Voto di scambio a Bari: indagata l’assessora regionale “Lady Preferenze” Maurodinoia
ABari Anita Maurodinoia la chiamano “Lady preferenze”: nel 2019 circa 6.400 al Comune di Bari con “Sud al centro”, l’anno dopo quasi 20.000 alla Regione Puglia nel Pd, exploit che le valse l’assessorato regionale ai Trasporti. Da ieri Maurodinoia sa di essere indagata per voto di scambio politico-mafioso nell’inchiesta “Posto Fisso” della Procura di Bari: 130 arresti nei giorni scorsi tra cui l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e sua moglie Mari Lorusso, consigliere comunale a Bari. L’assessora lo ha appreso dalla Gazzetta del Mezzogiorno, che ieri riportava a tutta pagina il suo coinvolgimento nell’inchiesta. È indagata dal 2019, secondo gli atti che i cronisti pugliesi hanno visionato. Tirata in ballo da alcune intercettazioni e dalle parole di alcuni pentiti. Ed ora ovviamente si apre un problema politico. Il governatore Michele Emiliano per il momento butta la palla in tribuna. “Agiremo, se sarà il caso, quando avremo le carte in mano. Non possiamo certo intervenire sulle suggestioni – le parole di Emiliano – in questa fase non c’è da fare alcunché né da prendere alcun provvedimento. Occorrerebbe capire di che cosa si sta parlando con precisione. Da quello che leggo si tratta di fatti risalenti a 4-5 anni fa e forse ancora di più”. Maurodinoia non risulta tra le persone citate nella richiesta di arresto della Dda, e questo potrebbe far pensare che la sua posizione sia stata inserita in un altro fascicolo. Nei giorni scorsi sono state rivelate intercettazioni che la citano e la riguardano. Una, pubblicata dal Fatto, riferisce di un suo presunto incontro al bar con Tommaso Lovreglio, il nipote del boss Savino Parisi. Secondo il racconto di Lovreglio in una intercettazione, lei gli avrebbe offerto un caffè e poi gli avrebbe chiesto come sta il padre: “Ma che gran signore papà tuo”! Battista Lovreglio, elemento di primo piano del clan, e cognato del boss.
Maurodinoia ha smentito, dicendo di non conoscerlo. E ieri ha dettato alle agenzie: “Apprendo solo da organi di stampa di essere indagata, consapevole della mia assoluta estraneità a qualsivoglia ‘combine’ elettorale o illecito di qualsiasi tipo. Constato, da quel che mi è dato leggere che fonte di prova sarebbero intercettazioni tra persone che non conosco, le quali, oltre me, nominano, con disinvolta leggerezza, soggetti, anch’essi, non coinvolti nei tristi fatti agli onori della cronaca”.