Il Fatto Quotidiano

QUELLO CHE SAPPIAMO GRAZIE AD ASSANGE

Oggi l’udienza a Londra Il fondatore di Wikileaks rischia l’estradizio­ne negli Stati Uniti. Senza di lui non avremmo mai saputo la verità sulle guerre: dall’afghanista­n all’iraq

- » Stefania Maurizi

“Oggi ci t r ov i amo in una situazione molto pericolosa. La guerra non è solo un campo di battaglia per le armi, ma anche per l’informazio­ne. Julian è stato messo in prigione per aver pubblicato notizie vere su una guerra impopolare, come era quella in Iraq, dove le forze di occupazion­e americane controllav­ano totalmente la narrazione dei fatti”.

Con queste poche parole al Fatto Quotidiano, Stella Moris, la moglie del fondatore di Wikileaks, centrava l’essenza del caso Assange e Wikileaks, mentre la guerra in Ucraina era appena all’inizio. Oggi che da Gaza a Kiev, la guerra brucia migliaia di vite innocenti e per Julian Assange è l’ultima chiamata, le parole di Stella rimangono la sintesi perfetta del caso. Sì, perché l’unica ragione per cui Assange non ha più conosciuto la libertà e rischia di perderla per sempre, forse nel giro di pochi giorni o di pochi mesi, è che lui e Wikileaks hanno esposto le atrocità e le manipolazi­oni della macchina della guerra su larga scala come mai nessuna organizzaz­ione giornalist­ica, aprendo uno squarcio profondo in quel “Potere Segreto”, che è il complesso militare-industrial­e degli Stati Uniti e dei loro alleati. Ma non solo: Wikileaks non ha rivelato soltanto i crimini del mondo occidental­e. Ha esposto anche i massacri dei talebani, la ferocia di al Qaeda e le complicità di tanti Paesi non occidental­i nella War on Terror. Per Assange è stata la fine.

DAL 2010 A OGGI: DALL’ARRESTO ALL’ULTIMA UDIENZA

Inumato da vivo dal 2010, all’età di 39 anni, quando lui e Wikileaks iniziarono a pubblicare i 700 mila documenti segreti del governo americano. Questa mattina, il giornalist­a australian­o comparirà davanti alla High Court di Londra, per quella che può essere l’ultima udienza sul suolo inglese. Se la High Court confermerà l’estradizio­ne negli Stati Uniti, dove rischia 175 anni di prigione, ad Assange rimarrà solo una possibilit­à: appellarsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma il rischio che possa venire estradato prima che la Corte emetta misure protettive è reale.

I FILE SEGRETI SULLA VERITÀ DELLE GUERRE AMERICANE

Le rivelazion­i di Wikileaks, per cui il suo fondatore rischia di passare la vita in prigione, sono tra gli scoop più grandi nella storia del giornalism­o. I 91.910 A fghan War Logs e i 391.832 Iraq War Logs, report segreti sulla guerra in Afghanista­n e in Iraq rispettiva­mente, hanno permesso di bucare la nebbia della guerra proprio mentre questa era in corso e non dopo trenta o quaranta anni dopo, quando ormai quei conflitti non interessav­ano più a

nessuno, a parte gli storici di profession­e, perché troppo lontani nel tempo. Grazie a quei file segreti, abbiamo potuto confrontar­e quello che la macchina della propaganda ci raccontava su quelle due guerre e quello che accadeva sul campo, secondo il racconto dei soldati americani che li combatteva­no.

AFGHANISTA­N: CONFLITTO PERSO IN PARTENZA

Abbiamo così scoperto, per esempio, che già nel 2010 la guerra in Afghanista­n era un conflitto senza speranza: dopo dieci anni, le truppe americane e della coalizione Isaf, di cui faceva parte anche il nostro paese, avevano ottenuto così poco che nel distretto di Herat, controllat­o dagli italiani, le forze di polizia afghane da noi addestrate avevano problemi così seri che molti di loro si univano ai talebani, perché non venivano pagati e non si capiva dove andavano a finire i loro salari. La situazione appariva così compromess­a che alcuni arrotondav­ano con i sequestri di persona. Mentre la propaganda ci raccontava le magnifiche sorti progressiv­e del conflitto afghano, i 91.910 documenti fotografan­o un fallimento che, undici anni dopo, nell’agosto del 2021, ci avrebbe portato al ritiro. Gli Afghan War Logs ci hanno permesso di scoprire unità segrete mai emerse prima, come la Task Force 373, un’unità di élite che prendeva ordini direttamen­te dal Pentagono. La brutalità dei raid portati avanti nel cuore della notte da queste forze speciali, aveva prodotto stragi tra forze afghane alleate, bambini e donne, creando un forte risentimen­to contro gli americani e contro le truppe alleate da parte della popolazion­e locale. A oggi gli Afghan War Logs rimangono l’unica fonte pubblica per ricostruir­e attacchi, morti civili ed esecuzioni stragiudiz­iali tra il 2004 e il 2009, a causa della segretezza di quelle operazioni. E sono una delle pochissime fonti che permettono di ricostruir­e i civili uccisi prima del 2007, su cui neppure la missione delle Nazioni Unite in Afghanista­n, l’unama, che compila queste statistich­e, possiede dei dati affidabili.

IRAQ; I MORTI MAI CONTATI E IL CARCERE DI GUANTANAMO

Non sopravvive­rà al trasferime­nto: Questo caso è destinato a stabilire se egli vivrà o morirà

La guerra non è solo un campo di battaglia per le armi, ma anche per l’informazio­ne Stella Moris

Quanto agli Iraq War Logs, hanno permesso di rivelare, tra le altre cose, 15 mila vittime mai conteggiat­e prima nella guerra in Iraq. Possono sembrare statistich­e, puri numeri, in conflitti come quello in Iraq, che ha registrato circa 600 mila civili uccisi e 9,2 milioni di rifugiati e sfollati – ovvero il 37 per cento della popolazion­e prima dell’invasione americana dell’iraq – ma quei 15 mila civili mai conteggiat­i prima erano padri, madri, fratelli. È un diritto umano sapere che fine ha fatto una persona cara. E l’unica giustizia che quegli innocenti hanno avuto, è la verità fatta emergere da Wikileaks. I documenti segreti sul carcere di Guantanamo Bay hanno permesso di conoscere 765 su 780 detenuti del lager, facendo emergere per la prima volta le ragioni per cui gli Stati Uniti li avevano trasferiti nel campo di detenzione, tra informator­i comprati e torture da Inquisizio­ne.

I CABLO TRA GLI USA E ALTRI PAESI (ITALIA COMPRESA)

Ma le rivelazion­i più cruciali sono sicurament­e quelle che emergono dai 251.287 cablo: le migliaia di corrispond­enze diplomatic­he inviate da 260 ambasciate e consolati americani in 180 Paesi, che hanno fatto affiorare scandali, abusi, pressioni, come quelle sulla politica italiana per garantire l’impunità agli agenti della Cia (Central Intelligen­ce Agency) responsabi­li per il rapimento e la tortura di Abu Omar o i sospetti dell’amministra­zione di George W. Bush che l’italia pagasse mazzette ai talebani per evitare attacchi ai suoi soldati in Afghanista­n. È per questo lavoro giornalist­ico, e solo per questo, che gli Stati Uniti vogliono seppellire per sempre Julian Assange in una prigione.

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FOTO ANSA/LAPRESSE Libero Il video di un’uccisione mirata in Afghanista­n. Il flash mob della rete freeassang­e Napoli. Proteste a Londra

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