Fisco, altro aiuto agli evasori: meno sanzioni e penale
NRISCHIO CAOS LO STOP DELLA RAGIONERIA: NON VARRÀ PER IL PASSATO
iente più maxi-sanzioni, anche per chi evade le tasse in piena regola, e meno rischi sul penale per diverse fattispecie, soprattutto per chi dichiara ma poi omette di versare il dovuto, magari per sopraggiunte difficoltà. Il Consiglio dei ministri ha varato ieri il decreto attuativo della delega di riforma fiscale che riscrive le sanzioni amministrative e penali tributarie. Il testo è opera del viceministro alle Finanze Maurizio Leo (FDI), che ieri ha esultato parlando di “una rivoluzione fiscale del governo, che prosegue senza sosta, mirata a costruire un sistema più equo e giusto per cittadini e imprese”.
Il testo riduce in media fino a un terzo le attuali sanzioni, che oggi possono arrivare fino al 240% del dovuto, percentuali che per Leo sono “da esproprio”, con l’obiettivo di allinearle “a quelle europee, vicine al 60%”. Con l’entrata in vigore del nuovo testo – che ora passerà alle Camere per un parere (non vincolante) delle Commissioni Finanze – non potranno mai superare il 120% del dovuto. Questa sarà la sanzione se non si presenta la dichiarazione dei redditi e dell’irap o quella del sostituto d’imposta. Per l’infedele dichiarazione, cioè l’evasione vera e propria, la sanzione passa dall’attuale
90-180% al 70%. Viene però aumentata (anziché della metà, “dalla metà al doppio”) in caso di comportamento reiterato o fraudolento.
Per chi varrà questo maxi sconto? La bozza del decreto lo limita agli atti che saranno notificati dopo l’entrata in vigore, facendo salvo il passato e i giudizi pendenti. Una decisione, stando a quanto risulta al Fatto, imposta dalla Ragioneria dello
Stato per evitare di aprire un buco nelle stime di gettito ma che potrebbe aprire una serie infinita di contenziosi visto che non verrebbe previsto il principio, di derivazione penalistica, per cui in caso di modifica delle sanzioni si applicano quelle più favorevoli al reo (è la domanda che da ieri si pongono i commercialisti e i tributaristi di mezza Italia). Il decreto permette anche la possibilità, per chi ha crediti “non prescritti, certi, liquidi ed esigibili” nei confronti della P.a di compensarli con le somme dovute a titolo sanzioni e interessi per mancati versamenti di imposte sui redditi. Mentre non sarà punito chi corre ai ripari con dichiarazione integrativa e versamento entro 60 giorni, se la violazione è stata causata dall’incertezza della norma.
Sul fronte penale, invece, vengono depenalizzati i reati di omesso versamento di Iva e ritenute oltre che le indebite compensazioni se il contribuente si mette in regola col fisco pagando il dovuto (anche rateizzando): la stessa misura, cioè, prevista per chi ha aderito alla “pace fiscale” della manovra 2023. Per questi reati vengono previste una serie di norme per ridurre il rischio di sanzioni penali. Il giudice, per dire, dovrà tenere conto dell’entità del debito residuo, ma anche di “crisi non transitoria di liquidità dell’autore dovuta alla inesigibilità dei crediti per accertata insolvenza o sovraindebitamento di terzi o al mancato pagamento di crediti certi ed esigibili da parte di Amministrazioni pubbliche e della non esperibilità di azioni idonee al superamento della crisi”. Modifiche anche per i crediti d’imposta, con le sanzioni differenziate in base alla gravità delle condotte (più alte per le frodi, ridotte per chi ha usato un credito realmente esistente ma ha calcolato male la compensazione).