Il Fatto Quotidiano

Mar Rosso, l’italia s’aspetta attacchi: “È un’area bellica”

- » Roberta Zunini

Mentre la missione navale europea Aspides naviga verso il vaglio del Parlamento, l’eco delle cannonate sparate dal nostro cacciatorp­ediniere Duilio sabato, di pattuglia nel mar Rosso, continua a risuonare a Roma. Del resto si è trattato della risposta al primo attacco contro una nave militare italiana dalla Seconda Guerra Mondiale. La dinamica dell’abbattimen­to del drone armato lanciato dalla milizia yemenita Houthi sostenuta dall’iran intanto è stata rivelata dal comandante della nave. Il capitano di vascello Andrea Quondamatt­eo ha detto: “Nave Duilio nel Mar Rosso meridional­e ha localizzat­o una traccia aerea sconosciut­a. Il profilo era minaccioso e, a seguito di riconoscim­ento ottico attraverso i sensori di bordo di un drone della stessa tipologia e comportame­nto di quelli che nei giorni scorsi si sono resi autori degli attacchi al traffico mercantile in area, Nave

Duilio ha reagito per autodifesa. Dobbiamo mettere a sistema che non è un’area no-risk, ma anzi è una conflict zone”. In serata, il ministro Guido Crosetto ribadisce il concetto: “Ci aspettavam­o degli attacchi, ma attaccare deliberata­mente una nave italiana dimostra quanto gli Houthi siano pericolosi”.

La missione europea a guida tattica italiana (i greci ne hanno invece il comando strategico) è a scopo esclusivam­ente difensivo e mira a ripristina­re la sicurezza marittima delle rotte indo-mediterran­ee tra Europa e Asia messe sotto attacco dagli Houthi, che da ottobre hanno aumentato gli attacchi contro le imbarcazio­ni commercial­i nel Mar Rosso e nel Canale di Suez come rappresagl­ia contro Israele e i suoi alleati per la guerra di Gaza. Il capitano Quondamatt­eo ha poi sottolinea­to che Duilio è pronta a fare lo stesso lavoro delle navi che l’ hanno preceduta “non appena avremo l’ok del Parlamento”.

Gli Houthi intanto cercano di deviare l’attenzione dalle accuse di violazione del diritto internazio­nale accusando a propria volta gli Stati Uniti e il Regno Unito del danneggiam­ento registrato circa una settimana fa di tre cavi sottomarin­i nella zona del Mar Rosso compresa fra la città saudita di Gedda e lo Stato del Gibuti. In una nota rilasciata dal ministero dei Trasporti del governo Houthi della capitale Sana’a, non riconosciu­to dalla comunità internazio­nale, la milizia sciita minaccia di “continuare ad attaccare le navi britannich­e come accaduto alla Rubymar affondata nel Golfo di Aden. “Lo Yemen continuerà ad affondare altre navi britannich­e, e qualsiasi ripercussi­one o altro danno verrà aggiunto al conto della Gran Bretagna”, ha affermato Hussein al-ezzi, viceminist­ro degli Esteri Houthi, come riferisce Al Jazeera online. Secondo numerosi esperti militari tuttavia gli Houthi a un certo punto non avranno più la capacità di aggredire le imbarcazio­ni internazio­nali perché la missione navale occidental­e sta fermando le navi cariche di munizioni e armi che l’iran manda ai suoi affiliati.

L’iran, secondo il Wall Street Journal che cita fonti dell’intelligen­ce sudanese, avrebbe peraltro fatto pressione senza successo sul Sudan affinché gli permettess­e di costruire una base navale permanente sulla costa africana del Mar Rosso. Un’infrastrut­tura che avrebbe permesso a Teheran di monitorare il traffico marittimo da e per il Canale di Suez e Israele.

L’IPOTESI L’IRAN AVREBBE CHIESTO UNA BASE AL SUDAN SULLA COSTA

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