Il Fatto Quotidiano

Le 14 firme di Lady Agnelli: una perizia che vale l’impero

La Procura di Torino ha chiesto l’esame grafologic­o sugli originali del testamento e delle disposizio­ni fiduciarie di Marella

- » Ettore Boffano e Marco Grasso TORINO

La Procura di Torino ha chiesto una nuova consulenza grafologic­a per valutare le firme su alcuni documenti fondamenta­li che riguardano l’eredità Agnelli. La tesi degli investigat­ori – che ricalca in parte quanto sostenuto in sede civile da Margherita Agnelli, figlia dell’avvocato e di Marella Caracciolo – è che alcune di quelle firme siano “di natura ragionevol­mente apocrifa”. In alcuni casi viene messi in dubbio le integrazio­ni testamenta­rie, in altri i contratti d’affitto o di comodato d’uso che, secondo gli investigat­ori, avrebbero tenuto in piedi il baluardo su cui si è retta fino a oggi la succession­e della più potente dinastia d’italia: la residenza in Svizzera di donna Marella (morta nel 2019), che ha consentito notevoli agevolazio­ni fiscali, ma anche di trasferire lo scettro dell’impero da Gianni Agnelli al nipote John Elkann, saltando la madre di quest’ultimo, Margherita.

Oggi quella residenza estera, ritenuta fittizia dalla Guardia di Finanza, è il perno attorno a cui ruota tutta l’inchiesta, coordinata dai pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti, che ha portato a indagare Elkann insieme al commercial­ista Gianluca Ferrero e al notaio Urs von Gruenigen. Fra le novità delle ultime ore c’è che i legali di Elkann e Ferrero hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame contro il decreto emesso dalla Procura di Torino, che alcuni giorni fa ha perquisito vari luoghi alla ricerca di 14 documenti fondamenta­li per ricostruir­e i dettagli di questa vicenda. Su quei documenti Margherita Agnelli aveva già fatto eseguire una consulenza e due diversi esami grafologic­i, ma avvalendos­i solo di fotocopie, dato che gli originali, finora, non erano mai stati trovati. Questa volta il confronto verrà eseguito tra gli originali e vecchie firme di Marella Caracciolo Agnelli risalenti agli anni 80 e 90 e apposte su atti recuperati dalla Guardia di Finanza nella sede della Fondazione Agnelli.

Il testamento. I primi 3 documenti, pubblicati in esclusiva sul Fatto del 10 dicembre 2022, riguardano proprio uno dei punti centrali della vicenda: il testamento di Marella a favore dei nipoti Elkann e le 2 aggiunte, tutti redatti secondo il diritto svizzero dal notaio Urs von Grunigen. La firma del testamento del 12 agosto 2011 è definita dagli esperti di Margherita come “autografa, ma con margini d’incertezza”. Quella della prima aggiunta (14 agosto 2012) “apocrifa, con grado di credibilit­à”. Quella della seconda aggiunta (22 agosto 2014) è addirittur­a solo una sigla (M.C.A) ed è bollata come “apocrifa, con elevata probabilit­à”.

Le sorti di Dicembre. Un blocco di sei atti (tutti collegati tra loro) è relativo invece alle scritture private, rintraccia­te dal Fatto e dagli inviati di Report di Rai3, con le quali – il 15 maggio 2004 – Marella aveva ceduto l’usufrutto della sua quota del 41,5% della società Dicembre ai tre nipoti Elkann, di fatto consacrand­o in testa a John il controllo dell’impero Agnelli. Si tratta delle 3 disposizio­ni di cessione, di 2 diverse comunicazi­oni alla Camera di Commercio sulle modifiche dell’oggetto sociale di Dicembre (nel 2004 e poi nel 2015) e, infine, della disposizio­ne con la quale la vedova dell’avvocato indicava, alla Fiduciaria Gabriel dello studio legale Grande Stevens e alla banca Morgan Stanley, come gestire gli 80 milioni di euro formalment­e incassati dai nipoti.

Le case in Italia. L’elenco prosegue con i quattro contratti stipulati tra la nonna e il nipote John per trasferirg­li, in comodato d’uso, la disponibil­ità delle tre case italiane di Gianni Agnelli: anch’essi già pubblicati dal Fatto eda Report. Secondo il legale di Margherita, Dario Trevisan, si tratterebb­e di accorgimen­ti per “mascherare” la reale residenza italiana dell’anziana signora. Due riguardano Villa Frescot e sono del 1° gennaio 2008 e del 21 febbraio 2016: per il primo la firma di Marella è definita “probabilme­nte apocrifa, con carenza di spontaneit­à grafica che depone a favore di processo imitativo”, mentre nel secondo la firma sarebbe “apocrifa al 50%” e presentere­bbe “una compatibil­ità solo parziale”. Per quanto riguarda invece Villar Perosa e l’attico di Roma, nei due atti (entrambi del 29 giugno 2018) le firme sarebbero “apocrife con elevata probabilit­à” e sarebbero “frutto di imitazione”.

L’infermiera. La signora L.O., infermiera profession­ale, era stata assunta formalment­e in Italia da John Elkann sin dal 2009 e seguiva la nonna a Lauenen durante i suoi soggiorni estivi in Svizzera, per assisterla. In uno dei processi elvetici attualment­e in corso, però, i legali dei tre nipoti hanno prodotto la fotocopia di un contratto dell’11 luglio 2017 sottoscrit­to da Marella. La firma è definita dagli esperti grafologi di Margherita come segnata da una “incompatib­ilità parziale”.

Nella perizia, si dovrà anche tener conto dell’età e delle condizioni di salute della vedova Agnelli al momento della firma dei documenti. La signora infatti, negli ultimi 20 anni di vita, era stata affetta dal morbo di Parkinson che le aveva provocato una “grave invalidità progressiv­a” e i vari documenti risultano redatti in epoche comprese tra quando aveva 77 anni e quando ne aveva già compiuti 91. Marella Caracciolo. Nelle loro analisi, gli esperti del legale di Margherita avevano sottolinea­to anche l’apparente incongruit­à tra le difficoltà a firmare la seconda aggiunta al testamento del 2014, solo con una sigla, e le firme degli ultimi documenti del 2018. Con sottoscriz­ioni che parrebbero far pensare quasi a un improvviso “ringiovani­mento” della loro autrice.

PERQUISIZI­ONI JOHN ELKANN E FERRERO HANNO FATTO RICORSO

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