Sardegna, giudice Lavena verificherà il voto Dopo i suoi ritardi Mesina venne scarcerato
ÈGiovanni Lavena il magistrato chiamato a presiedere l’ufficio centrale regionale della Corte d’appello che dovrà verificare gli esiti della consultazione del 25 febbraio prima di proclamare i nomi dei 59 eletti insieme alla presidente Alessandra Todde. I tempi per arrivare alla prima seduta del Consiglio regionale sono incerti, molto dipenderà proprio dall’efficienza degli uffici circoscrizionali che stanno operando al palazzo di giustizia di Cagliari sui verbali delle 22 sezioni che non hanno concluso lo scrutinio e moltissimo dal gruppo di funzionari guidato da Lavena, un magistrato di grande valore ma considerato non tra i più veloci quando si tratta di sedere dietro la scrivania.
Della sua carriera di giudice si ricordano sentenze importanti, ma soprattutto un episodio sfortunato: confermata dal collegio di secondo grado la condanna a trent’anni di carcere per Graziano Mesina, il 22 maggio 2018, i sei mesi stabiliti dalla legge non bastarono a Lavena per depositare i motivi della sentenza. Conseguenza inevitabile: l’avvocata Beatrice Goddi chiese l’immediata scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare e la ottenne. Per Mesina si aprì un periodo di libertà inatteso, tra firme alla stazione dei carabinieri e visite continue dei militari. Per il suo ritorno al penitenziario nuorese di Badu ’e Carros non restava che attendere la sentenza definitiva, quella della Corte di Cassazione. Ma quando arrivò la decisione dei giudici di Roma i carabinieri non trovarono più nessuno a cui notificarla: Grazianeddu era sparito insieme al suo carico di condanne e, ironia della sorte, toccò proprio al giudice Lavena dichiararne la latitanza, due mesi dopo la fuga più facile della carriera criminale del celebre orgolese. L’ennesima latitanza di Mesina si concluse solo il 18 dicembre 2021 quando venne trovato nascosto a Desulo (Nuoro).
Per quanto imbarazzante, l’episodio non ha pregiudicato la carriera di Lavena: errare è umano. Certo la sua presenza nell’ufficio centrale elettorale potrebbe suscitare ironie se davvero tra le sezioni ancora da scrutinare e le tradizionali lentezze delle verifiche post-elettorali in Sardegna, la proclamazione degli eletti e l’ingresso di Alessandra Todde nell’ufficio di presidenza della Regione dovessero scivolare sino a fine marzo o ai primi giorni di aprile, come si vocifera. Sarebbe meglio che non accadesse, perché se è vero che nessun bandito tornerebbe in libertà, Christian Solinas presiederebbe la Regione per un altro mese.