Ncc contro la stretta di Salvini: “Premiata la lobby dei taxi”. Ma le licenze sono ferme
La rivolta degli Ncc contro Matteo Salvini è iniziata. Ieri, davanti al “suo” ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, a migliaia da tutta Italia hanno manifestato contro le nuove regole. Dopo ben cinque anni, la riforma del trasporto non di linea troverà attuazione con tre decreti: due del Mit e uno della presidenza del Consiglio. Secondo Luigi De Cesaris, referente Ccnl Taxi di Confcooperative, “è un bene che il governo metta finalmente mano a questa regolazione, anche per il Registro elettronico nazionale, dove gli enti locali comunicheranno le autorizzazioni emesse”. Sono del parere opposto le principali sigle Ncc, che hanno abbandonato il tavolo ministeriale, accusando Salvini di farsi scrivere i decreti dalla “lobby dei tassisti”. E ora vogliono un incontro diretto con la premier Giorgia Meloni. “Non siamo ostili a questo governo”, ha detto ieri dal palco Giulio Aloisi, dirigente Anitrav. “Ma c’è un ministro che è nemico della nostra categoria”. Fra le novità c’è il Foglio di servizio elettronico, da compilare prima di ogni servizio. E se un Ncc non parte dalla propria rimessa, dovrà compilarlo almeno un’ora prima (ma nella legge 12/2019 non c’è un termine così stringente). I noleggiatori contestano anche il divieto di appoggiarsi a intermediari, l’obbligo di iniziare il servizio dal comune che ha rilasciato la licenza e il requisito di una pausa di un’ora fra ogni servizio. La disputa si concentra nelle grandi città. A Roma, ad esempio, sono attive 8 mila licenze taxi contro 900 licenze Ncc. Ma in realtà nella Capitale i noleggiatori sono 5 mila: molti hanno licenze di altri comuni. “Con le nuove regole, gli Ncc che operano principalmente nelle grandi città ma con licenze rilasciate da piccoli comuni dovranno smettere di lavorare”, dice al Fatto l’avvocato Pietro Troianiello, che assiste le associazioni di settore. “Certo, le grandi città vogliono rilasciare nuove autorizzazioni Ncc, ma come sempre ci sono incertezze. È probabile che per un certo tempo molti non potranno lavorare”. Invece, per quanto riguarda le licenze taxi, la situazione sembra di nuovo impanata. A Milano il bando è intralciato dai ricorsi dei tassisti, a Roma dalle lungaggini burocratiche (il comune ha rinunciato all’iter rapido del decreto Asset, che però avrebbe ridotto del 20% gli introiti). Nel frattempo, l’estate si avvicina e con lei i picchi di domanda per l’afflusso di turisti.