Meloni sui manganelli: “Non chiediamo scusa, questo è Stato di diritto”
La premier rompe il silenzio in Cdm Il mattinale FDI, che detta la linea, evoca pericoli di “deriva anarchica”
“Ècosì che si tiene in piedi lo Stato di diritto, altrimenti si scade nell’anarchia”. Non è una battuta tratta da un film di Elio Petri, ma una frase contenuta nel mattinale di ieri di Palazzo Chigi, Ore 11, documento nel quale si commentano le notizie del giorno e si detta la “linea” politica del governo da seguire sui principali fatti d’attualità. L’argomento riguarda le polemiche sulle manganellate rifilate dalle forze dell’ordine agli studenti, giovedì scorso, nel corso delle manifestazioni pro-palestina svoltesi a Pisa e a Firenze.
Parole, quelle arrivate da Chigi, che vanno in conflitto, nei fatti, con il monito giunto sabato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, secondo cui “l’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli” e “con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Ma la linea politica di Chigi è tutt’altra: “Le forze di Polizia sono sottoposte in queste ore a un ingiusto tiro al bersaglio (...) ignorando che è loro dovere e necessità di intervenire per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini e delle strutture pubbliche”. Qui la frase sullo Stato di diritto e le derive anarchiche. E la Costituzione? E il diritto a manifestare? “Non dobbiamo chiedere scusa a nessuno. Questo clima è creato ad arte dalla sinistra”, ha sentenziato la premier Giorgia Meloni durante il Consiglio dei ministri di ieri.
LA “LINEA” dettata dagli uffici della premier pare essere condivisa pienamente da Matteo Piantedosi. Ieri, nella sua informativa discussa in Consiglio dei ministri, il ministro dell’interno ha scaricato sui ragazzi la responsabilità degli scontri di Pisa (in piazza c’erano anche studenti di terza media), i quali sarebbero venuti “volutamente a contatto con i reparti mobili”, avendo “provato, nonostante gli ammonimenti (...) a forzare il blocco” delle forze dell’ordine. Non solo, per il ministro “gli stessi manifestanti (...) non hanno voluto fornire indicazioni su dove fossero diretti e si sono sottratti ai reiterati tentativi di mediazione da parte di personale della Digos”. Risultato: 18 giovanissimi feriti. “Casi isolati in corso di valutazione”, prosegue la relazione presentata da Piantedosi, secondo cui non esiste alcuna “presunta contrazione della libertà di manifestazione in Italia”.
Né la premier Meloni né Piantedosi ieri si sono presentati alla consueta conferenza stampa che segue le riunioni del Cdm, lasciando la “ribalta” ai ministri Raffaele Fitto e Maria
Elvira Calderone. Un segnale del fatto che l’argomento è scomodo e che la necessità di Fratelli d’italia e Lega, in vista delle elezioni europee, di non perdere i voti delle forze dell’ordine rischia in ogni momento di creare imbarazzi nei rapporti con il Colle. Il titolare del Viminale,
in particolare, ha preferito spiegare la sua posizione alla trasmissione Cinque minuti di Bruno Vespa, su Rai1, affermando che non bisogna “trascinare le forze di polizia nell’agone politico”.
Il tema è anche sindacale. Ieri i segretari nazionali di Cgil,
Cisl e Uil sono stati ricevuti al Viminale. “Abbiamo ricevuto delle rassicurazioni – spiega il segretario Uil, Pierpaolo Bombardieri –. Quello che abbiamo visto non è degno di un Paese democratico. Ci è stato detto che stanno facendo accertamenti interni”.
Piantedosi Il ministro dell’interno: “I ragazzi hanno volutamente cercato il contatto”
E sul punto c’è pure il fronte dei sindacati di polizia. Ieri Domenico Pianese, segretario nazionale del Coisp – terza sigla di settore per numero di iscritti – ha inviato una lettera al Capo dello Stato. E la linea è molto vicina a quella blandita da Palazzo Chigi, in quanto, per il segretario, “il fallimento” evocato nel monito di Mattarella in realtà è “il fallimento di una cultura della legalità che evidentemente è da decenni gravemente manchevole”, tale da portare i giovani “a ritenere che vi sia il bisogno di violare le norme e i regolamenti per affermare le proprie idee”. Pianese al Fatto aggiunge: “Se dovesse saltare qualche testa alla Questura di Pisa, sarebbe un grave segnale e un precedente pericoloso per tutta la tenuta dell’ordine pubblico”. E pensare che proprio ieri in Consiglio comunale a Pisa, Francesco Auletta, consigliere di Pisa Possibile, ha presentato una mozione in cui chiede la rimozione del questore Sebastiano Salvo.