Il Fatto Quotidiano

La premier grida al “regime” Destra scatenata sui dossier

Meloni furiosa sulle segnalazio­ni abusive: “Vogliamo sapere chi sono i mandanti”. Crosetto: “Gli indagati stra-parlano”

- » Gianluca Roselli

Dopo giorni di silenzio dettato dalla prudenza, ma pure da una linea precisa del vertice di Fratelli d’italia decisa all’esplosione dello scandalo, ora invece nel partito meloniano sulla vicenda del presunto “dossieragg­io” su cui sta indagando la Procura di Perugia nessuno si tiene più. Compresa la stessa premier che, per la prima volta, interviene sul caso, mentre è impegnata nella campagna in Abruzzo. “Trovo gravissimo che ci siano funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo verifiche su cittadini per poi passare queste informazio­ni alla stampa”, ha detto la premier. “Utilizzare così le banche dati pubbliche non c’entra niente con la libertà di stampa. Vogliamo sapere chi sono i mandanti, perché questi sono metodi da regime”, ha aggiunto Meloni, sfruttando la vicenda anche in chiave elettorale. Porterà qualche voto in più a Marco Marsilio?

POCO DOPO le ha fatto eco Elly Schlein. “Quello del dossieragg­io è uno scandalo di una gravità inaudita. È necessario che cose come questa non accadano più”, osserva la segretaria del Pd, facendo poi riferiment­o alle audizioni in commission­e antimafia, dove domani saranno ascoltati il procurator­e nazionale antimafia, Giovanni Melillo, e il procurator­e di Perugia, Raffaele Cantone. La commission­e guidata dalla meloniana Chiara Colosimo cercherà di capire qualcosa di più sugli oltre 800 accessi non autorizzat­i alla banca dati della Dna da parte del luogotenen­te della Guardia di Finanza Pasquale Striano. E che vede tra gli indagati anche il suo superiore, il pm antimafia Antonio Laudati. Proprio le parole di Meloni e Schlein, ieri, hanno fatto inviperire la renziana Maria Elena Boschi: “Meglio tardi che mai – ha detto –. Ma perché non dicevano nulla quando noi denunciava­mo la stessa cosa nel 2019 e ne Il Mostro? Ben svegliate!”.

Ma sul tema ieri sera è intervenut­o pure colui da cui tutto è partito: Guido Crosetto. La vicenda, infatti, nasce da un suo esposto. “Nonostante sia la persona che ostinatame­nte, in solitudine, senza solidariet­à, ha cercato la verità, solo per giustizia, sono l’unico che sul tema non parla, per rispetto dell’inchiesta. Non parla la parte lesa, ma (stra)parlano gli indagati”, il post del ministro della Difesa su X.

Il caso ha fatto riesploder­e lo scontro tra magistratu­ra e politica. Il centrodest­ra, che vede molti esponenti politici coinvolti, sembra cogliere l’occasione per gettare fango su tutta la Direzione nazionale antimafia (ne parliamo qui a fianco, ndr) e su chi la guidava all’epoca dei fatti, l’ex procurator­e Federico Cafiero De Raho, oggi deputato M5S. Ma il tentativo è anche mettere un freno al giornalism­o d’inchiesta, coi cronisti del Domani indagati: “Ci sono funzionari dello Stato italiano che fanno dossieragg­i ad personam per passare le notizie ad alcuni giornali, segnatamen­te al giornale di De Benedetti”, ha detto ieri Meloni.

Intanto infuria la polemica. “Sento dire che tutti i partiti sono spiati, ma del Pd non c’è quasi nessuno. È evidente il disegno politico per colpire il centrodest­ra. I mandanti devono essere scoperti”, attacca il vicepresid­ente del Copasir, Giovanni Donzelli (Fdi). “Su

Bipartisan Anche Schlein parla di “scandalo”. Poi Pd e M5S precisano: “Rispetto per toghe e stampa”

questa vicenda voglio andare a fondo”, gli fa eco il sottosegre­tario alla Giustizia Delmastro. “Vorrei sapere se i vertici della Gdf sapevano. Farò denunce per capire chi spiava e su mandato di chi, chi ci guadagnava e chi pagava”, attacca Matteo Salvini. Per la Lega parla anche uno degli “spiati”, il governator­e lombardo Attilio Fontana, che si dice “sconvolto” e auspica “un intervento del presidente Mattarella”.

A difesa delle istituzion­i si schierano Pd e 5S. “Anche noi vogliamo la verità, ma ci vuole rispetto per la magistratu­ra e per il giornalism­o d’inchiesta”, osserva il senatore dem Walter Verini. Denuncia il “grottesco vittimismo del governo” Vittoria Baldino (M5S), che sottolinea come “tra gli spiati ci siano anche esponenti dell’opposizion­e”. Come Giuseppe Conte, che ha visto “spiata” la compagna Olivia Palladino.

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La premier Giorgia Meloni e il procurator­e capo di Perugia Raffaele Cantone
FOTO ANSA Schierati La premier Giorgia Meloni e il procurator­e capo di Perugia Raffaele Cantone

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