Il Fatto Quotidiano

“Salute mentale, scoliosi, trofei, Sinner e Satta”: Berrettini torna single Ma soprattutt­o a giocare

- » Andrea Scanzi

Matteo Berrettini è tornato, perlomeno in conferenza stampa. Un incontro online (via zoom, ieri alle 12.30) di una mezz’oretta con cento giornalist­i prenotatis­i per tempo.

Berrettini è parso sereno, mediamente felice e con una gran voglia di giocare (non lo fa da quasi sei mesi, quando si infortunò alla caviglia agli Us Open). È stato 6 al mondo, spingendos­i verso risultati che nessuno – nessuno – immaginava potesse raggiunger­e. Ora è sceso alla posizione 123 (infatti, al rientro, usufruirà del ranking protetto). Tanti infortuni, altrettant­i momenti di sconforto, e nel frattempo la consacrazi­one di Sinner. Sui social i soliti mentecatti lo trattano da bollito, riccone e dissipator­e di se stesso per colpa delle donne (benvenuti nel 2024!).

Nella conferenza stampa, Berrettini ha dato qualche notizia. La più inutile, e quindi per molti la più importante: “Con Melissa Satta ci siamo lasciati, è stato un rapporto bellissimo, la ringrazio di tutto, non c’è altro da dire”. Poi, e per fortuna, tutto il resto: “Rientrerò a Phoenix (challenger americano) e poi a Miami”. Quindi a marzo. “Non so dove potrò spingermi nel 2024. L’obiettivo è fare 25/30 tornei di fila e ritrovare ritmo. Di sicuro quest’anno non rincorrerò uno Slam, neanche Wimbledon. Dove posso tornare in classifica? Boh. Al momento cambia poco se 6, 8, 15 o 25 al mondo”. Molti passaggi sono stati dedicati alla componente mentale. “Da noi c’è uno stigma: se ti infortuni è normale andare dal medico, invece se sei giù mentalment­e è strano farsi aiutare. Non ha senso, mi segue un mental coach da quando ho 17 anni”. Il momento peggiore? “L’infortunio agli Us Open. Per la prima volta non volevo fare fisioterap­ia, ero proprio svuotato. Ho dovuto cambiare allenatore (ora lavora con Francisco Roig, nda) per ritrovare stimoli dopo 15 anni passati con Vincenzo Santopadre. C’era bisogno di un cambio di rotta totale”.

Berrettini si sta allenando a Montecarlo (“da troppo tempo non mi allenavo per più di un mese di fila”) e ha effettuato nuovi test fisici, per capire il motivo dei troppi infortuni. “Ho scoperto uno sbilanciam­ento tra la parte alta e bassa del corpo, e pure la scoliosi”. Questi test potevano essere fatti prima, per prevenire i traumi? Qui Berrettini ha riflettuto a lungo. “Bella domanda. È possibile, ma coi se e i ma non ha senso ragionare. Non ho rimpianti e non cambierei nulla. Se mi riguardo indietro sorrido, e se avessi fatto qualcosa di diverso magari oggi non sarei qui”. Qualche collega famoso lo ha aiutato: “Alessio Sakara, che di infortuni si intende, e Paolo Maldini. È stato lui a farmi capire che c’è ancora tanto da dare”. Nadal dice che uno sportivo senza dubbi non sarà mai un campione. “Allora io sono messo benissimo, perché sono pieno di dubbi e vedere la classifica che ho adesso mi fa male. Ma i dubbi e le ‘strizze’ mi hanno sempre aiutato a cercare il meglio di me stesso”. Nessuna invidia per Sinner. “Sin dalla prima volta in cui ho palleggiat­o con lui a Montecarlo, ho capito che era un ragazzo speciale. L’ho seguito da vicino a Malaga in Davis e mi ha aiutato. Ci scriviamo di continuo, ci stimoliamo. Può vincere tutto. Lui vorrebbe il mio servizio, io prenderei la sua risposta”. Ricapitola­ndo: qual è, adesso, l’obiettivo? “Ritrovare continuità. Rifare Roma, che salto da 2 anni. Stare bene. Divertirmi. E prima o poi alzare un trofeo molto importante”. Buona fortuna.

AMICI E SET “Jannik è speciale: lui vorrebbe il mio servizio, io prenderei la sua risposta”

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