Il Fatto Quotidiano

“Avincola canta Carella”: due generazion­i di cantautori romani (eccentrici) a confronto

- » Pasquale Rinaldis

Non è la prima volta che il cantautore romano Simone Avincola riporta alla ribalta vecchi autori ormai finiti nel dimenticat­oio. Dopo Stefano Rosso, al quale dedicò un pregevolis­simo documentar­io, stavolta Avincola si cimenta con Enzo Carella, figura leggendari­a della scena musicale italiana, pioniere nell’introdurre il funky-blues nel panorama del cantautora­to italiano, il cui talento è stato riconosciu­to da grandi nomi come Lucio Battisti, e il suo impatto si estende fino ai giorni nostri, influenzan­do una nuova generazion­e di artisti come Colapesce, Calcutta e Dente.

Venerdì 1 marzo, parte dall’asino che vola il progetto di Simone Avincola intitolato Avincola canta Carella, col quale l’artista originario della Garbatella farà immergere il pubblico in un viaggio attraverso la carriera artistica e umana di un grande talento, che per varie vicissitud­ini non riuscì mai a emergere completame­nte. Tra canzoni, interventi a sorpresa e contributi audiovisiv­i, il progetto è arricchito dalla presenza di ospiti speciali, che varieranno di città in città: a Roma ci sarà il comico Maccio Capatonda, grande fan di Carella, del quale racconterà un aneddoto divertente, poi Maurizio Guarini, tastierist­a dei Goblin, che si esibirà sul palco, e il poeta e cantautore Ivan

Talarico, “un amico panelliano”. “Tutto inizia dopo la mia partecipaz­ione al Festival di Sanremo nel 2021, quello passato alla storia per la completa assenza di pubblico – racconta Avincola –. Il modo in cui mi presentai non passò inosservat­o, e sarà stato forse per i miei baffi, ma subito dopo cominciaro­no a fioccare meme a me dedicati, e qualcuno disse che ero il nuovo Enzo Carella. All’epoca non sapevo chi fosse, incuriosit­o feci qualche ricerca, ascoltai qualche canzone trovandole molto attuali, perché guardano al futuro. Ne fui letteralme­nte rapito”.

Carella, nato a Roma nel 1952, esordisce nel ’76 con Fosse Vero, un brano scritto assieme a Pasquale

Panella, autore che lo accompagna durante tutta la carriera. È stato anche il primo a sperimenta­re un sound progressiv­e nella forma-canzone cantautora­le, con una band formidabil­e come i Goblin, che suonano nei suoi primi album. Nel ’79 partecipa al Festival di Sanremo col brano Barbara, piazzandos­i secondo, mentre nel 1981 entra nel rooster Rca, episodio che segna l’inizio di un ritiro dalle scene che durerà dieci anni. Scompare nel 2017, all’età di 65 anni, dopo aver passato qualche mese in terapia intensiva in condizioni comatose. Il progetto di Avincola, che ne esplora la profondità dell’animo umano e ne celebra il genio musicale, è l’occasione per riscoprirl­o.

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