3° mandato: ora De Luca vuol farsi la legge regionale
Fino a giovedì il fantasma del terzo mandato per i sindaci e i presidenti di Regione si aggirerà nelle stanze del Nazareno e continuerà ad agitare le conversazioni – reali e virtuali – del Pd. Perché quel giorno è previsto il voto in Commissione Affari costituzionali dell’emendamento della Lega che lo permette. E se non si arrivasse a un accordo in maggioranza, i dem si troveranno a dover scegliere se fare asse per il sì con il Carroccio o dire di no, come vuol fare Giorgia Meloni. Con un risultato sul filo (se il Pd votasse sì, sarebbe determinante il voto di Borghese del Maie). Mentre ancora una volta si profila una convergenza di interessi tra la segretaria del Pd e la premier, nel nome rispettivamente di Campania e Veneto. Schlein, però, ieri non ha chiuso.
E i dem hanno deciso di non decidere, costituendo un gruppo di lavoro su questo e sulla riforma degli enti locali. Ne fanno parte i capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, Antonio Decaro (sindaco di Bari e presidente dell’anci), Michele De Pascale (sindaco di Ravenna e presidente dell’upi), Matteo Ricci (sindaco di Pesaro e presidente di Ali, l’associazione dei sindaci dem), Dario Nardella (sindaco di Firenze). E ancora: Alessandro Alfieri (responsabile Riforme), Igor Taruffi (Organizzazione), Davide Baruffi (Enti locali). E poi Andrea Giorgis, membro della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Una decisione è attesa dopo che si capirà cosa fa il centrodestra: se trovano l’accordo e la Lega ritira l’emendamento, il terreno è sminato.
MA INTANTO ieri è stata una giornata di nervosismo. Con il primo “frontale” vero e proprio tra il Pd a trazione Schlein e il Partito dei Sindaci. Mentre Fulvio Bonavitacola ribadiva a Un giorno da pecora l’intenzione di Vincenzo De Luca di procedere al terzo mandato con una soluzione legislativa a livello regionale. Una possibilità che prospetta da tempo e per la quale dovrebbe avere la maggioranza in giunta. Ma che Fratelli d’italia sarebbe pronta ad impugnare. E la bocciatura alla Consulta sarebbe dietro l’angolo. L’uscita del vicepresidente della Campania, però, serve agli altri paladini del terzo mandato per dire che comunque quello della Campania è un caso a sé. Sono giorni che Decaro, Ricci e Nardella lavorano ai fianchi la segretaria. Domenica ci sono state una serie di riunioni: prima tra gli amministratori locali e Schlein, poi con Taruffi e Baruffi. Era pronto un ordine del giorno, da votare ieri in segreteria. Poi, quando Schlein ha annunciato il gruppo di lavoro, è stato ritirato. Ieri i tre sono tutti intervenuti per spiegare le loro ragioni. Anche Stefano Bonaccini si è esposto. E proprio lui è stato oggetto di una lite a distanza con Marco Sarracino che, parlando della necessità di non essere ambigui sull’autonomia, ha detto: “Nuoce anche alle regioni del nord. Se dal sud andiamo a curarci nell’emilia di Bonaccini, allunghiamo anche a loro le liste di attesa”. Il presidente del Pd non ha gradito.
Ieri mentre lo stesso Sarracino interveniva per il no al terzo mandato, è stato Andrea Orlando ad avvertire: “Stiamo attenti a non offrire argomenti che possono essere usati contro di noi nella campagna per le Europee”. Saranno giorni complicati. Anche perché la trattativa nel Pd si unisce a quella delle liste per Bruxelles. L’ipotesi più accreditata è una non partecipazione al voto da parte dei dem. Ma potrebbe anche finire che i senatori Pd dicano sì all’emendamento della Lega nella parte che riguarda i sindaci e no in quella che riguarda i presidenti di Regione.
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