Navalny, Salvini fa il garantista Ma FI e FDI: “È colpa di Putin”
Lo zar: “In Italia io a casa”. E Meloni va a Kiev
“Capisco la posizione della moglie, ma la chiarezza la fanno i medici e i giudici, non noi”. Di fronte alla morte di Alexej Navalny, Matteo Salvini rispolvera la divisa garantista e rimanda ogni giudizio alla magistratura russa. E così la Lega si vede sconfessata dagli alleati (con Giorgia Meloni in partenza per Kiev) e deve gestire gli attacchi di Carlo Calenda, che arriva a minacciare una “mozione di sfiducia contro Salvini” proprio mentre da Mosca Putin manda messaggi d’amore che avranno fatto fischiare le orecchie a mezzo Parlamento: “L’italia ci è sempre stata vicina, ricordo come sono stato accolto, mi sono sempre sentito a casa”.
Le dichiarazioni di Salvini arrivano in mattinata. Il ministro sostiene che “oggi non possiamo giudicare cosa è successo dall’altra parte del mondo”. Parole che non piacciono neanche in maggioranza, come spiega da FDI Francesco Lollobrigida: “La responsabilità del regime di Putin c’è – scandisce al Fatto – e non solo nel caso specifico di Navalny”. Concetti condivisi dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: “I fatti dovranno essere accertati, non sappiamo se sia stato ucciso fisicamente da un killer, ma si può anche provocare la morte di una persona. E la morte di Navalny è stata provocata direttamente o indirettamente dal Cremlino”. Non a caso Tajani, due giorni fa, aveva incontrato Yulia Navalnaya, moglie dell’attivista ucciso, e ieri ha convocato l’ambasciatore russo Alexej Paramonov, in linea con quanto successo in quasi tutti gli altri Paesi Ue in queste ore. Peraltro non è escluso che la stessa Navalnaya possa essere invitata presto in Italia, dal governo o dall’opposizione, almeno stando alle voci (non confermate al Nazareno) che la vedono ospite del congresso Pse di Roma a marzo, per non dire di Italia Viva che già la vorrebbe “capolista alle Europee”.
DI CERTO
Meloni nei prossimi giorni sarà a Kiev (quotidiani non accreditati, solo agenzie e tv) e sabato presiederà per la prima volta il G7, che sarà in video-collegamento e vedrà l’intervento di Zelensky. Lì si definirà un nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia. Quanto a Navalny, da Palazzo Chigi filtra un orientamento chiaro (d’altra parte Lollobrigida è stato chiaro) che riconduce la morte del giornalista a un “segno di debolezza del regime” e liquida come “propaganda” gli apprezzamenti di Putin all’italia.
Poi c’è l’opposizione. Se per il Pd “Salvini difende l’indifendibile”, Azione parla di “sconcertante ambiguità”: “Se la Lega non smentirà il rinnovo dell’accordo con il partito di Putin – dice Calenda – presenteremo una mozione di sfiducia contro Salvini”. Dalla Lega replica Claudio Borghi: “Nel 2017 chiunque pensava fosse saggio portare la Russia vicino all’occidente. Proprio in quell’anno il premier Gentiloni, con Calenda allo Sviluppo economico, era in Russia a firmare gli accordi di Sochi”. A Roma, Putin si sentiva a casa, insomma. Andrea Crippa, vice di Salvini, minimizza ancor di più: “Non c’è mai stato nessun accordo, c’era stato un incontro in cui avevamo firmato un memorandum valoriale, ma gli accordi sono un’altra cosa”.