Mar Rosso, l’italia s’aspetta attacchi: “È un’area bellica”
Mentre la missione navale europea Aspides naviga verso il vaglio del Parlamento, l’eco delle cannonate sparate dal nostro cacciatorpediniere Duilio sabato, di pattuglia nel mar Rosso, continua a risuonare a Roma. Del resto si è trattato della risposta al primo attacco contro una nave militare italiana dalla Seconda Guerra Mondiale. La dinamica dell’abbattimento del drone armato lanciato dalla milizia yemenita Houthi sostenuta dall’iran intanto è stata rivelata dal comandante della nave. Il capitano di vascello Andrea Quondamatteo ha detto: “Nave Duilio nel Mar Rosso meridionale ha localizzato una traccia aerea sconosciuta. Il profilo era minaccioso e, a seguito di riconoscimento ottico attraverso i sensori di bordo di un drone della stessa tipologia e comportamento di quelli che nei giorni scorsi si sono resi autori degli attacchi al traffico mercantile in area, Nave
Duilio ha reagito per autodifesa. Dobbiamo mettere a sistema che non è un’area no-risk, ma anzi è una conflict zone”. In serata, il ministro Guido Crosetto ribadisce il concetto: “Ci aspettavamo degli attacchi, ma attaccare deliberatamente una nave italiana dimostra quanto gli Houthi siano pericolosi”.
La missione europea a guida tattica italiana (i greci ne hanno invece il comando strategico) è a scopo esclusivamente difensivo e mira a ripristinare la sicurezza marittima delle rotte indo-mediterranee tra Europa e Asia messe sotto attacco dagli Houthi, che da ottobre hanno aumentato gli attacchi contro le imbarcazioni commerciali nel Mar Rosso e nel Canale di Suez come rappresaglia contro Israele e i suoi alleati per la guerra di Gaza. Il capitano Quondamatteo ha poi sottolineato che Duilio è pronta a fare lo stesso lavoro delle navi che l’ hanno preceduta “non appena avremo l’ok del Parlamento”.
Gli Houthi intanto cercano di deviare l’attenzione dalle accuse di violazione del diritto internazionale accusando a propria volta gli Stati Uniti e il Regno Unito del danneggiamento registrato circa una settimana fa di tre cavi sottomarini nella zona del Mar Rosso compresa fra la città saudita di Gedda e lo Stato del Gibuti. In una nota rilasciata dal ministero dei Trasporti del governo Houthi della capitale Sana’a, non riconosciuto dalla comunità internazionale, la milizia sciita minaccia di “continuare ad attaccare le navi britanniche come accaduto alla Rubymar affondata nel Golfo di Aden. “Lo Yemen continuerà ad affondare altre navi britanniche, e qualsiasi ripercussione o altro danno verrà aggiunto al conto della Gran Bretagna”, ha affermato Hussein al-ezzi, viceministro degli Esteri Houthi, come riferisce Al Jazeera online. Secondo numerosi esperti militari tuttavia gli Houthi a un certo punto non avranno più la capacità di aggredire le imbarcazioni internazionali perché la missione navale occidentale sta fermando le navi cariche di munizioni e armi che l’iran manda ai suoi affiliati.
L’iran, secondo il Wall Street Journal che cita fonti dell’intelligence sudanese, avrebbe peraltro fatto pressione senza successo sul Sudan affinché gli permettesse di costruire una base navale permanente sulla costa africana del Mar Rosso. Un’infrastruttura che avrebbe permesso a Teheran di monitorare il traffico marittimo da e per il Canale di Suez e Israele.
L’IPOTESI L’IRAN AVREBBE CHIESTO UNA BASE AL SUDAN SULLA COSTA