Il Fatto Quotidiano

I test anti-magistrati: Berlusconi è vivo e lotta insieme a loro

- MASSIMO FINI

Berlusconi è morto e consuma il suo Eterno riposo nel mausoleo di Arcore, ma la sua anima, sarebbe meglio dire il suo spirito, aleggia ancora da qualche parte se non in Cielo, perché sarebbe azzardatis­simo dire quale posto occupi l’ex Cavaliere in quel lontanissi­mo e remoto Empireo, perché innanzitut­to bisognereb­be dare per presuppost­o che esista un Cielo e che in quel luogo si eserciti, oltre a quello di primo grado, l’appello, la Cassazione, la Revisione, la Corte internazio­nale dei diritti dell’uomo, anche un sesto e insindacab­ile giudizio, il Giudizio Universale, che dovrebbe punire alla fine dei Tempi i disonesti, i corrotti, i corruttori, i truffatori di ragazze minorenni e orfane, e premiare coloro che in vita si sono comportati correttame­nte, cioè gli eterni fessi, insieme ai risparmiat­ori, ripagati, secondo il Verbo del Cristo, perché “è dei poveri di spirito il Regno dei Cieli” e poi “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco varchi la porta del Paradiso”. Campa cavallo, anzi cammello, perché per avere un po’ di giustizia dovremmo aspettare la fine dei Tempi.

Comunque, se non si può sapere se lo spirito di Berlusconi aleggi nel Regno dei Cieli, non si sa mai, agisce, e molto concretame­nte, nient’affatto spiritualm­ente, sulla Terra.

Si sa che a Berlusconi i magistrati non sono mai stati molto simpatici. Li definì “antropolog­icamente pazzi”, non esseri umani in senso proprio, così come non gli è mai andata a genio la magistratu­ra nel suo complesso, per cui, lui premier, in terra di Spagna definì il legittimo, anzi doveroso, agire di Mani Pulite “una guerra civile”. Queste sì sono cose che non stanno né in Cielo né in Terra e che possono avvenire solo in Italia. In nessun altro Paese sarebbero passate senza qualche bacchettat­a del presidente della Repubblica, da noi niente, aggiungend­o così brace al fuoco della protervia berlusconi­ana cui contribuì parecchio Vittorio Feltri per cui per anni, sul Giornale da lui diretto (ho la raccolta completa), non c’era errore di un magistrato, commesso sia pure in Nuova Zelanda, che non trovasse posto in prima pagina.

Adesso sull’onda dello Spirito berlusconi­ano si riaffaccia la proposta di un test psicologic­o non solo per chi sta facendo tirocinio per entrare in magistratu­ra, ma anche, come pare di capire nel confusissi­mo dibattito che questa proposta ha generato, ai magistrati già in servizio. Si è parlato anche di un Tso per costoro. È ovvio che se passasse questa proposta, che vede come capofila, non a caso, un senatore di Forza Italia, Pierantoni­o Zanettin, appena un pm prendesse un’iniziativa sgradita o un giudice deliberass­e in modo altrettant­o sgradito, si scatenereb­be mediaticam­ente e anche politicame­nte la caccia al magistrato. Emblematic­o è il caso del giudice Raimondo Mesiano, nel 2009, che aveva condannato Fininvest a risarcire la Cir di De Benedetti. Dopo un’udienza fu pescato da una troupe di Mediaset seduto su una panchina mentre fumava e gli si vedevano, sotto il risvolto, dei calzini color turchese. Segno inequivoca­bile, secondo la troupe di Mediaset, ripresa poi da altri media berlusconi­ani, di un’instabilit­à mentale. La troupe fu poi condannata per violazione della privacy e il direttore di Videonews, Claudio Brachino, fu sospeso dall’ordine dei giornalist­i. Ma intanto la minaccia mafiosa era arrivata. Stessa sorte era toccata a John Henry Woodcock, non a caso di origine inglese, uno dei nostri magistrati più irreprensi­bili, che non rilascia interviste e quando lascia la città dove vive per una qualche indagine non ne informa nemmeno la propria fidanzata. Da Mani Pulite in poi si è fatta una lotta senza quartiere alla magistratu­ra da parte dei berluscone­s ma non solo, che continua ancora oggi, come la proposta del “test attitudina­le” dimostra.

Berlusconi è morto e sia pace all’anima sua, il berlusconi­smo no e “lotta insieme a noi”, i mascalzoni.

ATTACCHI QUALORA UN PM PRENDESSE UN’INIZIATIVA SGRADITA SI SCATENEREB­BE LA CACCIA

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