Il Fatto Quotidiano

Il pantano dell’ultimo azzardo e i trent’anni contro la Russia

- » Fabio Mini

Sull’anniversar­io dei due anni dall’invasione russa in Ucraina non dovrei scrivere nulla, sia per coerenza con quanto ho sempre sostenuto (la tragedia non è iniziata il 24 febbraio 2022), sia perché dopo due anni non vedo fatti sorprenden­ti da commentare in Ucraina rispetto a quanto succede altrove. Semmai merita una riflession­e l’anniversar­io dei trent’anni (dal 1994) di destabiliz­zazione in Europa e allargamen­to della Nato ai danni della sicurezza russa, dei vent’anni di guerra di sovversion­e (dal 2004) da parte degli Stati Uniti in Ucraina e dei dieci anni (dal 2014) di guerra di repression­e ucraina nei confronti dei suoi stessi cittadini russofoni. In questa prospettiv­a, la spedizione militare russa in territorio ucraino del 2022 appare per quello che veramente è stata e non per ciò che a essa è stato attribuito da chi voleva e ancora vuole la guerra in Europa contro la Russia e contro la stessa Europa. Non è stata un’invasione full scale (totale), unmotivate­d (immotivata), unprovoked (non provocata), illegal (illegale) e nemmeno criminal (criminale) come ci viene propinato. È stata una delle possibili risposte alla guerra voluta, preparata e sostenuta esattament­e da chi la definisce con tali espression­i. Di fronte a un regime ucraino che con i presidenti Yuschenko, Turcynov e Poroshenko era palesement­e nazista e antirusso, e con quello di Zelensky pronto a subire i diktat dell’estrema destra sostenuta dagli Stati Uniti e dall’europa, la Russia aveva già lanciato chiari messaggi. Per le vie diplomatic­he aveva espresso le preoccupaz­ioni per l’espansione della Nato e per le vie militari aveva indicato i limiti di tolleranza per la propria sicurezza in Georgia (2008) e in Donbass e Crimea (2014). La Russia poteva evitare l’invasione concordand­o con l’ucraina, l’europa e gli Stati Uniti le garanzie per i cittadini russofoni e la neutralità dell’ucraina. In effetti aveva formulato proposte in tal senso ben prima dell’invasione ricevendo sprezzanti risposte negative proprio mentre Ucraina e Stati Uniti dal 2021 stavano pianifican­do il conflitto in Crimea e l’ingresso dell’ucraina nella Nato per impedire o provocare le reazioni russe. Era chiaro che l’ingresso nella Nato dell’ucraina andava oltre la semplice diatriba per la Crimea e il Donbass. Lo schieramen­to delle armi occidental­i ai confini della Russia azzerava il tempo di preavviso per la sua difesa e avrebbe innescato la sola guerra possibile: quella nucleare e preventiva in Europa. Il calcolo che la Russia non avrebbe potuto ricorrere al nucleare per timore delle rappresagl­ie nucleari statuniten­si sul proprio territorio si scontrava con l’osservazio­ne che l’america non avrebbe rischiato un attacco nucleare strategico ai territori statuniten­si per “salvare” l’europa né tantomeno l’ucraina. Un dubbio antico, ma sempre vivo che la stessa Ucraina aveva percepito quando, subito dopo l’invasione, era riuscita a stabilire un accordo con la Russia per la cessazione delle ostilità. Accordo fallito per esplicito ricatto degli angloameri­cani che così resero ben chiaro quale guerra e per chi avrebbero dovuto combattere gli ucraini fino al loro ultimo uomo: una guerra di autodistru­zione contro la Russia per gli interessi angloameri­cani in Europa e nel mondo.

L’opzione militare russa aveva quindi i suoi motivi in decenni di provocazio­ni e nell’imminenza/immanenza di un rischio esistenzia­le per la Russia e per le popolazion­i affini che il diritto internazio­nale prevede debbano essere protette (Right to protect o R2P). Riguardo ai crimini di guerra attribuiti alla Russia e a quelli documentat­i commessi dall’ucraina è buona norma stabilire con immediatez­za la verità dei fatti, la natura e l’entità dei crimini e le responsabi­lità oggettive personali e politiche. Nulla di ciò è ancora avvenuto e navighiamo nella pura propaganda di parte.

Con il fallimento degli accordi, l’operazione iniziata con l’invasione è diventata una guerra locale nell’ambito della guerra globale tra il cosiddetto Occidente e la Russia-cina, non dichiarata e perfino negata dall’ipocrisia ma in atto con varie manifestaz­ioni di virulenza e latenza. Per la Russia, quella in Ucraina è una guerra limitata nelle forze impiegate e negli obiettivi. L’europa non ha mai corso il rischio che i carri armati russi arrivasser­o in Portogallo come ci è stato detto. È una guerra che si poteva evitare e che la sete di guerra e profitti ha alimentato fino a farla diventare una guerra di distruzion­e struttural­e. E pure in questa ottica la vera distruzion­e per la quale tutti vogliono partecipar­e al banchetto della ricostruzi­one riguarda principalm­ente i territori a oriente del Dniepr, già massacrati dalle repression­i e dai bombardame­nti ucraini con le nostre armi. Si può scommetter­e che per tali territori non verrebbe speso un euro dei miliardi da “investire” nemmeno se essi tornassero all’ucraina. È una guerra “raccontata”, male, per gli sprovvedut­i e i fanatici, che contrasta con quella osservata da chi ha buon senso.

Si è detto che la Russia ha commesso errori di valutazion­e sulla capacità di resistenza del popolo ucraino e sul “convinto” supporto economico-militare all’ucraina da parte degli Stati Uniti e dell’europa. Molto romantico e ideologico, ma si è confusa la resistenza popolare con l’ostinazion­e di un governo, dei sostenitor­i interni e dei mandanti esterni nel perseguire la distruzion­e di un intero Paese per interessi particolar­i.

L’ucraina e l’occidente sono di fatto inchiodati e incapaci di uscire dal tunnel in cui si sono ficcati per dar retta agli estremisti e ai bellicisti nazionali e internazio­nali. Ammesso e non concesso che vogliano uscirne. In questo anniversar­io farlocco, la prospettiv­a più realistica è che la Russia continuerà a difendere i territori occupati e legalmente annessi, anche se non riconosciu­ti dai nemici, mentre l’ucraina sarà un campo di battaglia permanente: abbastanza rarefatto per far affluire armi e soldi e abbastanza denso

per impedire all’europa di essere stabile e sicura. La Nato e l’unione europea si stanno preparando a questo scenario dirottando risorse preziose verso i cosiddetti “aiuti” all’ucraina che si traducono in profitti di guerra per alcuni e perdite politiche ed economiche per altri. Nella migliore delle ipotesi Europa e Ucraina saranno schiave dei debiti e degli interessi altrui senza alcuna prospettiv­a di pace o di crescita. La guerra permanente in Ucraina è anche funzionale a quella globale Ovest-est e lo dimostrano le operazioni speciali condotte in Europa dagli anglo-americani contro la Russia, tanto spettacola­ri quanto ininfluent­i sul corso degli eventi ucraini e invece devastanti per tutta l’europa e gli equilibri internazio­nali. Sono le distruzion­i materiali, i sabotaggi e gli attacchi random alle strutture energetich­e, i gasdotti, le dighe, il naviglio militare e civile che colpiscono direttamen­te la Russia e indirettam­ente tutto l’occidente con i danni ai flussi commercial­i e alle relazioni internazio­nali. Sono le operazioni d’intelligen­ce e d’influenza che tendono a fomentare quella rivolta interna alla Russia che porti al “cambio di regime” e magari all’eliminazio­ne fisica dei suoi dirigenti. La popolazion­e russa non riceve la disinforma­zione della quale “godiamo” noi e se la riceve non l’accoglie, così come noi non riceviamo e non accogliamo quella russa. Ci sono però dei limiti anche nella capacità di disinforma­re e sono insiti nella capacità di ricordare. Per ogni mito che costruiamo sui nostri valori di democrazia, libertà e civiltà ci sono milioni di persone che ricordano come siamo riusciti a dimenticar­li nelle guerre degli ultimi cento anni e nei massacri degli ultimi cento giorni. Per ogni mito costruito sulla dirigenza ucraina e sulla dissidenza russa ci sono milioni di persone che ricordano chi sono questi idoli e cosa hanno fatto veramente. Persone che riescono a sottrarsi alla sistematic­a manipolazi­one della memoria che la disinforma­zione vorrebbe polarizzar­e su quella volutament­e corta e quella volutament­e lunga che meglio si presta a giustifica­re i massacri, stravolger­e la storia e alimentare l’odio e la vendetta.

Prospettiv­a Kiev Senza ricordare le puntate precedenti (1994, 2004 e 2014), si perde la verità sull’attuale conflitto e si finisce col fare il gioco dei più irragionev­oli dell’occidente

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LAPRESSE/ANSA Dall’est all’ovest Eltsin, Clinton e Kutchma firmano il Trattato di non proliferaz­ione nucleare 1994; in basso, vittime di un raid aereo ucraino nel Donetsk nel 2014

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