“Basta manganelli”: il Colle condanna le botte ai ragazzi
L’Italia violenta ai tempi della destra postfascista. E così finisce che in due giorni, venerdì e ieri, Sergio Mattarella si pronunci pubblicamente contro il clima di insulti e manganelli che avvelena i Palazzi del potere e insanguina le piazze che manifestano.
Nel gergo delle veline si attribuiscono al capo dello Stato i sentimenti di “preoccupazione” e “indignazione”. Ma l’altro giorno, vedendo su siti e tg le immagini dei liceali di Pisa picchiati dal neosquadrismo poliziesco, il presidente ha provato anche un po’ di rabbia. Da qui originano le poche ma incisive righe di ieri divulgate da una nota dell’ufficio stampa del Quirinale.
QUESTE, maiuscole comprese: “Il presidente della Repubblica ha fatto presente al ministro dell’interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.
I fatidici manganelli sono citati ben due volte e riassumono anche il sottotesto della nota. Ovvero il numero di scontri tra polizia e manifestanti negli ultimi mesi. E ieri ancora una volta è toccato a chi sfilava contro i bombardamenti israeliani sulla martoriata Gaza.
IL COLLE
mette pure in evidenza che il ministro finto tecnico dell’interno, Matteo Piantedosi, in quota salviniana, non condivide la linea dura dei manganellatori. Ma in serata, da chi ha parlato con lui, pare che il ministro sostenga che la gestione dell’ordine pubblico non sarebbe cambiata e di conseguenza sarebbe allineato alla difesa senza se e senza ma della polizia propugnata dalle destre al governo. In pratica si dissocerebbe dal se stesso che in mattinata aveva sentito per telefono il capo dello Stato.
Epperò a spingere Mattarella a dire basta alle botte di Stato è stato poi il silenzio assenso della premier Giorgia Meloni sugli studenti picchiati di Pisa. Un silenzio assenso avallato dalla raffica di note e dichiarazioni di Fratelli d’italia a favore della polizia. Nulla di nuovo sotto il sole, certo. Così come al Colle non provoca meraviglia più di tanto finanche il sostegno alle forze dell’ordine del vicepremier azzurro Antonio Tajani. Oggi si vota in Sardegna e il grigio leader moderato è costretto a rincorrere gli alleati maggiori sulla linea squadrista.
Ma il silenzio di Meloni ha lasciato il segno. Proprio venerdì Mattarella aveva fatto diffondere le parole dette a un gruppo di studenti, ricevuti al Colle, per condannare il clima di violenza che ha portato persino a bruciare in piazza un manichino della premier. Ieri, per dire, l’organo ufficiale di FDI, l’antico Secolo d’italia, ha titolato così in prima pagina, a caratteri cubitali: “Mattarella difende Meloni: ‘Basta volgarità’”. In particolare le recenti e ripetute volgarità del governatore campano Vincenzo De Luca.
Queste le parole del presidente agli studenti, venerdì: “Si assiste a una intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, perfino effigi bru
ciate o vilipese, più volte della stessa presidente del Consiglio, alla quale va espressa piena solidarietà”.
Eppoi: “Il confronto politico, la contrapposizione delle idee e delle proposte, la competizione, anche elettorale, ne risultano mortificate e distorte. Ne viene travolta la dignità della politica che scompare, soppiantata da manifestazioni che ne rappresentano la negazione. Mi auguro che la politica riaffermi sempre e al più presto la sua autenticità, nelle sue forme migliori”.
Ieri, invece, le destre di governo hanno già riaffermato il contrario.