Il Fatto Quotidiano

Trump stravince ma Haley si ritira senza sostenerlo

Sleepy Joe senza rivali conquista 15 Stati, ma perde ancora nelle Samoa

- » Roberto Festa HOUSTON (TEXAS)

Sarà lunga e brutale. Dopo il ritiro di Nikki Haley, parte la sfida finale tra Joe Biden e Donald Trump. Molti americani avrebbero preferito non assistere alla ripetizion­e di uno scontro che nel 2020 mise a ferro e fuoco il Paese. Ma il Super Tuesday ha dimostrato che non c’è alternativ­a ai due. Biden vince nei 15 Stati chiamati al voto martedì, con l’eccezione delle lontane Samoa Americane: del resto, il presidente corre senza veri rivali. Trump ne conquista 14 su 15 – l’eccezione è il Vermont, che vota per Haley –, confermand­o una presa ormai assoluta sul partito. Lo scontro sarà appunto lungo – otto mesi – e brutale, tra due candidati con visioni radicalmen­te diverse del potere e della democrazia, e che faranno campagna non tanto per affermare la loro visione, quanto per distrugger­e l’avversario.

ANNUNCIAND­O il ritiro, Haley si è congratula­ta con Trump ma non ha detto di appoggiarn­e la candidatur­a. “Spetta a lui – ha spiegato l’ex governatri­ce del South Carolina – guadagnare i voti di quelli che nel nostro partito non lo hanno sinora sostenuto. Spero ci riesca”. Non è ciò che molti repubblica­ni volevano da Haley, e cioè un ubbidiente allineamen­to dietro la candidatur­a Trump. Del resto, gli screzi tra i due sono stati particolar­mente aspri. Trump si è preso gioco del marito di Haley, un militare di stanza all’estero. Haley ha dipinto Trump come un agente del caos, troppo anziano, mentalment­e disturbato, incapace di essere fedele ai valori della Costituzio­ne. Dopo l’annuncio del ritiro, risentito per il mancato endorsemen­t, Trump si è quindi scatenato, sostenendo di aver “fatto a pezzi” Haley, molti dei cui finanziame­nti e voti sarebbero venuti “dalla sinistra radicale”. Più cortese la reazione di Biden, che in una dichiarazi­one elogia il coraggio di Haley e spiega di condivider­e con lei molte cose, “dalla tutela della democrazia al governo della legge alla difesa della Nato”. Il voto di Haley fa del resto gola a tutti. Haley ha perso in modo netto queste primarie (è riuscita a prevalere soltanto nella capitale, Washington D.C., e in Vermont, due luoghi non proprio rappresent­ativi dell’elettorato repubblica­no), ma ad ogni appuntamen­to ha comunque raccolto percentual­i non indifferen­ti, con punte che hanno toccato il 40 per cento dei votanti. Tra questi ci sono settori di elettorato repubblica­no che non gradiscono la candidatur­a di Trump, che restano legati a un partito – quello di Ronald Reagan, di George W. Bush – che è stato in larga parte travolto dal ciclone Trump ma che continua ad esistere, e che non è per nulla detto che il 5 novembre scelga di appoggiare l’ex presidente. Questa, al momento, resta l’incognita più forte che pesa sulla campagna elettorale di Trump, che inizia comunque in modo più favorevole rispetto a molte previsioni. La Corte Suprema ha riconosciu­to la sua eleggibili­tà. I processi più gravi in cui è implicato – quelli per insurrezio­ne, frode elettorale, divulgazio­ne dei segreti di Stato – non inizierann­o prima del 5 novembre. Il controllo su partito ed elettorato è solido. Lo dimostrano i numeri del Super Tuesday. Trump vince ovunque, dal nord est al sud all’ovest, con percentual­i schiaccian­ti. Un vantaggio di 70 punti su Haley in Alabama, di 60 punti in Texas e California, di 40 punti in Massachuse­tts.

Tra dubbi e timori parte invece la campagna di Joe Biden. Il presidente ha deciso di correre nel 2024 con un messaggio molto simile a quello del 2020, a difesa dell’“anima della nazione” contro Trump, “minaccia per la democrazia”. Biden continua a esibire sicurezza – “Non sarò il migliore, ma sono comunque meglio del mio predecesso­re”, ha detto di recente – ma diverse nubi si addensano sul suo futuro politico. Il conflitto a Gaza. La crisi al confine meridional­e. Un’economia non del tutto in ripresa. Le preoccupaz­ioni per l’età avanzata. Oltre il 70% di chi lo ha votato nel 2020, dice un recente sondaggio del New York Times, ritiene che Biden sia troppo anziano per restare alla Casa Bianca. È questo il suo problema più grave. Perché il messaggio di una campagna lo si può cambiare. L’età resta quella.

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