La premier grida al “regime” Destra scatenata sui dossier
Meloni furiosa sulle segnalazioni abusive: “Vogliamo sapere chi sono i mandanti”. Crosetto: “Gli indagati stra-parlano”
Dopo giorni di silenzio dettato dalla prudenza, ma pure da una linea precisa del vertice di Fratelli d’italia decisa all’esplosione dello scandalo, ora invece nel partito meloniano sulla vicenda del presunto “dossieraggio” su cui sta indagando la Procura di Perugia nessuno si tiene più. Compresa la stessa premier che, per la prima volta, interviene sul caso, mentre è impegnata nella campagna in Abruzzo. “Trovo gravissimo che ci siano funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo verifiche su cittadini per poi passare queste informazioni alla stampa”, ha detto la premier. “Utilizzare così le banche dati pubbliche non c’entra niente con la libertà di stampa. Vogliamo sapere chi sono i mandanti, perché questi sono metodi da regime”, ha aggiunto Meloni, sfruttando la vicenda anche in chiave elettorale. Porterà qualche voto in più a Marco Marsilio?
POCO DOPO le ha fatto eco Elly Schlein. “Quello del dossieraggio è uno scandalo di una gravità inaudita. È necessario che cose come questa non accadano più”, osserva la segretaria del Pd, facendo poi riferimento alle audizioni in commissione antimafia, dove domani saranno ascoltati il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, e il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone. La commissione guidata dalla meloniana Chiara Colosimo cercherà di capire qualcosa di più sugli oltre 800 accessi non autorizzati alla banca dati della Dna da parte del luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano. E che vede tra gli indagati anche il suo superiore, il pm antimafia Antonio Laudati. Proprio le parole di Meloni e Schlein, ieri, hanno fatto inviperire la renziana Maria Elena Boschi: “Meglio tardi che mai – ha detto –. Ma perché non dicevano nulla quando noi denunciavamo la stessa cosa nel 2019 e ne Il Mostro? Ben svegliate!”.
Ma sul tema ieri sera è intervenuto pure colui da cui tutto è partito: Guido Crosetto. La vicenda, infatti, nasce da un suo esposto. “Nonostante sia la persona che ostinatamente, in solitudine, senza solidarietà, ha cercato la verità, solo per giustizia, sono l’unico che sul tema non parla, per rispetto dell’inchiesta. Non parla la parte lesa, ma (stra)parlano gli indagati”, il post del ministro della Difesa su X.
Il caso ha fatto riesplodere lo scontro tra magistratura e politica. Il centrodestra, che vede molti esponenti politici coinvolti, sembra cogliere l’occasione per gettare fango su tutta la Direzione nazionale antimafia (ne parliamo qui a fianco, ndr) e su chi la guidava all’epoca dei fatti, l’ex procuratore Federico Cafiero De Raho, oggi deputato M5S. Ma il tentativo è anche mettere un freno al giornalismo d’inchiesta, coi cronisti del Domani indagati: “Ci sono funzionari dello Stato italiano che fanno dossieraggi ad personam per passare le notizie ad alcuni giornali, segnatamente al giornale di De Benedetti”, ha detto ieri Meloni.
Intanto infuria la polemica. “Sento dire che tutti i partiti sono spiati, ma del Pd non c’è quasi nessuno. È evidente il disegno politico per colpire il centrodestra. I mandanti devono essere scoperti”, attacca il vicepresidente del Copasir, Giovanni Donzelli (Fdi). “Su
Bipartisan Anche Schlein parla di “scandalo”. Poi Pd e M5S precisano: “Rispetto per toghe e stampa”
questa vicenda voglio andare a fondo”, gli fa eco il sottosegretario alla Giustizia Delmastro. “Vorrei sapere se i vertici della Gdf sapevano. Farò denunce per capire chi spiava e su mandato di chi, chi ci guadagnava e chi pagava”, attacca Matteo Salvini. Per la Lega parla anche uno degli “spiati”, il governatore lombardo Attilio Fontana, che si dice “sconvolto” e auspica “un intervento del presidente Mattarella”.
A difesa delle istituzioni si schierano Pd e 5S. “Anche noi vogliamo la verità, ma ci vuole rispetto per la magistratura e per il giornalismo d’inchiesta”, osserva il senatore dem Walter Verini. Denuncia il “grottesco vittimismo del governo” Vittoria Baldino (M5S), che sottolinea come “tra gli spiati ci siano anche esponenti dell’opposizione”. Come Giuseppe Conte, che ha visto “spiata” la compagna Olivia Palladino.