.ACCORDI À LA CARTE:. .NATO FRANTUMATA.
Come ampiamente previsto e anticipato dal ministro Tajani nella audizione alla Camera del 22 febbraio, è stato diramato il testo dell’“accordo sulla Sicurezza e Cooperazione” tra Italia e Ucraina, firmato a Kiev il 24 febbraio 2024.
Nell’incontro con i parlamentari, il ministro ha ben mitigato l’efficacia dell’accordo specificando che esso non ha “obbligo giuridicamente vincolante”, presumibilmente intendendo che qualunque cosa esso contiene non comporterà il vincolo automatico di entrare in guerra a sostegno dell’ucraina in caso di attacco della Russia; forse non accorgendosi, però, che sostenere ciò significa che l’evento, cioè la richiesta di entrare in guerra, è nel novero delle possibilità e va considerato.
Ma se tutto ciò ha pur un grande valore specifico in campo politico, economico, finanziario, per i militari esso assume significato di specifica e preminente importanza: la classe militare, che per costruzione professionale ragiona in termini di “peggior caso possibile” ha da oggi in poi il dovere tassativo di preparare la guerra contro la Russia, seppur catalogabile con minima probabilità.
Premesso ciò, corrisponde al vero che l’accordo è redatto sulla falsariga di quello stipulato da Gran Bretagna e Ucraina (e successivamente Francia e Germania).
Come tutti gli altri, esso contiene impegni di cooperazione industriale, economica, nel campo della Difesa, infrastrutture energetiche, sostegno umanitario, scambi di Cyber Security e Intelligence, ricostruzione. Ma il punto più importante di tutta la questione si rileva nell’articolo 11: “Per 10 anni, in caso di futuro attacco all’ucraina, l’italia si impegna a una consultazione entro le 24 ore, allo scopo di assicurare collaborazione immediata e rafforzata, in vari campi tra cui quello della Difesa, per difendere l’ucraina”.
In sostanza l’articolo 11 di questo Accordo Bilaterale ricalca, quasi con le medesime parole e attribuzioni, quanto previsto dagli articoli 4 e 5 della Carta Atlantica in tema di consultazioni tra Stati membri e possibilità di intervento in caso di attacco esterno a uno di loro.
E se consideriamo che le stesse clausole sono contenute negli accordi di FR, GER e UK, se ne può dedurre che le quattro Nazioni costituiscono ciascuna per proprio conto delle “mini Nato”, suscettibili di integrarsi in una Alleanza di maggiore entità a seconda delle rispettive esigenze e disponibilità belliche e con un unico fattore e Paese in comune e da difendere, l’ucraina; in altre parole avremo per i prossimi 10 anni la possibilità di attivare alleanze componibili à la carte, a seconda dello sviluppo della guerra in Ucraina.
Ma nel testo dell’accordo vi sono altre questioni da esaminare, dove si afferma “l’italia interverrà (secondo modi e tempi determinati) in caso di futuro attacco armato russo contro l’ucraina”.
Resta da verificare il significato di “futuro attacco” e di quali misure si tratti, per contrastare o scoraggiare la minaccia russa.
In primo luogo la dizione “futuro” è alquanto generica, dato che i russi risultano all’offensiva su tutto il fronte ucraino, anche se le acquisizioni sono minime e non sembra per ora possano sfociare a penetrazioni di larga portata; un esempio di ciò è stata la conquista di Avdiivka, importante città nel territorio di Donetsk, che connota una delle roccaforti ucraine, ma è pur sempre di limitata ampiezza.
In tale contesto e dato che ci sarebbe già ampio margine per evocare una riunione di consultazione, il significato di “futuro attacco” sembra prefigurare una offensiva di larga portata simile a quella che contrassegnò l’operazione iniziale russa nei giorni successivi al 24 febbraio 2022.
Certo che, comunque, si lascia largo margine a equivoci e manipolazioni a seconda di chi decida il valore da assegnare al termine; gli ucraini, da sempre restii a cedere metri del proprio territorio, potrebbero spingere per una consultazione e a una richiesta di intervento al giorno.
Oltre a ciò e avendo già connotato la replica dell’articolo 4 e articolo 5 della Carta atlantica”, rimane il fatto che fuori dal vincolo Nato, nulla più sarebbe impedito alle quattro nazioni.
Si potrebbe però anche argomentare che la facoltà delle quattro nazioni di consultarsi singolarmente con l’ucraina sia vietata dall’articolo 8 della Carta atlantica, che recita:
“Ciascuna parte (membro Nato) dichiara che nessuno degli impegni internazionali attualmente in vigore tra essa e un’altra Parte o uno Stato terzo è in contraddizione con le disposizioni del presente Trattato e si obbliga a non sottoscrivere alcun impegno internazionale in contrasto con questo Trattato”.
In buona sostanza, è proprio il Trattato Nato che nega la possibilità di sottoscrivere accordi bilaterali con l’ucraina se non altro perché si tratta di un Paese in stato di guerra. Le nazioni membri e soprattutto il segretario Stoltenberg, potrebbero esprimersi al riguardo.
Infine e per concludere, ci si potrebbe chiedere se dopo questi accordi bilaterali siglati in autonomia da UK, FR, GER, IT con l’ucraina, la Nato esista ancora!
A fronte di tutto ciò e considerando l’enormità del pericolo che un accordo di tal genere comporta, che potrebbe condurre a una guerra, non sembra che l’opinione pubblica se ne sia accorta e ne valuti appieno gli effetti, e sia invece molto più interessata ai confronti tra influencer e cantanti.
COSÌ FAN TUTTI Il Trattato Atlantico proibisce la possibilità di firmare intese bilaterali con l’ucraina perché è un Paese in guerra. Questi patti siglati in autonomia da vari Paesi minacciano l’esistenza dell’alleanza