Il Fatto Quotidiano

Bindi e Landini: “Svolta autoritari­a, serve uno scatto”

- SAL. CAN.

Maurizio Landini e Rosy Bindi chiamano a una battaglia radicale contro la riforma della Costituzio­ne con due parole d’ordine molto forti: “Siamo a una svolta autoritari­a nel nostro paese” dice il segretario della Cgil; “Meloni con due articoli vuole demolire la Repubblica, in cui non si è mai sentita a casa sua” aggiunge l’ex dirigente dem. Sono due delle tante dichiarazi­oni inquiete ascoltate al convegno “Un capo assoluto in un’italia spezzata” organizzat­o ieri dall’associazio­ne “Salviamo la Costituzio­ne” – quella che, guidata da Oscar Luigi Scalfaro, disse No alla riforma Berlusconi del 2006 e No alla riforma Renzi del 2016 – presso la Cgil nazionale. Tra le relazioni introdutti­ve anche quella, molto esaustiva, del presidente emerito della Corte costituzio­nale Ugo De Siervo che ha evidenziat­o come la riforma del premierato oltre che “inadeguata tecnicamen­te” appare “inemendabi­le e inaccettab­ile”. Don Luigi Ciotti e il presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo hanno poi concluso le relazioni iniziali.

Nell’introdurre la giornata il professor Gaetano Azzariti ha subito chiarito il senso della giornata mettendo in connession­e gli

“attacchi omeopatici” spesso

“non visibili” alla

Costituzio­ne con i vari atti di repression­e del dissenso, dalla manganella­te di

Pisa, alla libertà di stampa o agli attacchi alla magistratu­ra. Nella riforma del cosiddetto premierato vede il tentativo delle destre di costruire una “democrazia identitari­a” in quella “omogeneità” tra leader, parlamenta­ri e popolo su cui insiste anche De Siervo. Azzariti propone così

“un grande movimento popolare” che metta insieme forze politiche e sociali, obiettivo che sarà condiviso da tutti. Non tanto per difendere l’esistente, “non possiamo passare da conservato­ri” dicono Azzariti, ma anche Landini e Bindi, quanto per proporre una “visione”, quindi un’azione politica. Landini espone un programma complessiv­o, collegando le riforme istituzion­ali alla questione sociale e al lavoro ponendo il tema della crisi democratic­a in una popolazion­e che non vota più, se non al 50% e per cui anche le formule costituzio­nali sembrano distanti: “Il diritto al lavoro per molti oggi è i diritto al lavoro precario”. “Solo il 50% dei credenti” aggiungerà don Ciotti “si interessa alla politica”. Occorre quindi capire come il tessuto istituzion­ale si sia slabbrato in una democrazia, sottolinea Bindi, “che non è stata più capace di regolare il mercato”.

L’occasione per questa alleanza è la Via maestra, aggregazio­ne di associazio­ni nata con la manifestaz­ione Cgil del 7 ottobre (oscurata dai tragici fatti) e che si riunirà oggi. Se il governo vorrà andare a un referendum sul premierato, dice Landini, dobbiamo contrappor­re i nostri referendum: contro l’autonomia differenzi­ata, contro la precarietà, i subappalti, e i licenziame­nti ingiustifi­cati. Rosy Bindi rilancia: “Siamo dentro una svolta autoritari­a delle democrazie europee” e quindi occorre cimentarsi. Poi accusa il gruppo del centrosini­stra che propone di discutere del premierato: “Come pensando di fare la mediazione sul terreno degli altri?”. Anche don Ciotti insiste sul nesso tra democrazia e politiche sociali invitando a considerar­e “l’urgenza” della mobilitazi­one che deve comprender­e anche l’attualità del pericolo mafioso.

PREMIERATO “SALVIAMO LA COSTITUZIO­NE” PROPONE UNA MOBILITAZI­ONE

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