Studente italiano all’estero? Il tirocinio in un’ambasciata te lo puoi dimenticare
Il ministero offre tirocini in ambasciata, ma esclude i giovani italiani che studiano all’estero, con buona pace di chi è partito, credendo, ingenuamente, che collezionare esperienze oltreconfine fosse importante per un curriculum da aspirante diplomatico. L’apparente paradosso trova riscontro in un accordo di collaborazione tra il ministero degli Esteri e la Conferenza Rettori delle Università Italiane. I termini della partnership prevedono che il ministero veicoli i tirocini offerti attraverso la Fondazione Crui, il braccio operativo della Conferenza: il 31 gennaio 2024 è stato pubblicato un nuovo bando per 313 tirocini in Ambasciate, Consolati, Rappresentanze permanenti e Istituti di cultura d’italia all’estero. Ma gli studenti italiani iscritti ad atenei non affiliati alla Crui – tutte le università non italiane – sono esclusi a valle dalla procedura di ammissione e privati di un’opportunità importante. Non è una questione da poco e a evidenziarlo è il sito ufficiale del ministero, che mette in rilievo “il preminente collegamento dei tirocini curriculari con le carriere internazionali”. Per molti studenti la frustrazione è tanta, specie per chi sperava – a buona ragione – che studiare all’estero potesse rappresentare un vantaggio competitivo e non certo un disvalore. Alessio
Demetrio, classe 2000, fresco di un’esperienza come tirocinante al Palazzo di Vetro, a New York (sede dell’onu), si è trovato nella condizione paradossale di non poter competere per l’ammissione a un tirocinio in Ambasciata. La sua colpa? Essere iscritto al prestigioso ateneo parigino Sciences Po, una delle migliori università di Scienze politiche al mondo: “Studiare all’estero nella maggior parte dei casi è una scelta difficile e questa vicenda è soltanto uno dei tanti problemi o cortocircuiti, con cui dobbiamo fare i conti ogni giorno, a causa di vuoti legislativi e dell’indifferenza delle istituzioni”. Dalla segreteria della fondazione puntualizzano, a scanso di equivoci, che “tutti i tirocini offerti dal Maeci sono veicolati dall’associazione” e il sito ministeriale, alla voce “tirocini”, recita lo stesso copione. Fonti del ministero dell’università fanno sapere che l’esclusione è dovuta all’assenza di un fondo assicurativo che possa coprire chi studia all’estero. Un’esclusione che rischia di limitare la preparazione internazionale dei nostri diplomatici, oltre a penalizzare ingiustamente chi ha lasciato il paese (una scelta non sempre facile). Tanto più se quel paese lo si vuole servire.