Carovita, pure l’istat certifica: il “carrello tricolore” ha fallito
Nel 4° trimestre -1,4%, persi 4 miliardi: gelata sul Pil
Il “carrello tricolore”, il calmiere dei prezzi dei beni di largo consumo lanciato dal governo Meloni tra ottobre e dicembre con l’adesione volontaria della distribuzione commerciale, è stato un fallimento. Lo attestano i dati Istat sull’andamento dell’economia italiana nel quarto trimestre dell’anno scorso. Rispetto ai tre mesi precedenti, i consumi delle famiglie sono crollati dell’1,4% nonostante il tentativo di frenare i prezzi.
“DATO GRAVE
e preoccupante”, spiega Massimiliano Dona, presidente dell’unione nazionale consumatori. “Il calo della spesa delle famiglie ha sottratto ben 0,8 punti percentuali alla crescita del Pil, perché i consumi delle famiglie rappresentano il 58,1% del Pil. L’italia non può crescere oltre lo zero virgola finché le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese: se le famiglie non spendono, i commercianti non vendono e le imprese non producono. O si ridà capacità di spesa alle famiglie, ad esempio riabbassando l’iva sul gas, o non si va da nessuna parte”, conclude Dona.
“La crescita si consolida leggermente, ma i consumi non ripartono, anzi: gli ultimi tre mesi dell’anno fanno registrare una frenata della spesa delle famiglie, che diminuisce di circa 4 miliardi rispetto al trimestre precedente”, spiega l’ufficio economico di Confesercenti. “Il punto focale rimane purtroppo la variazione negativa (-1,4%) rispetto al trimestre precedente della spesa delle famiglie. Un dato che dimostra che la dinamica dei consumi non sta ancora beneficiando dell’arretramento dell’inflazione, iniziato proprio a ottobre dello scorso anno. Seppur in presenza di un miglioramento sul fronte dei prezzi, infatti, le famiglie non sono state in grado di aumentare la spesa, anche perché stanno ricostituendo i livelli di risparmio erosi negli ultimi due anni per sostenere i livelli di consumi”, prosegue la nota. “Uno scenario che ha generato un Natale e finale d’anno decisamente sottotono per i consumi e quindi anche per il commercio, il cui valore aggiunto cala di 0,4 punti rispetto ai tre mesi precedenti, la seconda variazione negativa nell’anno. Per uscire da questa situazione, è necessario intervenire per restituire risorse alle famiglie”. Per il commercio al dettaglio, anche febbraio è rimasto un mese freddo. L’indice di fiducia del comparto si ferma a 100,6: escludendo il periodo della pandemia, è stato il mese peggiore dal 2015, afferma Confesercenti.
I consumi calano soprattutto per effetto del caro-vita e del mancato adattamento dei salari all’inflazione. Una situazione che colpisce soprattutto i giovani e le famiglie con figli, come emerge dall’indagine di Niq Global Consumer Outlook 2024 realizzata col supporto di Gfk. Quasi 1 italiano su 3 dichiara di affrontare una condizione economica peggiore quest’anno rispetto al 2023. La stagnazione dei salari dei lavoratori durante il boom dell’inflazione ha tagliato del 7,3% il potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto quelle più deboli. E gli italiani restano pessimisti sul futuro.