Altri cortei anti-bibi Nave italiana abbatte drone nel Mar Rosso
In Iran astensione record alle elezioni: la più alta dal 1979
Nel pomeriggio di ieri, “in attuazione del principio di auto difesa, la Nave Duilio ha abbattuto un drone nel Mar Rosso. Il drone, dalle caratteristiche analoghe a quelli già usati in precedenti attentati, si trovava a circa 6 chilometri dalla nave italiana, in volo verso di essa”. Parole scritte su un comunicato del ministero della Difesa: ieri una nave militare italiana ha segnato la prima azione di guerra dall’inizio della missione nel Mar Rosso. “Attualmente nell’area – continua la nota della Difesa italiana – per garantire la libertà di navigazione e la sicurezza delle rotte commerciali, la Nave Duilio ha avvicendato nave Martinengo nell’attività nazionale, avviata a fine dicembre, in seguito agli attacchi da parte dei miliziani Houthi contro il traffico in navigazione nello stretto di Bab-el Mandeb”. Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha sottolineato che “gli attacchi terroristici degli Houti sono una grave violazione del diritto internazionale e un attentato alle sicurezza dei traffici marittimi da cui dipende la nostra economia. Questi attacchi sono parte di una guerra ibrida, che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni Paesi e agevolarne altri”.
Intanto ieri sera a Tel Aviv, Gerusalemme e nelle principali città israeliane si sono replicate manifestazioni di dimostranti che invocano una netta svolta nella politica del governo Netanyahu. A Gerusalemme, una folla stimata in decine di migliaia di persone si è raccolta di nuovo presso la residenza ufficiale del premier per chiedere che Israele concluda in tempi serrati un accordo per la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza.
Questa manifestazione è giunta a conclusione di una marcia di massa di protesta, organizzata dai familiari degli ostaggi, iniziata quattro giorni fa nel kibbutz Reim: uno dei luoghi dove Hamas ha compiuto un massacro il 7 ottobre. Secondo i dimostranti le vite degli ostaggi “sono ormai appese a un filo” e la loro vita è in pericolo costante.
A Tel Aviv, nella centrale via Kaplan, si sono radunati oltre 10 mila dimostranti per protestare contro la politica interna del governo Netanyahu che a loro parere rappresenta una minaccia per il carattere democratico di Israele. Gli oratori che si sono alternati sul palco hanno scandito “elezioni subito” e hanno polemizzato con Netanyahu secondo cui un voto anticipato in Israele “sarebbe un regalo per Sinwar e per l’iran”.
Una ulteriore manifestazione di protesta, di tono analogo, ha avuto luogo a Cesarea (a nord di Tel Aviv) di fronte alla residenza privata di Netanyahu.
Se il governo Netanyahu vacilla anche il regime di Teheran non vive una stagione di grande consenso, anzi. Infatti in Iran è stata registrata un’astensione record alle urne per rinnovare il Parlamento e l’assemblea degli Esperti, che dovrà eleggere la prossima guida suprema, lanciando un messaggio chiaro di protesta nelle prime elezioni indette dopo la morte di Mahsa Amini. È la più bassa affluenza dai tempi della rivoluzione islamica del 1979: solo il 41%, secondo i dati ufficiali, è andato a votare con punte addirittura poco sotto il 24% a Teheran (erano 8 milioni gli aventi diritto nella sola capitale). Un minimo storico, sostengono i dissidenti secondo i quali l’affluenza reale si sarebbe fermata “al 30%”. Un dato che mostra la quasi totale assenza dai seggi dei riformisti, intellettuali, studenti e anche di parte dei moderati.