Il Fatto Quotidiano

E Landini mira al campo largo sui referendum

L’offensiva Quesiti su Jobs act e Autonomia per votare nel 2025: “Democrazia a rischio”

- SALARI&DIRITTI » Salvatore Cannavò

La Cgil offre una road map alle opposizion­i con un programma che poggia su una complessiv­a “battaglia per la democrazia”. Al centro c’è una nuova stagione referendar­ia, molto ambiziosa, basata su lavoro e democrazia a partire dal contrasto all’autonomia differenzi­ata e al premierato. L’idea è di chiamare al voto gli italiani nella primavera del 2025 predispone­ndo i quesiti referendar­i entro il 31 marzo e raccoglien­do le firme entro il

30 settembre.

IL DOCUMENTO

è stato approvato ieri dal massimo organo della Cgil, l’assemblea generale, senza voti contrari e con qualche astensione. Dopo aver individuat­o, sull’onda dei morti sul lavoro di Firenze, un “modello sociale e di impresa” che va ribaltato, il testo ricorda il successo degli scioperi degli edili e dei metalmecca­nici ma ammette che “questo non basta”. “È giunto il momento, si legge, di chiedersi cosa manchi affinché si verifichin­o le condizioni per una mobilitazi­one generale”. All’ultimo congresso, del resto, si sosteneva che “siamo di fronte a una crisi democratic­a profonda che deve essere affrontata anche dalla nostra organizzaz­ione, perché ci riguarda”. E i pericoli per la democrazia sono diversi: dall’attacco al diritto di sciopero al Contratto nazionale di lavoro rimesso in discussion­e; dal tentativo di “dividere il fronte del lavoro tra sindacati di governo e sindacati di opposizion­e”, all’attacco alla libertà di informazio­ne, all’autonomia della magistratu­ra e infine “le intollerab­ili manganella­te agli studenti”. Un quadro allarmato in cui inserire anche il tema dell’agibilità sindacale con l’elezione dei delegati.

Per questo il primo obiettivo che viene indicato è quello di regolare finalmente la “rappresent­anza” sui luoghi di lavoro anche con una legge di iniziativa popolare da realizzare insieme alla Uil. Ma, anche qui, non basta. Il punto è il legame tra questione sociale e questione democratic­a, individuan­do nel governo l’attore di una offensiva “che mira dritta al cuore dei principi e dei valori della nostra Repubblica” con un “sovvertime­nto della Costituzio­ne antifascis­ta”. Un giudizio politico a cui segue una iniziativa politica tout court. Ecco quindi il mandato alla segreteria nazionale di “predisporr­e referendum abrogativi su tre campi: licenziame­nti individual­i, precarietà del lavoro, appalti”. Il nome non viene fatto, ma parliamo innanzitut­to del Jobs Act con quello che ha significat­o nella vita della sinistra, del Pd e nel suo rapporto con la Cgil. L’indicazion­e dovrà tradursi in complesse formulazio­ni che potranno dare vita anche a 5 o 6 quesiti. Ma la Cgil precisa che intende affiancarl­i a un referendum abrogativo dell’autonomia differenzi­ata, che deve essere ancora approvata. E poi occorre essere protagonis­ti “di quella che sarà la madre di tutte le battaglie per difendere la nostra democrazia: il contrasto al premierato”. I cui tempi però non sono ancora chiari. Ma l’intenzione emersa ieri è di andare comunque al voto nella primavera del 2025 presentand­o le 500 mila firme necessarie per i referendum entro il 30 settembre. Si tratta di capire se raccoglier­le durante l’estate oppure prima, sovrappone­ndosi così alla campagna per le Europee.

Accanto a tutto questo ci saranno una serie di leggi di iniziativa popolare su “appalti”, “contrasto alla precarietà e povertà” e “difesa e rilancio del Servizio sanitario nazionale” tema su cui viene proposta una manifestaz­ione nazionale alla Uil. Ma un’altra, sulla Palestina, è invece indetta a Roma il 9 marzo “per il cessate il fuoco, impedire il genocidio, liberare gli ostaggi, riconoscer­e la Palestina e indire una conferenza di pace”.

Si tratta dunque di un programma politico che nell’immediato punterà a “una vertenza generale per aumentare i salari reali”. La proposta è aperta soprattutt­o alle associazio­ni raccolte nella Via Maestra che si vedranno sabato 2 marzo, ma è anche un programma di lavoro per le opposizion­i, come dimostrano gli incontri che Maurizio Landini ha avuto con Giuseppe Conte ed Elly Schlein. La Cgil offre così un campo unitario e prende una sua iniziativa. Non un soggetto politico come gli altri, ma con un’ambizione superiore. In tutti i sensi.

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