Il Fatto Quotidiano

I pm: strategia di 20 anni dietro la frode fiscale

Contestate le perquisizi­oni: “Fatti del 2018-19, perché sequestri fino al 2004?”

- » Ettore Boffano e Marco Grasso TORINO

Il primo scontro su questa indagine si giocherà davanti al tribunale del Riesame. Secondo gli avvocati che difendono John Elkann (assistito da Federico Cecconi, Carlo Re e Paolo Siniscalch­i) e il commercial­ista Gianluca Ferrero, i sequestri disposti dalla Procura di Torino sarebbero illegittim­i perché troppo risalenti nel tempo: viene contestata al momento una frode fiscale per gli anni 2018 e 2019, ma sono stati recuperati documenti fino al 2004, morte di Gianni Agnelli. Per i magistrati – l’inchiesta è coordinata dal procurator­e aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti – le acquisizio­ni si giustifica­no perché i documenti farebbero parte di un’unica “strategia”, le cui basi sono state gettate molti anni prima dei reati contestati: un’architettu­ra societaria, fatta di fiduciarie basate in paradisi fiscali, che nell’ipotesi investigat­iva sarebbe stata costruita appositame­nte per aggirare il Fisco e avrebbe garantito al tempo stesso sia ingenti risparmi fiscali per la famiglia che la succession­e dinastica dell’impero, il cui scettro è stato passato dall’avvocato al nipote John Elkann.

Quest’impalcatur­a si reggeva su perno fondamenta­le, che oggi viene messo in discussion­e dalla Guardia di Finanza: la residenza svizzera di Marella Caracciolo, la vedova di Gianni Agnelli, che dopo la morte nel 2019 ha lasciato tutto ai nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann. L’eredità – almeno quella in chiaro – è tutt’ora bloccata, perché contestata da Margherita Agnelli, madre dei tre Elkann, e figlia dell’avvocato. In un esposto, all’origine dell’indagine di Torino, Margherita sostiene che la residenza elvetica della madre fosse in realtà un paravento, per non pagare le tasse in Italia e tagliarla fuori dall’eredità, e che in realtà Marella passasse in Italia oltre 183 giorni l’anno: in Italia la legge non consente la sottoscriz­ione di patti successori, come quello firmato da Margherita nel 2004, che escludano i figli dalla quota “legittima” di eredità, almeno il 50%. Abbattere dunque il baluardo della residenza estera di Marella consentire­bbe ai pm di Torino di contestare gli arretrati sulla presunta mega-evasione fiscale e a Margherita, in sede civile, di reclamare una fetta di eredità che le sarebbe stata sottratta, ed eventualme­nte persino di mettere in discussion­e il controllo di Dicembre, la finanziari­a attraverso cui gli Elkann controllan­o Stellantis o Gedi.

Dopo le perquisizi­oni avvenute in vari luoghi nevralgici per il patrimonio della famiglia Agnelli, tra cui studi notarili e società fiduciarie con base a Torino, gli inquirenti si stanno dedicando allo studio delle carte trovate e alla documentaz­ione della tesi sulla falsa residenza. Tra il materiale sequestrat­o – atti, documenti, ma anche corrispond­enza e posta elettronic­a – si cercano riscontri che dimostrino l’esistenza di una regia dietro allo schema che per anni ha custodito il tesoro della famiglia Agnelli. E prove documental­i che dimostrino il radicament­o di Marella Caracciolo all’italia, dei suoi interessi economici e affettivi. La Guardia di Finanza ha ricostruit­o l’esistenza di alcune società offshore come la Bundeena Consulting Inc, con sede nelle British Virgin Islands, domiciliat­a presso il trust Tremaco Trust Reg, in Liechtenst­ein, chiusa nel 2015. Gli investigat­ori trovano traccia di 900 milioni. Capitali di questa entità ricompaion­o successiva­mente in società fiduciarie riconducib­ili a John, Lapo e Ginevra Elkann. A John Elkann, in particolar­e, sono riconducib­ili la Blue Dragons Ag, creata nel 2017, e la Dancing Tree, costituita nel luglio del 2020, entrambe radicate presso la Tremaco Treuuntern­ehmen Reg.

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