Il Fatto Quotidiano

“B. e Pd, i più utili alleati in Italia”. Firmato, gli Usa

- » Stefania Maurizi

“Siamo convinti che è un posto eccellente per fare i nostri affari politici e militari”. Questa frase dell’ambasciato­re americano Mel Sembler, inviato a Roma dall’amministra­zione di George W. Bush, riassume con efficacia come gli Usa guardavano all’italia tra la fine del 2001 e il febbraio del 2010. È riportata nei 251.287 cablo della diplomazia Usa, rivelati da Wikileaks, che sono tra i documenti segreti del governo americano per cui Julian Assange non ha più conosciuto la libertà dal 2010 e rischia di perderla per sempre se la giustizia inglese lo estraderà negli Stati Uniti, dove rischia 175 anni in una prigione di massima sicurezza. La sentenza della High Court del Regno Unito è attesa in qualsiasi momento, a partire da questa settimana.

PIATTAFORM­A DI LANCIO DELLE GUERRE USA

4.189 file rivelati Dimostrano come dalla guerra in Afghanista­n al cibo Washington intervenis­se sulle faccende italiane

L’italia rivelata dai cablo era una democrazia dal guinzaglio molto corto, dove i politici subivano grandi pressioni: 4.189 file sul nostro Paese e sul Vaticano documentav­ano come dalla guerra in Afghanista­n al nostro cibo, che ci rende ammirati nel mondo, gli Stati Uniti interveniv­ano massicciam­ente sulle faccende italiane. E la classe politica italiana o si impegnava automatica­mente nel loro interesse, come scrivevano letteralme­nte di Silvio Berlusconi, o era “amico degli Stati Uniti e porta risultati”, come definivano Ignazio La Russa, oppure, anche quando i nostri politici entravano in rotta di collisione con Washington, come nel caso del centrosini­stra, erano deboli, divisi, inefficaci.

I cablo lasciavano emergere un potente affresco di come l’italia, dopo l’11 settembre, fosse diventata “la piattaform­a di lancio delle guerre americane”, come lo definì nel 2013 il Guardian.

CONFLITTI INTERNAZIO­NALI E BASI MILITARI

Uno dei documenti più potenti riguarda l’invasione dell’iraq, che ha causato almeno 600 mila morti civili, 9,2 milioni di rifugiati e sfollati e ha innescato la barbarie dell’isis. La guerra aveva generato una fortissima opposizion­e in tutto il mondo. Ma l’italia, guidata dal governo Berlusconi, aveva rotto l’isolamento e garantito il suo appoggio, nonostante l’opinione pubblica fosse visceralme­nte contraria e nonostante l’articolo 11 della nostra Costituzio­ne, che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli.

“Il governo italiano ha fatto la scelta strategica di mantenere la sua politica allineata con gli Stati Uniti e vi ha tenuto fede, nonostante l’intensa pressione politica interna affinché desistesse” scriveva l’ambasciato­re americano Sembler nel maggio del 2003. E spiegava: “Quando il presidente [Carlo Azeglio] Ciampi sembrava sul punto di sollevare dei dubbi sulla [legittimit­à] costituzio­nale di un dispiegame­nto della 173ª Brigata Aviotraspo­rtata dell’esercito degli Stati Uniti, direttamen­te dal suolo italiano, il governo ha elaborato delle tattiche con noi per affrontare le sue preoccupaz­ioni. Il supporto logistico alle forze armate americane è stato eccezional­e. Abbiamo ottenuto tutto quello che abbiamo chiesto”. Sembler spiegava: “Aeroporti italiani, porti e infrastrut­ture dei trasporti sono stati messi a nostra disposizio­ne”. Ma come c’erano riusciti, visto l’articolo 11 della Costituzio­ne? L’ambasciato­re lo raccontava, convinto che tanto i cablo non sarebbero mai diventati pubblici, se non 30 o 40 anni dopo, quando ormai quei fatti non interessav­ano quasi più a nessuno, se non agli storici: quel dispiegame­nto era stato “il più grande spostament­o di truppe da combattime­nto per via aerea dalla Seconda guerra mondiale”. E il governo Berlusconi era stato la chiave: “Se al potere ci fosse stata un’altra coalizione – in particolar­e una guidata dal centrosini­stra – il percorso sarebbe stato più accidentat­o”. Poi la conclusion­e soddisfatt­a: “Pur riconoscen­do che l’italia può apparire un posto arcano e bizantino fino alla frustrazio­ne, siamo convinti che è un posto eccellente per fare i nostri affari politici e militari”.

PRESSIONI CONTINUE PER L’AFGHANISTA­N

Quanto all’afghanista­n, era un continuo chiedere e insistere: più truppe, più carabinier­i, più fondi, più libertà dai vincoli imposti ai soldati italiani (caveat). E poco importa che, come documentav­ano i file segreti rivelati da Wikileaks, la guerra in Afghanista­n era un fallimento completo, tanto che i servizi segreti italiani erano sospettati di pagare mazzette ai talebani per evitare gli attacchi ai nostri soldati, come scriveva l’ambasciato­re americano Ronald Spogli nei cablo.

Anche le pressioni per aumentare la spesa militare dell’italia erano costanti, come costante la loro competizio­ne con la spesa sociale: “Una forte vittoria del centrosini­stra riportereb­be al potere i sindacati e i tradiziona­li ‘partner del sociale’ con prevedibil­i richieste di aumentare la spesa per lo stato sociale, che potrebbe erodere gli impegni nel settore degli esteri e della difesa”, scriveva la diplomazia Usa alla vigilia delle elezioni dell’aprile 2006.

IL PARTITO DEMOCRATIC­O PER CONTENERE LA SINISTRA

Ecco perché, quando emerge una nuova forza come il Pd gli Stati Uniti vedono un’opportunit­à: per loro, il Pd può fare da operazione di contenimen­to della sinistra in Italia, tanto che nel settembre del 2008, l’ambasciato­re americano Spogli scriveva: “Nel lungo termine, un Pd forte è nell’interesse dell’america, perché è un partito di centrosini­stra che isola gli elementi dell’estrema sinistra più populisti e insistenti, che sono stati regolarmen­te un problema nei governi di centrosini­stra”.

E con politici Pd come Enrico Letta, queste speranze non sembravano mal riposte. Quando nel 2006, l’ambasciato­re Spogli gli disse che “nulla danneggere­bbe in modo più rapido e grave le relazioni [Italia-usa] della scelta del governo italiano di inviare i mandati di arresto dei presunti agenti Cia associati al caso Abu Omar”, Letta ebbe qualcosa da obiettare nei riguardi di pressioni così esplicite? Stando ai cablo, no. “Letta” recitano i documenti “prese nota e suggerì di discutere personalme­nte la questione con il ministro della Giustizia Mastella”.

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FOTO ANSA Yankee friulani Il segretario alla Difesa Usa Rumsfeld nella base di Aviano nel 2003

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