sede Rai, gli studenti anti-meloni manganellati a Torino il 3 ottobre. E perfino “Ruttovibe”, tiktoker dal soprannome inequivocabile, “esibitosi” l’11 gennaio davanti a Montecitorio.
A MILANO CONTROLLATE 12 PERSONE, PURE L’EX BR FRANCESCHINI