Bagarinaggio al Colosseo, autorizzata la sub-rivendita
Al Colosseo, il più visitato monumento italiano, da maggio, cambia il gestore della biglietteria, dal 1997 (dal 2010 in proroga) in capo alla stessa società. “Un cambio di passo radicale” aveva scritto il Parco a novembre, annunciando l’aggiudicazione a Mida Ticket, si passa da una concessione a un appalto. Uno dei nodi da sciogliere era quello del bagarinaggio, finito anche nel mirino dell’antitrust: negli ultimi anni accadeva sempre più spesso che i biglietti, scarsi o assenti nei canali ufficiali, fossero disponibili nei siti di rivenditori terzi, che però li vendevano a 50, 70 euro, invece che ai 18 delle biglietterie ufficiali: il rincaro era giustificato con la presenza di servizi in più, quali visita guidata o “saltafila”. Un sistema che il Parco addebitava al gestore Coopculture, che vendeva in anticipo di grossi quantitativi di biglietti ad aziende partner. Si cambia, quindi? Giovedì il Parco del Colosseo ha pubblicato una manifestazione di interesse per creare un albo di aziende “partner”, valido fino al 31 dicembre 2024. Questi “partner” potranno acquistare in anticipo biglietti, mese per mese, indicando fascia oraria e quantità desiderata. Per poi rivenderli, ma solo “in combinazione con uno o più ulteriori servizi costituenti un’offerta turistico/culturale di qualità”. I “partner” potranno anche individuare, sotto la loro responsabilità, degli altri “sub-distributori”, autorizzati a loro volta a rivendere i biglietti nei loro canali, sempre seguendo le regole stabilite dal Parco. Il Parco del Colosseo, insomma, si presta ad autorizzare la “sub-distribuzione” dei biglietti, limitandosi a una questione di controllo e regole. Al Fatto spiega che la rivendita “corrisponderà a circa il 30% del totale: non parliamo quindi della maggior parte dei biglietti ma di una parte marginale”, e il Parco stabilirà un tetto massimo giornaliero. Unicità italiana, quella dei sub-rivenditori autorizzati. Se non puoi sconfiggerli, tanto vale scenderci a patti.