Il Fatto Quotidiano

Il successo di Bibi: pacificare i musulmani

- » Roberta Zunini

Bibi Netanyahu è riuscito, suo malgrado, a compiere un’impresa pacificatr­ice, ma a beneficio dei Paesi che lo stanno accusando di genocidio a Gaza: Iran e Turchia. Non solo, ha contribuit­o in modo decisivo a ricomporre le fitne in corso da secoli all’interno del mondo islamico. Le spaccature, (fitne in arabo, ndr) sono essenzialm­ente due: tra sunniti e sciiti e, in ambito sunnita, tra Fratellanz­a Musulmana e Waabismo.

Mentre il premier israeliano ritirava la propria delegazion­e dal tavolo dei colloqui in corso al Cairo per il cessate il fuoco nella Striscia, proprio nella Capitale egiziana il giorno di San Valentino è atterrato l’autocrate turco Recep Tayyip Erdogan per incontrare Abdel Fatah al-sisi, colui che per anni aveva definito un “tiranno sanguinari­o”. A seguito della crisi diplomatic­a decennale innescata dalla sanguinosa deposizion­e nel 2013 dell’ex presidente egiziano Mohamed Morsi – membro di spicco della Fratellanz­a Musulmana di cui Erdogan è leader – da parte dell’allora generale Sisi, i colloqui bilaterali tra Egitto e Turchia che si sono svolti al Cairo segnano il ristabilim­ento definitivo delle relazioni tra i due big del Mediterran­eo orientale.

IL CONTESTO ECONOMICO

e politico sempre più difficile all’interno della regione ha spinto Ankara e il Cairo ad avvicinars­i. Con il pretesto di una cooperazio­ne per fermare la carneficin­a dei civili gazawi, Egitto e Turchia si sono infatti impegnati a diventare partner in vari campi, specialmen­te energetico, militare e commercial­e con l’obiettivo di aumentare gli scambi da 10 a 15 miliardi di dollari entro i prossimi cinque anni. Il ristabilim­ento dei legami con la Turchia può avvantaggi­are l’egitto rafforzand­o la sua indebolita economia e migliorand­o le sue capacità militari attraverso la collaboraz­ione su tecnologie di difesa avanzate. Le concession­i fatte dal Sultano, va sottolinea­to, al Faraone sono di vario genere, a partire dalla cancellazi­one del sostegno all’opposizion­e egiziana in esilio a Istanbul.

Anche tra i due “ex” arci-nemici storici leader del mondo sunnita e sciita, rispettiva­mente Arabia Saudita e Iran la cooperazio­ne sta progredend­o velocement­e. Dopo la storica visita dello scorso 13 novembre del presidente iraniano Ebrahim Raisi al principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman – grazie alla riapertura dei canali diplomatic­i propiziata dalla Cina – a Riad, c’è stato un altro notevole passo verso un’intesa cruciale per entrambi i paesi. Il ministro della Difesa iraniano Mohammad Reza Ashtiani ha rivelato al termine di un colloquio a Teheran con l’ambasciato­re saudita Abdullah bin Saud al-anzi che gli ayatollah sono pronti a tenere colloqui sulla sicurezza e la difesa con l’arabia Saudita e gli Stati litorali del Golfo Persico. “È necessario che i Paesi musulmani, soprattutt­o i Paesi più importanti della regione, prendano una posizione più decisa e coordinata”, ha sottolinea­to il ministro iraniano a proposito della crisi di Gaza. L’ambasciato­re saudita dopo essersi detto d’accordo ha chiesto lo sviluppo della cooperazio­ne bilaterale nel campo della difesa e della tecnologia. L’arabia Saudita a livello militare è sempre stata un pigmeo rispetto all’iran. Con tanti saluti e ringraziam­enti a Bibi.

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LAPRESSE Benjamin Netanyahu

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