PER VANNACCI SPOT DA CROSETTO E I GIORNALONI
“Un libro non si pubblica se chi lo ha scritto non ha un volto noto o perlomeno un nemico famoso”: già nelle Illusioni perdute di Balzac troviamo il modello di comunicazione editoriale che due secoli dopo avrebbe fatto le fortune di Roberto Vannacci. Nell’estate del 2023, il generale, di cui il grande pubblico ignorava perfino l’esistenza, si giovò del formidabile lancio, involontario, de Il mondo al contrario sulle pagine di Repubblica e dei giornali Gedi che rivelò al mondo l’assai scandaloso Vannacci-pensiero. Dopodiché, la rivolta morale innescata da un “nemico famoso”, come può esserlo un grande gruppo editoriale, ha prodotto uno strepitoso successo secondo il noto principio di contraddizione.
Il generale attacca i gay? Subito una moltitudine entusiasta di omofobi, più o meno velati, si precipita a comprare il volume. Motivate accuse di razzismo nelle pagine dell’alto ufficiale che prendono di mira i tratti somatici della Egonu (“che non rappresentano l’italianità”) oppure la pelle pigmentata della gente di colore? Assalto alle librerie di razzisti e intolleranti a vario titolo finalmente liberati dal peso del non si può più dire niente e dunque liberi di esprimersi attraverso i peggiori pregiudizi.
Poi, dopo aver venduto montagne di copie la popolarità del generalissimo sembrava un attimino in pausa. Lui medesimo cercava di vederci più chiaro riguardo alla candidatura alle Europee perorata da un Matteo Salvini elettoralmente disperato. Finché il suo nome ricompare nelle cronache per una sgradevole indagine della Procura militare per peculato e truffa.
Segue altra inchiesta per istigazione all’odio razziale. Salvini si rianima anche se l’eco delle disavventure giudiziarie non sembra ancora sufficiente a rimettere in pista l’eroe del politicamente scorretto. Ci sarebbe bisogno di una poderosa spinta verso il martirio, ed ecco l’accusa di avere compromesso il prestigio e la reputazione delle Forze Armate promossa dal ministero della Difesa con l’immediato dimezzamento dello stipendio per undici mesi. Il ministro Guido Crosetto si affretta a precisare che si tratta di un provvedimento amministrativo automatico “ed esterno all’input dell’autorità politica”. Sia come sia, non poteva esservi miglior viatico alla campagna elettorale di Vannacci nel ruolo di vittima del Palazzo. Con una trionfale condanna in tribunale farà sicuramente il pieno dei voti. Neppure Balzac era arrivato a immaginare tanto.