La Ue affila le armi e difende la “sua” Spotify: multa Apple per 1,8 miliardi
“Come le banane negli anni 70”
L’Antitrust Ue ha comminato una multa record: 1,8 miliardi di euro che valgono come “deterrente” a cui si aggiungono 40 milioni di sanzione vera e propria, nei confronti di Apple, accusata di aver violato le regole sulla concorrenza per i servizi di streaming musicale. In pratica, secondo quanto emerso dalle indagini ormai pluriennali, Cupertino impedirebbe agli sviluppatori delle app di informare gli utenti che hanno iphone e ipad dell’esistenza di servizi di streaming musicale alternativi. L’indagine è partita infatti da un reclamo di Spotify, che è una delle app di settore più diffuse e che, soprattutto, è svedese. Nata e cresciuta in Europa.
“PER UN DECENNIO,
Apple ha abusato della propria posizione dominante nel mercato dello streaming musicale attraverso l’app Store – ha detto ieri la vicepresidente della Commissione europea Margrethe Vestager – Lo ha fatto impedendo agli sviluppatori di informare i consumatori sui servizi musicali alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’ecosistema Apple”. L’UE ha anche ordinato ad Apple di rimuovere tutti gli ostacoli e Vestager ha sottolineato che Bruxelles sta pure considerando se l’azienda sia conforme alla nuova legge sul mercato digitale, la Digital market act (Dma), applicata dal 7 marzo.
L’importo della sanzione è pari allo 0,5% dei ricavi globali di Apple e, dicevamo, segue una denuncia antitrust del marzo 2019 da parte di Spotify che definiva Apple “un giocatore” e un “arbitro” al tempo stesso. L’UE aveva annunciato l’indagine nel 2020, nel 2021 c’era stata la comunicazione formale. Nei due anni successivi l’accusa è stata perfezionata, perdendo alcuni elementi e concentrandosi su altri. Si era parlato a lungo dell’ipotesi di una multa da 500 milioni di euro, oggi si è arrivati a quasi due miliardi di cui la quasi totalità riguarda il calcolo dei danni potenziali agli utenti dell’ue. Inoltre, le misure imposte a Cupertino riguardano non solo lo streaming musicale ma tutti i prodotti del suo negozio virtuale.
Apple ha risposto attaccando la decisione, sostenendo che non ci sia “alscale cuna prova credibile di danni ai consumatori” ma solo “un mercato che è fiorente, competitivo e in rapida crescita”. Sostiene che Spotify voglia “riscrivere le regole dell'app Store per adattarle ai propri interessi commerciali” e la indica come una piattaforma che da un decennio avrebbe tentato di formulare lamentele sulla concorrenza con “poche basi nella realtà”. “Questa decisione non è fondata sulle leggi esistenti sulla concorrenza” scrive Apple alludendo all’intenzione della Commissione di far rispettare il Digital Markets Act prima che diventi legge. “Paradossalmente, in nome della concorrenza, la decisione consolida la posizione dominante di un’azienda europea che è leader indiscusso del mercato della musica digitale”. Alla domanda se la decisione segni un cambiamento politico per la Commissione, Vestager ha risposto che le autorità antitrust del blocco hanno “l’obbligo di continuare a sviluppare il modo in cui vediamo la nostra base giuridica per garantirne la pertinenza”. Poi: “Questo è un caso raro. Sappiamo per certo che negli anni 70 ci fu un caso sulle banane – ha spiegato ricordando la lotta che ci fu sull’apertura ai mercati esteri contro le multinazionali statunitensi –. È bello passare dalle banane alle mele”.
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