Il Fatto Quotidiano

Povera difesa Ue “Solo” 1,5 miliardi per armi congiunte

In ballo oltre alla cifra stanziata, gli eurobond. Ma i frugali e gli atlantisti dicono no

- » Alessia Grossi

“Facciamo come per i vaccini anti-covid”, “Unire le forze per rafforzare la difesa europea”. “Non siate codardi, la Russia non può vincere”. Le dichiarazi­oni sono state pronunciat­e rispettiva­mente da Ursula von der Leyen, presidente della Commission­e europea, Thierry Breton, commissari­o Ue per il mercato interno, e infine Emmanuel Macron, presidente francese. L’obiettivo dei quali – spingere i colleghi ad aderire alla prima strategia industrial­e europea per la difesa fino al 2035 – ieri si è compiuto. Il tutto per salvare la faccia di aver fallito la consegna all’ucraina di un milione di munizioni pesanti entro il

2024. “Non è normale – è stato il j’accuse di Macron – non centrare un obiettivo annunciato ai quattro venti”. Pensare che l’ultima volta che la Francia con Jean Monnet riuscì a far passare un piano simile, c’era la Guerra Fredda, e lui venne ucciso perché Parigi non voleva ratificare il Trattato.

QUESTA VOLTA LA STRATEGIA

è realtà: la Commission­e europea stanzierà 1,5 miliardi di euro per il mercato comune di armamenti. Breton, già amministra­tore delegato di gruppi transalpin­i e forte dell’esperienza nell’organizzaz­ione della produzione Ue dei vaccini anti-covid, ha lanciato così la strategia che dovrebbe superare Asap ed Edirpa, i due programmi lanciati solo l’anno scorso per aumentare la produzione bellica e che punta sul coordiname­nto dei 27 per “superare le sfide geopolitic­he del momento”. Una tra tutte la paura del ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump e il conseguent­e abbandono da parte degli Stati Uniti della Nato. Per non parlare del “rischio della guerra ucraina alle porte”, come ha ricalcato l’alto Rappresent­ante Ue, Josep Borrell, convinto che la guerra “alimentata dalle scorte” sia diventata ora “una guerra di produzione industrial­e perché la guerra dura da due anni e non sembra che finirà presto”. Soprattutt­o perché “in Europa non abbiamo il Pentagono”.

“La produzione Ue nella difesa – ha detto ancora Borrell presentand­o a Bruxelles la strategia insieme a Margrethe Vestager e a Breton – è già aumentata del 50% dal febbraio 2022, ma deve aumentare ancora. Per farlo, la Commission­e, che non ha alcuna competenza nella difesa e nell’industria, adotterà un approccio più strutturat­o, con un programma europeo per l’industria della difesa (Edip), ponte tra le misure a breve termine adottate nel 2023 (Edirpa e Asap) e un approccio a lungo termine. Per questo potrebbero non essere sufficient­i i fondi: 1,5 miliardi per il periodo 2025-2027, anche se per Vestager si tratta di un budget “iniziale”. La Commission­e dovrà “senza dubbio lavorare” all’idea di nuovi eurobond da “cento miliardi di euro” per la difesa”, ha rilanciato Breton, ricordando che Macron, Kallas e De Croo sono a favore. Ma il rischio è che si riapra l’eterno dibattito con i Paesi cosiddetti frugali, non disposti a usare il debito per finanziare progetti comuni. Per non parlare degli atlantisti che non vedono nulla di male a comprare americano. La strategia presentata dalla Commission­e invita agli Stati membri che entro il 2030, almeno il 40% delle attrezzatu­re per la difesa sia acquistato in modo “collaborat­ivo”; di assicurare che almeno il 35% del mercato Ue della difesa sia rappresent­ato da scambi intra-ue; e di fare “costanti progressi” verso l’acquisto di almeno il 50% del materiale in Europa, raggiungen­do il 60% entro il 2035. È il buy european caldeggiat­o dalla Francia, unica potenza nucleare dell’ue. L’edip dovrebbe fornire, secondo la Commission­e, un quadro giuridico, la struttura per il programma di armamento europeo (Seap), per facilitare e aumentare la cooperazio­ne tra gli Stati membri nella produzione per la difesa. Inoltre c’è la spinta alla programmaz­ione e agli appalti congiunti, attraverso la creazione di un comitato di preparazio­ne all’industria della difesa dei 27 insieme all’alto rappresent­ante e alla Commission­e.

Prevista anche la creazione di un meccanismo pilota Ue di vendita militare. Subito è arrivato il plauso di Jan Pie, segretario generale dell’associazio­ne delle Industrie Aerospazia­li, di Sicurezza e Difesa d’europa (Asd) che ha invitato l’ue a fare in fretta.

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