Il governo italiano si sfila: “Ma in Ue il tema esiste”
L’invio di truppe italiane o della Nato in Ucraina “non è contemplato”. Il governo conferma il pieno sostegno militare all’ucraina, ma respinge la proposta di Emmanuel Macron di affiancare l’esercito di Kiev coi soldati dell’alleanza atlantica. “Sarebbe illogico”, dice al Fatto una fonte dell’esecutivo. Per ragioni di opinione pubblica, certo, ma anche dal punto di vista strategico, visto lo stato dell’arte della guerra.
A esporsi per primo è il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Quando si parla di inviare truppe, bisogna essere molto prudenti. Non dobbiamo far pensare che siamo in guerra con la Russia. Non sono favorevole a inviare truppe italiane a combattere in Ucraina”. Fonti vicine al ministro prendono molto seriamente l’uscita di Macron (“In Europa il tema esiste”), ma fanno capire che non è la posizione italiana e a oggi è da escludere. Poco dopo arriva anche una nota di Palazzo Chigi: “Fin dall’aggressione russa di due anni fa, vi è stata piena coesione di tutti gli Alleati nel supporto da offrire a Kiev. Questo supporto non contempla la presenza sul territorio ucraino di truppe di Stati europei o Nato”.
È possibile che il ministro della Difesa Guido Crosetto ne parli oggi alla Camera, dove risponderà ad alcune interrogazioni sulle spese militari, in attesa che il 5 marzo in Senato il governo tenga le comunicazioni sulle missioni internazionali in corso e su quelle in fase d’avvio nel Mar Rosso. E proprio su questo c’è più di un malumore al ministero: il Cdm
ha già approvato le missioni Levante e Aspides, quest’ultima molto delicata anche perché vedrà l’italia al comando delle forze internazionali per contrastare gli Houti. Il ministero avrebbe gradito quindi un passaggio parlamentare (pur formale) in tempi rapidi così da avere da subito copertura politica per le operazioni. Il Senato, invece, si è preso un’altra settimana.
QUANTO alle truppe Nato in Ucraina, si parte dalle parole che Crosetto pronunciò in aula durante un question time di giugno, quando definì “elucubrazioni” le tesi dell’ex segretario generale Nato Anders Rasmussen secondo cui l’alleanza sarebbe potuta interve
AULA E IL SENATO IRRITA CROSETTO: SLITTA L’OK SUL MAR ROSSO
nire in Ucraina: “Il supporto della comunità internazionale all’ucraina non è portato avanti con l’obiettivo di un’escalation”, disse il ministro. Fonti di governo fanno capire che la linea non è cambiata e che, anche qualora un Paese Nato si sentisse “minacciato”, non ci sarebbe alcun automatismo all’invio di truppe, in virtù sia dei trattati internazionali sia dei principi costituzionali. Discorso diverso sarebbe nel ca
so, come ovvio, di invasione di uno Stato Nato da parte della Russia, scenario però ben diverso da quello che oggi dovrebbe spingere a mandare uomini a Kiev come paventato da Macron. Resta allora la fuga in avanti del francese, applaudita dall’ucraina ma per il momento accolta con freddezza a Roma e letta più come un segnale di forza – chissà quanto riuscito – inviato a Mosca dall’eliseo.