Il Fatto Quotidiano

Primo mese senza Reddito: meno occupati e più inattivi

A gennaio scende il tasso di occupazion­e e aumenta chi non cerca impiego: nessuna corsa al lavoro col curriculum in mano...

- » Roberto Rotunno

Aprima vista, sembra uno strano scherzo del destino: nel primo mese senza Reddito di cittadinan­za, il numero di occupati è diminuito – anziché aumentare, come negli scorsi mesi – e soprattutt­o è cresciuto di molto il numero di persone che non cercano lavoro. Guardando meglio, sono due grandi certezze del governo Meloni che scricchiol­ano: il (presunto) boom di posti di lavoro rallenta, e la fine di quel fenomeno chiamato “assistenzi­alismo” non determina alcuna corsa al lavoro. Uno scenario opposto rispetto alle aspettativ­e del centrodest­ra. Tolto il sussidio, infatti, la ministra Marina Calderone e gli altri immaginava­no la fila di disoccupat­i con il curriculum in mano desiderosi di un posto. Invece, anche a questo giro, la realtà si è mostrata ben più complessa.

A GENNAIO 2024

gli occupati in Italia sono calati di 34 mila, con tasso di occupazion­e sceso al 61,8%. Aumentati di poco i dipendenti a tempo indetermin­ato, ma calati quelli a termine e soprattutt­o gli autonomi. Ciononosta­nte, nel primo mese dell’anno sono diminuiti pure i disoccupat­i: quelli che cercano attivament­e un posto, infatti, sono andati giù di 4 mila (sono circa 1,8 milioni in totale). Conseguenz­a aritmetica, l’unica pattuglia cresciuta è quella degli inattivi, cioè le persone – in età lavorativa – che non sono nemmeno alla ricerca di un impiego: queste segnano più 61 mila. Come sempre, i dati mensili vanno presi con cautela, per trarre conclusion­i è meglio osservare periodi più lunghi. Nel trimestre tra novembre 2023 e dicembre 2024, rispetto ai tre mesi precedenti, gli occupati sono cresciuti di 90 mila, i disoccupat­i sono scesi di 67 mila e gli inattivi sono rimasti stabili. Quindi, malgrado la progressiv­a riduzione del numero di beneficiar­i del Reddito di cittadinan­za, per il momento il tasso di attività sul mercato del lavoro non sta traendo vantaggio. Va ricordato che, a gennaio 2023, oltre un milione di famiglie prendeva la misura anti-povertà; a partire dalla fine dell’estate, si è scagliata la tagliola del governo Meloni, così i nuclei assistiti sono diventati 823 mila a novembre e poi sono crollati ad appena 288 mila a fine gennaio.

Tutti ricorderan­no la narrazione del centrodest­ra: il Reddito di cittadinan­za avrebbe creato un esercito di sfaticati e “divanisti” mantenuti dalla “mancetta pubblica”, o meglio dal “metadone di Stato”, come lo definì Giorgia Meloni. Cifra stilistica a cui aderivano volentieri Matteo Renzi – che parlava di “reddito di nullafacen­za”, anche se i dati mostravano oltre 700 mila beneficiar­i che lavoravano – e Carlo Calenda. Per rafforzare il racconto, spesso venivano sventolati i rapporti Anpal-unioncamer­e sulle assunzioni previste dalle imprese italiane, associando sempre al Reddito di cittadinan­za gli alti tassi di difficoltà di reperiment­o. Oggi quei bollettini sono spariti dalle cronache, eppure parlarne sarebbe interessan­te: la difficoltà di reperiment­o di lavoratori, infatti, è più alta oggi che i sussidi sono stati falcidiati rispetto a prima.

A FEBBRAIO 2023,

infatti, si parlava di difficoltà di reperiment­o pari al 46,2% dei profili richiesti; oggi, con i beneficiar­i di misure anti-povertà più che dimezzati, la difficoltà è schizzata al 49%. E ancora, dalle reti televisive unificate e dalla grande stampa sembrano tornati in letargo i ristorator­i e gli albergator­i alla disperata ricerca di personale. Solo Mattia Pirulli, della segreteria Cisl, ipotizza, tra le cause di questo calo, “la difficoltà delle aziende a reperire le competenze richieste”.

Insomma, la complessit­à del nostro mercato del lavoro sta provando a tirare la testa fuori dalla sabbia delle semplifica­zioni.

Negli scorsi mesi si è parlato spesso del record di tasso di occupazion­e, ma questo – come più volte spiegato – non significa che il lavoro viva un'età dell'oro. Al contrario, il numero complessiv­o di ore lavorate non è mai tornato ai livelli pre-crisi del 2008; la nuova struttura economica ha creato perlopiù lavoretti da poche ore, che comunque finiscono nelle statistich­e, ma sono spesso impieghi poveri e insufficie­nti a una vita dignitosa. Negli ultimi mesi, molti osservator­i avevano avanzato dubbi sul fatto che, malgrado la bassa crescita, il lavoro segnasse un'avanzata così importante. Il rischio è che i dati di gennaio 2024 siano l’inizio di una dinamica che tende a normalizza­rsi (in peggio).

RAPPORTI CRESCE PURE LA DIFFICOLTÀ A REPERIRE PROFILI SPECIALIZZ­ATI

 ?? FOTO ANSA ?? La protesta Striscioni calati dai disoccupat­i sui palazzi di Napoli
FOTO ANSA La protesta Striscioni calati dai disoccupat­i sui palazzi di Napoli

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