Mar Rosso: la missione Ue c’è, le regole no
Il contrammiraglio Stefano Costantino parla già da comandante ma la missione Aspides nel Mar Rosso, benché approvata lunedì 19 dai ministri Ue degli Esteri, è ancora in larga parte da definire. Mancano le regole di ingaggio, al di là del principio per cui le navi europee non attaccheranno i miliziani sciiti Houthi sul territorio yemenita come invece fanno, dal 12 gennaio, navi e aerei di Stati Uniti e Regno Unito impegnati nell’operazione Prosperity Guardian. C’è il tema del coordinamento con i comandi Usa e britannici, che secondo fonti italiane si limiterà allo scambio di informazioni di intelligence e dati radar. E ancora, quale atteggiamento avranno le forze Ue nei confronti di imbarcazioni sospette, come quella su cui sono saltati in aria a gennaio due incursori della Marina Usa? E se attaccate navi europee cosa succederà?
Fonti Ue hanno reso noto di aver comunicato agli Houthi che Aspides non ha natura offensiva ma solo difensiva, pur riconoscendo che è “rischiosa”, al di là della retorica sul “primo passo della Difesa comune europea” di cui si parla da oltre mezzo secolo.
Da novembre gli Houthi, che controllano gran parte dello Yemen dopo dieci anni di guerra con l’arabia Saudita, minacciano il traffico marittimo nello Stretto di Bab el Mandeb, tra il Golfo di Aden e il Mar Rosso, sulla rotta da e per il Canale di Suez e il Mediterraneo. Agiscono in solidarietà con i palestinesi di Gaza contro navi che ritengono collegate a interessi israeliani. L’iran li finanzia, non è chiaro quanto li controlli, senz’altro in zona c’era una nave militare iraniana che ha subìto un attacco cyber dagli Usa. Certamente, da quando gli angloamericani li attaccano, sparano anche sui loro cargo. Gli attacchi, contando anche quelli sventati, da gennaio sono aumentati, per quanto le navi commerciali siano diminuite. Sono comparsi droni sottomarini e tecnologie capaci di intercettare e abbattere aerei spia Usa. Una risoluzione Onu chiede agli Houthi di fermarsi, senza però autorizzare l’uso della forza contro di loro.
L’altro ieri la Rubymar, battente bandiera del Belize e registrata nel Regno Unito, è stata seriamente danneggiata e abbandonata dall’equipaggio. È l’attacco più grave da novembre, quando era stata dirottata la Galaxy Leader, legata a un uomo d’affari israeliano, con il sequestro dei marinai. Non fanno morti gli Houthi, né feriti. Ma hanno costretto molti compagnie di cargo a cambiare rotta, hanno fatto salire i costi e i premi assicurativi creando un vantaggio per Cina e Russia. È una “guerra ibrida”, cosaranno me ripete il ministro Guido Crosetto. Del resto la guerra simmetrica non può farla nessuno.
La missione italiana di fatto è già in corso. A dicembre l’italia ha mandato nel Mar Rosso la fregata Fasan, poi la Martinengo, ora il cacciatorpediniere Caio Duilio al comando del contrammiraglio Costantino, futuro comandante tattico di Aspides, mentre la Martinengo è sempre in zona nella missione antipirateria Atalanta. Come e più di noi sono operativi francesi, che ieri hanno abbattuto un drone Houthi. Aspides impegnerà anche la fregata tedesca Essen e la belga Marie Louise, mentre la Grecia avrà il comando terrestre a Larissa. L’UE è divisa: Spagna e Irlanda restano fuori, Danimarca e Paesi Bassi stanno con Usa e Regno Unito. Per la serie “difesa comune”. Il Parlamento italiano voterà forse la prossima settimana, si spera su regole di ingaggio chiare.