Dopo averlo “spolpato” ora i giornali lo dimenticano
Sapete quanti centimetri quadrati di carta stampata sono stati dedicati dai quotidiani italiani a Julian Assange, ieri, per raccontare l’udienza che deciderà sull’estradizione del fondatore di Wikileaks? Zero. Nemmeno un box, neanche una riga.
Con l’eccezione di due pagine sul Fatto Quotidiano, di altrettante sulla Notizia e di un colonnino in fondo al manifesto, la stampa nazionale ha completamente ignorato la notizia che lo riguarda: l’inizio dell’ultima udienza di un processo per cui Assange rischia il ritorno negli Stati Uniti e una condanna a 175 anni di carcere.
I giornali che non sono più interessati al suo destino, sono gli stessi che hanno pubblicato per anni gli scoop di Wikileaks con cui ha rinunciato alla libertà e messo in pericolo la sua vita. Per capire cosa abbia significato Assangeperla stampa italiana (e per quella occidentale) basta elencare una piccolissima parte dei titoli che sono stati dedicati a lui o alle notizie che ha trasmesso al pubblico. “Baghdad, in un video la strage per errore” (Repubblica, 7.4.2010), “Diario dall’inferno afghano, 92 mila documenti su Internet” (Corriere della Sera, 27.7.2010), “Assange, il ‘giustiziere’ degli scoop” (Repubblica, 27.7.2010), “Il giornalismo che cambia la storia” (La Stampa, 27.7.2010), “Wikileaks, la rivoluzione insidiosa delle notizie” (Corriere, 26.10.2010), “Il re è sempre più nudo nell’era di Wikileaks” (Repubblica, 1.12.2010), “Il ciclone Wikileaks e il bisogno di capire” (Repubblica, 9.12.2010). Anche L’espresso – grazie al lavoro di Stefania Maurizi – ha mantenuto per anni una luce accesa sul destino del giornalista (anche grazie a un’intervista esclusiva del 2015 a Londra).
Dopo aver spolpato Assange fino all’ultima notizia, i giornali avevano fretta di dimenticarlo. Ci sono altri dissidenti, altri eroi, altri martiri più funzionali al loro racconto della realtà.
SILENZIO NEMMENO UN TITOLO SULL’ULTIMA UDIENZA