Il Ppe tradisce il Green Deal Modello Ruanda per migranti
I Popolari europei sconfessano 5 anni di Von der Leyen (ricandidata) per recuperare i voti dei conservatori. E sempre più armi
Prima lo hanno smantellato pezzettino dopo pezzettino: dal regolamento sui pesticidi fino alla direttiva sulla qualità dell’aria. Ora si fa di più. Perché lo stravolgimento di quello che fu il Green Deal europeo, viene messo nero su bianco anche da un programma elettorale. Quello del Partito popolare europeo, presentato al congresso di Bucarest in vista delle prossime elezioni. Il documento è il tradimento della rivoluzione green sbandierata cinque anni fa. È la cancellazione delle promesse fatte da Ursula von der Leyen, che però verrà ricandidata. È l’evidente svolta a destra di un partito terrorizzato dall’avanzata delle forze nazionaliste. Di un Ppe che cerca di recuperare voti promettendo normative più permissive sull’ambiente e un’ulteriore stretta sui migranti basata sul modello Gran Bretagna-ruanda.
“LA NOSTRA EUROPA, una casa sicura e buona”. Questo il titolo sul documento che sembra scritto dalle formazioni ultranazionaliste di Identità e Democrazia o dal gruppo dei Conservatori europei. E invece esce dalle mani della famiglia del centrodestra moderato dell’ue. Sono lontani i tempi in cui i Verdi erano oltre il 20% in Germania e il fenomeno Fridays for Future irrompeva nelle piazze costringendo i politici a cavalcare l’onda. Oggi il Ppe continua a definire il Green Deal “un marchio di garanzia”. Ma la verità è che la svolta verde è già stato rivista più volte per la gioia delle lobby e ora si punta a svuotarla definitivamente: “Per raggiungere i nostri obiettivi ambiziosi – si legge nel programma – dobbiamo far sì che le politiche sul clima vadano di pari passo con la nostra economia e società. Perché sappiamo che senza salvaguardia del clima la nostra economia non può essere competitiva a lungo termine, ma anche che senza un’economia competitiva non può esserci una protezione sostenibile del clima. Per noi, il Green Deal non è una nuova ideologia”.
Il messaggio è rivolto a chi i suoi voti sta pensando di dirottarli altrove e a una parte dell’imprenditoria e degli agricoltori che in queste settimane hanno protestato nelle piazze d’europa. Nel testo queste categorie vengono citate come da tutelare: “Soprattutto in agricoltura e pesca, gli obiettivi ambiziosi dovrebbero essere raggiunti con innovazioni tecnologiche, non con divieti”.
E lo stesso vale per l’industria dell’auto, minacciata dalla volontà dichiarata dell’ue di completare la transizione verso l’elettrico entro il 2035 e dallo strapotere della Cina. Così, anche in questo campo, il Ppe frena le politiche green: “Saranno gli ingegneri e non i politici, insieme ai mercati, a decidere quali siano le migliori tecnologie per raggiungere la neutralità carbonica”.
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immigrazione l’unico accordo possibile in Ue è quello sull’esternalizzazione. Per anni si è provato a riformare la Convenzione di Dublino collezionando un fallimento dietro l’altro e alimentando così i partiti che chiedevano le frontiere sigillate. Per questo, sempre nell’ottica dello spostamento a destra, il Ppe ha pensato di seguire il flusso della corrente fino a sposare il tanto criticato sistema Gran Bretagnaruanda (o Albania-italia, se si preferisce): “È necessario un cambiamento fondamentale del diritto europeo in materia d’asilo – si legge – È necessario creare una lista di Paesi terzi e sicuri. Chiunque chieda asilo in Unione europea potrebbe anche essere trasferito in un Paese terzo e sicuro dove può essere sottoposto a procedure d’asilo”. Il tutto in cambio, di accordi economici vantaggiosi. Dietro alla strategia della “fortezza Europa” non si nasconde solo l’incapacità conclamata dell’ue di trovare soluzioni condivise, ma per il Ppe c’è anche una questione di “identità europea” da preservare, nella migliore tradizione degli ultranazionalismi: “L’UE è diversa e sfumata, ma esiste un patrimonio culturale giudaico-cristiano condiviso. Lo stile di vita europeo va protetto preservando i nostri valori cristiani e i nostri principi fondamentali”.
È anche per questo, forse, che l’atteggiamento nei confronti dei migranti provenienti dall’ucraina è diverso rispetto a quello tenuto con chi proviene dall’africa: “Vogliamo evitare il ritorno dei rifugiati in Ucraina in questo momento”. Su questo non sembrano esserci dubbi.
IDEOLOGIA POLITICHE A FAVORE DI IMPRENDITORI E AGRICOLTORI IN PROTESTA