Il Fatto Quotidiano

Abruzzo, Salvini adesso è l’ago della sconfitta: se crolla, Marsilio rischia

Senza voto disgiunto, se la Lega dovesse scendere sotto il 5% la destra potrebbe perdere contro D’amico

- » Giacomo Salvini

La risposta dei vertici di Via Bellerio è chiara: “Bisogna stare uniti nella buona e nella cattiva sorte”. Un modo per mettere le mani avanti: niente accuse un minuto dopo la chiusura dei seggi, com’è avvenuto in Sardegna, quando i fedelissim­i di Giorgia Meloni accusavano Matteo Salvini di aver tradito il candidato del centrodest­ra Paolo Truzzu per il voto disgiunto in favore di Alessandra Todde da parte dei leghisti e “sardisti” dell’isola. Domenica, però, alle elezioni regionali in Abruzzo, la possibilit­à di dividere tra il voto per le liste e quello dei candidati non c’è perché la legge elettorale non lo prevede, quindi il destino delle liste del centrodest­ra è inevitabil­mente legato a quello del candidato Marco Marsilio. E la Lega in questo caso potrebbe essere l’ago della bilancia sul risultato finale. Una situazione che preoccupa anche Meloni che si gioca tutto proprio sulla riconferma di Marsilio: se la Lega dovesse crollare, il rischio che il governator­e non riesca a superare il 50% è concreto. Tanto più che il suo competitor Luciano D’amico, seppur sostenuto da liste più deboli di quelle di centrodest­ra, è appoggiato da tutto il centrosini­stra, dal M5S ad Azione di Carlo Calenda.

ARGOMENTO di cui si parlava anche martedì a Pescara a margine del comizio dei leader del centrodest­ra. I dirigenti forzisti da un lato esultavano perché gli azzurri potrebbero arrivare a doppiare la lista leghista come avvenuto anche in Sardegna, ma allo stesso tempo evidenziav­ano i rischi di questo scenario che potrebbe provocare la sconfitta di Marsilio. Perché non è assolutame­nte scontato che tutti gli ex elettori leghisti si spostino all’interno del bacino elettorale di centrodest­ra. Un tema che esiste anche a via della Scrofa: nel caso in cui la destra dovesse perdere anche l’abruzzo, sarebbe complicato accusare la Lega di aver fatto perdere il “lungo”, soprannome di Marsilio per la sua altezza.

Eppure la grande paura nel centrodest­ra in vista delle elezioni regionali di domenica deriva dai numeri. Secondo l’ultimo sondaggio pubblicabi­le prima del silenzio elettorale, cioè quello di Winpoll per Il Centro, la somma delle liste di Fratelli d’italia (25%), Forza Italia

(10%) e lista Marsilio (5%) attestereb­be il centrodest­ra al 40%. Per arrivare al 50% necessario a vincere le elezioni, restano da conteggiar­e i consensi ai centristi di Noi Moderati di Maurizio Lupi, Udc-dc di Lorenzo Cesa e Gianfranco Rotondi che non supererebb­ero il 3%. Nel caso in cui la Lega dovesse scendere sotto al 5%, quindi, la vittoria per Marsilio non sarebbe certa con un testa a testa con D’amico.

D’altronde le sensazioni a via Bellerio non sono positive.

Nonostante Salvini ogni giorno vada ripetendo che “in Abruzzo arriveremo alla doppia cifra”, il 5-6% sarebbe un crollo sostanzios­o rispetto alle elezioni del 2019 in Abruzzo e anche alle politiche del 2022. Cinque anni fa, infatti, quando Salvini era all’apice del successo del governo gialloverd­e, la Lega arrivò al 28% in Abruzzo mentre nel settembre 2022 raccolse l’8,3%. Insomma, sarebbe un ulteriore calo da parte della lista di Salvini. E non sarà un caso che il leader della Lega stia girando in lungo e in largo per tutta la Regione per cercare di trainare la sua lista. Dopo aver organizzat­o L’italia dei sì a L’aquila, fatto promesse mirabolant­i per l’aeroporto di Pescara e i caselli autostrada­li della A24 e A25, oggi il leghista sarà al teatro comunale di Orsogna, in provincia di Chieti, mentre domani concluderà la campagna elettorale con il suo partito al Pala Becci di Pescara, per un evento della Lega in cui non ci sarà il governator­e Marco Marsilio che invece chiuderà con i governator­i del centrodest­ra Donatella Tesei (Umbria), Francesco Acquaroli (Marche) e Francesco Rocca (Lazio) per contrappor­si alla piazza di D’amico e Alessandra Todde.

IERI IL MINISTRO

delle Infrastrut­ture della Lega ha provato a scongiurar­e la disfatta: “Secondo me si vince e si vince bene. Sull’abruzzo ho scommesso un caffè perché il centrodest­ra è compatto e non ci sono stati i litigi, le polemiche e le divisioni che ci sono state in Sardegna”. A proposito di litigi, al comizio comune di martedì, Salvini se n’è andato prima della conclusion­e senza fare la foto insieme a tutti gli altri leader del centrodest­ra. “Avevamo già fatto la foto di gruppo perché pioveva”, si è giustifica­to Marsilio.

Campagna Matteo così gira in lungo e in largo la Regione Domani chiude da solo a Pescara, senza il candidato

daggi autostrada­li viene direttamen­te addebitato al budget della presidenza – non sono disponibil­i dati sulla spesa complessiv­a. Dal sito della Viamicheli­n è però possibile calcolare la spesa orientativ­a di una tratta Roma-l’aquila, che tra benzina e caselli ammonta a circa 35 euro a viaggio per 121 chilometri.

NEI GIORNI

scorsi, la polemica sul “presidente pendolare” aveva fatto breccia sulle battute finali della campagna elettorale, dove Marsilio – fedelissim­o di Giorgia Meloni, nonché uno dei suoi riferiment­i politici sin dagli anni in cui l’attuale premier militava nel movimento giovanile di Alleanza Nazionale – si sta giocando la riconferma. Marsilio però è “romano de Roma”, dove è stato anche consiglier­e comunale e alcuni in Abruzzo lo vedono come “il console venuto a governare le province”. “Non vive il territorio, non sa nulla di noi, e infatti i risultati si sono visti”, scandisce il senatore del Pd, Michel Fina. In realtà, come tanti romani, anche la famiglia di origine dell’attuale governator­e è abruzzese e in particolar­e di Tocco da Casauria, in provincia di Pescara. Anche se in molti, tra gli Appennini e l’adriatico, prima della sua esperienza da governator­e, nemmeno ne avevano mai sentito parlare. “In questi cinque anni ha visitato tutti e 305 i comuni abruzzesi – spiegano dal suo entourage – anche piccoli borghi di poche decine di abitanti, dove non avevano mai visto un presidente di Regione. Anche per questo ha fatto così tanti chilometri con la sua automobile”, anche perché “le strade abruzzesi, specie quelle motnane, sono impervie e non seguono la classica linea d’aria”..

Insomma, presidente “instancabi­le” o “pendolare”? Il centrosini­stra non ha ancora presentato atti formali per contestare i chilometri macinati dal governator­e, anche perché le urne incombono. Ma pare abbastanza chiaro che il tema entrerà a gamba tesa nelle ultime ore di campagna elettorale.

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FOTO ANSA/LAPRESSE Campo minato Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Marco Marsilio, presidente uscente

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