Biden: “Gaza vicina alla tregua” Coro di no da Israele e Hamas
Joe Biden spera che da lunedì prossimo e per il prossimo mese di Ramadan le armi tacciano nella Striscia di Gaza, lo ha detto chiaramente. Ma sia Israele sia Hamas lo hanno gelato: i tempi, hanno fatto intendere, non possono essere così brevi. Il quadro che esce dalle trattative in corso in Qatar, dopo i positivi negoziati di Parigi, appare infatti più complesso per entrambe le parti in causa.
“La mia speranza è che ci sia un cessate il fuoco entro lunedì prossimo” a Gaza, ha auspicato Biden, aggiungendo poi in un’intervista alla Nbc che “Israele cesserà le operazioni a Gaza durante il Ramadan”. Uno stop, ha precisato, che farebbe parte delle condizioni previste dall’accordo di cessate il fuoco in fase di negoziazione. “Il Ramadan si avvicina e gli israeliani – ha affermato sicuro il presidente degli Stati Uniti – hanno concordato di non impegnarsi in attività durante quel periodo, in modo da darci il tempo di liberare tutti gli ostaggi”.
LE PAROLE
di Biden, però, non sono state accolte né da Hamas né dal governo Neantyahu come quelle dell’uomo più potente del mondo, anzi, sono state rispedite al mittente senza troppi complimenti. Un funzionario di Hamas ha commentato definendo i tempi indicati da Biden “prematuri”, perché “non corrispondono alla situazione reale sul terreno e ci sono ancora grandi lacune da colmare nell’accordo prima che venga garantito un cessate il fuoco”. E, paradosso dei paradossi, Israele su questo è d’accordo con Hamas: fonti politiche hanno sottolineato che non si capisce “su cosa si basi l’ottimismo” di Biden. Un’altra fonte ha fatto sapere che lo stesso premier Benyamin Netanyahu è rimasto “sorpreso” dalle affermazioni del presidente americano. Netanayahu è addirittura apparso in video per un messaggio diretto proprio a Biden inequivocabile: “L’82 per cento degli americani sostiene Israele. Dall’inizio della guerra ho condotto una campagna diplomatica il cui obiettivo è quello di allentare la pressione per porre fine prematuramente alla guerra e, allo stesso tempo, anche ottenere sostegno per Israele. E abbiamo un sostegno significativo negli Stati Uniti”. Washington, attraverso Usaid, l’agenzia per lo sviluppo internazionale, destinerà altri 53 milioni di dollari di aiuti umanitari urgenti alla popolazione palestinese di Gaza e della Cisgiordania, come spiegato dal portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby. Lo stesso Biden, invece, ha auspicato lo sblocco dei fondi del
Congresso a Kiev e Tel Aviv anche per “rifornire le difese aeree di Israele”.
Intanto una fonte politica israeliana racconta come stanno andando in realtà i negoziati in Qatar: “Non ci siamo, i negoziatori a Doha continuano a lavorare ma non conosciamo alcun progresso oltre i colloqui di Parigi”. Sul possibile punto di caduta che assicuri una tregua e lo scambio degli ostaggi continuano però a circolare molte indiscrezioni. L’ultima parla di una pausa di 40 giorni nei combattimenti e di uno scambio di detenuti palestinesi e ostaggi in rapporto di 10 a uno. Hamas dovrebbe liberare circa 40 ostaggi – compresi donne, persone sotto i 19 anni o con più di 50 e malati – in cambio di circa 400 detenuti palestinesi.
Al 144° giorno di guerra, Israele continua comunque a premere sulla parte sud della Striscia, soprattutto a Khan Yunis, ma anche nel centro dell’enclave. In riferimento alla disastrata condizione umanitaria palestinese, Michael Fakhri, relatore speciale dell’onu per il diritto all’alimentazione, ha accusato lo
Stato ebraico di “affamare intenzionalmente” i palestinesi di Gaza: “Privare intenzionalmente le persone del cibo è chiaramente un crimine di guerra”, ha spiegato, denunciando che nella Striscia si tratta ora “di una situazione di genocidio”.
Proprio sulla situazione alimentare fonti locali a Gaza hanno riferito che un agente della polizia di Hamas è stato ucciso ed altre persone sono state ferite a Rafah in uno scontro a fuoco innescato dall’accusa alle forze dell’ordine di Hamas di essersi appropriate di scorte di aiuti e averle passate a commercianti che poi le rivendono a prezzi gonfiati.
Non si placano poi gli scontri con gli Hezbollah al nord con lo scambio di razzi e raid. I miliziani sciiti, alleati dell’iran, hanno tuttavia annunciato di esser pronti a cessare il fuoco dal sud del Libano verso Israele in caso di accordo di tregua a Gaza. Lo stesso hanno fatto sapere anche gli Houthi yemeniti.
NEGOZIATI SI DISCUTE DI 50 OSTAGGI PER 400 DETENUTI PALESTINESI