Stop al dialogo Hamas: “Uccisi dall’idf 7 ostaggi” Parenti in marcia
SLA GUERRA OPERAZIONE SU RAFAH: MORTI 450 MILIZIANI
top ai negoziati. Israele ha deciso di interrompere il dialogo con Hamas per un cessate il fuoco a Gaza fino a quando il gruppo non consegnerà una lista degli ostaggi ancora in vista. Il sito di news Walla, citando un alto funzionario israeliano sostiene che Israele sta cercando di avere da Hamas “un’indicazione seria” su quanti e quali prigionieri palestinesi dovrebbero essere liberati in base all’accordo. La decisione è arrivata dopo l’annuncio delle Brigate Al-qassam, braccio armato di Hamas, che 7 ostaggi sono stati uccisi in raid di Israele nella Striscia. “Volevamo mantenerli in vita, ma Netanyahu ha insistito nel volerli uccidere”, hanno concluso. Tutto congelato, dunque, dacché il presidente Usa, Biden aveva dichiarato di aspettarsi una conclusione dei negoziati proprio domani al Cairo. Possibilità che sembrava già naufragata dopo l’uccisione degli oltre 100 gazawi in coda per gli aiuti a Gaza City giovedì. In compenso ieri sono stati inaspettatamente rilasciati da Israele dalla prigione di Ofer, in Cisgiordania 50 palestinesi. Persone arrestate dopo l’attacco del 7 ottobre, secondo i media, ma appartenenti a Fatah e non ad Hamas né alla Jihad islamica. Ma il rilascio ha riaperto la crisi tra lo Shib Bet, i servizi interni e il ministro Ben Gvir secondo cui sarebbe stato un regalo ad Hamas. Proprio Hamas e Fatah, rivali politici, ieri hanno promesso “unità d'azione” rispetto a Tel Aviv nel dopoguerra a Gaza. In colloqui, ospitati da Mosca, gli esponenti dei due gruppi hanno infatti promesso di “portare avanti il dialogo” sotto la bandiera dell’organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). Ma il dopoguerra è ancora lontano con le Forze israeliane che proseguono nell’operazione su Rafah nonostante gli appelli internazionali e il Ramadan alle porte. Il portavoce dell’idf ha riferito che negli ultimi 10 giorni hanno ucciso più di 450 miliziani di Hamas. Operazione che non tiene conto delle proteste delle famiglie degli ostaggi che nel terzo giorno di marcia hanno sfilato da Reim, luogo del massacro del festival Nova a Gerusalemme. A Tel Aviv, hanno manifestato davanti all’ambasciata Usa a sostegno di Biden. Cresce la tensione anche in Cisgiordania, in Libano e sul Mar Rosso.