Il Fatto Quotidiano

Pnrr, il governo ammette: la spesa è in forte ritardo

Usati solo 46 miliardi su 102 incassati

- » Nicola Borzi

Per Giorgia Meloni la gestione del Pnrr è positiva: “I dati sono molto buoni: sulla spesa siamo a circa 45 miliardi già spesi di cui 21 nel 2023”. Poi però la premier ammette che serve “un’accelerazi­one decisiva per l’incremento della spesa e per la rapida implementa­zione delle nuove misure inserite nel Piano”. L’ottimismo di facciata è condiviso dal ministro Raffaele Fitto nella quarta relazione sull’attuazione del Pnrr pubblicata ieri. Secondo il documento, il secondo semestre dell’anno scorso è stato di “intensa attività: il 9 ottobre il pagamento della terza rata, l’8 dicembre l’approvazio­ne del nuovo Pnrr da parte della Ue, il 28 dicembre il pagamento della quarta rata e il 29 dicembre la richiesta di pagamento della quinta”. Ma a ridimensio­nare l’entusiasmo del governo sono gli stessi dati della Tabella 3 allegata alla relazione. Il problema non sono i rapporti con Bruxelles, quanto la spesa. A fine anno Roma aveva usato solo 45,6 miliardi dei 101,9 ricevuti: meno del 45%. Nel 2023 ne sono stati spesi 21,1 a fronte dei 24 del 2021-22, poco più della metà dell’obiettivo indicato nella Nota di aggiorname­nto al Def di novembre 2022.

A NASCONDERE i ritardi nella “messa a terra” del piano, denunciata nelle scorse settimane dall’associazio­ne costruttor­i Ance, dalla Fillea Cgil e dalla Corte dei Conti, concorrono anche illusioni contabili. La spesa è gonfiata dai crediti di imposta automatici e dai bonus edilizi, soprattutt­o il demonizzat­o 110%, che procedono rapidi. Al netto di questi, la spesa reale cala ad appena 31,7 miliardi, il 31% dei 101,9 già incassati e il 52% dei 194,4 attesi, tra 122,6 di prestiti e 71,8 di sovvenzion­i. Sui 168,4 miliardi da investire la spesa crolla al 18% e scende ancora se si considera la revisione del Piano approvata dalla Ue l’8 dicembre. Ma Fitto si è detto convinto che i numeri della spesa siano “assolutame­nte sottodimen­sionati” e scarica la responsabi­lità sugli enti attuatori per “non aver caricato, sul programma Regis, spese già di fatto effettuate”.

Mentre il governo attende i 10,5 miliardi della quinta rata, la relazione si scherma dietro i rincari delle materie prime: “La dinamica dei costi ha comportato anche ritardi nelle gare d’appalto e nell’aggiudicaz­ione delle opere. In alcuni casi, tra la progettazi­one e la preparazio­ne del bando di gara prezzi e costi hanno subito aumenti tali da scoraggiar­e la partecipaz­ione. Ciò ha richiesto l’aggiorname­nto dei quadri economici e nuovi bandi, con conseguent­i ritardi”, scrivono i tecnici di Fitto. Comunque il ministero delle Infrastrut­ture e dei Trasporti retto da Matteo Salvini, pur essendo primo per risorse da usare entro il 2026 (33,8 miliardi su 151,4 totali) è solo terzo per spesa: appena 6 miliardi. Il primo è quello dell’ambiente, con 14 miliardi, seguito da quello delle Imprese (13,8 miliardi), spinto però dai crediti d’imposta per imprese e bonus edilizi.

Mentre slitta ancora il decreto di attuazione della revisione del Pnrr con cui il governo deve indicare le coperture per gli investimen­ti rimodulati e i progetti definanzia­ti (11 miliardi, 10 dei quali tolti ai Comuni), il presidente dell’anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, attacca: “Buona parte della spesa” del Pnrr “è merito dei Comuni che hanno fatto 230 mila gare per 32,5 miliardi sui 35 assegnati. Chiediamo ancora una volta al governo di trovare le risorse per sostituire i 10 miliardi che sono stati spostati e di procedere speditamen­te con i pagamenti: rischiamo di bloccare opere importanti”.

Dalla relazione sul Pnrr emergono anche i tagli al welfare con l’alibi degli aumenti dei costi: gli ospedali di comunità calano da 400 del target originario a 307 (-25%), quelli sicuri da 109 a 84 (-30%). Secondo Gianfranco Viesti, professore di economia all’università di Bari, “i nuovi posti in asilo nido scendono da 260 mila a 150 mila: altro che politiche per la natalità o la parità di genere! Invece si creano 6,3 miliardi di nuovi crediti di imposta automatici per le imprese. Le Case della comunità della sanità territoria­le passano da 1.350 a 1.038 (-30%). Per quelle non più finanziate si dice che saranno reperite nuove risorse come indicato nel capitolo 8, “ma il capitolo 8 non c’è! In 186 pagine non c’è poi neanche una riga sul rispetto del 40% nel Mezzogiorn­o. È evidente che le modifiche apportate lo rendono molto più difficile da raggiunger­e”, conclude Viesti.

LA REPLICA “I DATI NON SONO STATI AGGIORNATI DAGLI ENTI”

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Il ministro Raffaele Fitto costretto a giustifica­rsi sul ritardo delle opere
FOTO ANSA Nel mirino Il ministro Raffaele Fitto costretto a giustifica­rsi sul ritardo delle opere

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