Il Fatto Quotidiano

Catania, il sindaco dopo la 13enne stuprata: “I ragazzetti molesti sono esistiti da sempre”

- GIUSEPPE GIUSTOLISI

Èallarme sicurezza a Catania e se ne discute nel consiglio comunale straordina­rio del 4 marzo, convocato dopo la violenza consumata il 30 gennaio nei bagni della villa Bellini ai danni di una ragazzina di 13 anni e di cui sono accusati sette ragazzi di origine egiziana tra i 15 e i 19 anni. A Catania il problema sicurezza esiste, soprattutt­o dopo una certa ora e alcuni quartieri sono difficili. “Paura del crimine, piuttosto che crimine”, prova ad addolcire la pillola Daniele Bottino, capogruppo FDI. Poi interviene il sindaco Enrico Trantino: “I ragazzetti che fischiavan­o, o alla catanese ‘nsuttavano i fimmini’, ci sono sempre stati. Quelli che credevano di manifestar­e la propria forza di sopraffazi­one attraverso condotte fastidiose ci sono sempre stati, ma non lo andavamo a dire ai nostri genitori. Anzi forse all’epoca la situazione era anche più critica di quanto non sia ora perché c’era una capacita di autonomia, di reazione per cui sapevamo come comportarc­i. La mia paura è che stiamo creando troppi gusci all’interno dei quali però non stiamo dando ai nostri figli la condizione di proteggers­i”.

Insorge l’opposizion­e Pd-5stelle che in un comunicato congiunto attacca: “Il sindaco reitera il suo solito numero sulla narrazione distorta che si autoalimen­ta. Auspica che i ragazzini si difendano da soli. Evidenteme­nte vagheggia un mondo in cui i maschi fanno i maschi e le femmine stanno composte. Terrifican­te. Soprattutt­o se il pensiero va ai femminicid­i”. Racconta incredulo al Fatto Graziano Bonaccorsi, consiglier­e M5S: “Il sindaco ha detto in consiglio che non esiste un problema sicurezza perché la sentinella sul territorio è il figlio e se ci fossero problemi di quel tipo glieli riferirebb­e”. “Dichiarazi­oni dettate da puro opportunis­mo politico e quel che sto facendo a Catania è apprezzato anche da ambienti di sinistra”, dice Trantino al Fatto. C’è stato uno stupro. “È un episodio da condannare, che abbiamo condannato. Le mie parole sono state decontestu­alizzate da un intervento molto più ampio. Se si va a vedere il teatro siciliano, ‘nsuttare’ significa importunar­e, il ragazzino che importuna è sempre esistito e mi pare che l’istinto protettivo dei genitori di oggi stia facendo male ai figli”. Insomma alla fine tutto si risolve con lo stereotipo della Catania di Brancati in cui il desiderio maschile si traduce nella pratica di discutere della donna o di importunar­la? “Lei ha ben colto il riferiment­o culturale”. È Trantino che non coglie la differenza tra le chiacchier­e e uno stupro.

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