Con Kiev nella Ue all’italia -1,4 mld di aiuti Pac annuali
L’ingresso dell’ucraina nella Ue, alle stesse condizioni attuali degli altri Paesi europei, costerebbe a coltivatori e allevatori italiani un quinto degli aiuti della Politica agricola comunitaria: 1 miliardo e 400 milioni l’anno in meno. L’alternativa, per mantenere i contributi Pac al livello corrente, è aumentare la spesa agricola europea di 98,9 miliardi nei 7 anni del quadro finanziario Ue, che si sommerebbero ai 378,5 miliardi attuali. Il dato emerge da un convegno organizzato da Withub con le associazioni agricole Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Eat Europe e Filiera Italia e il Commissario Ue per l’agricoltura, Janusz Wojciechowski, a Bruxelles.
QUESTA ELABORAZIONE
del Centro Studi Gea su una simulazione a cura del professor Angelo Frascarelli dell’università di Perugia, basata su un calcolo effettuato sui criteri della Pac attuale, si basa sul fatto che l’unione Europea assegna i finanziamenti ai Paesi membri prevalentemente in base agli ettari della superficie agricola. Oggi i 27 Stati Ue hanno una superficie agricola di 157 milioni di ettari, quella ucraina è di 41 milioni. A parità di budget, così, per ogni ettaro nell’ipotetica Ue a
28 con Kiev si riceverebbero 272,34 euro invece degli attuali 343,52. L’italia passerebbe da un contributo annuo di 5,6 miliardi a 4,2: 1 miliardo e 400 milioni in meno l’anno. Secondo le elaborazioni, le regioni italiane che perderebbero di più dall’entrata dell’ucraina nella Ue, se la spesa attuale della Pac restasse invariata, sarebbero la Lombardia (-52% da oltre
600 milioni a meno di 300), Calabria
(-48%, da quasi 400 milioni a 200), Veneto (-47%, da quasi 500 a 250 milioni). A seguire Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Friuli Venezia Giulia, Campania e Umbria.
Questa importante semplificazione attesta comunque che l’equilibrio dell’agricoltura negli altri Paesi Ue sarebbe sconvolto da un ingresso di Kiev a condizioni di parità. La simulazione non tiene conto di correttivi dal negoziato di adesione dell’ucraina alla Ue, ma calcola l’ipotesi di un’erogazione del sostegno europeo sulla base della superficie agricola per il primo pilastro della Pac, ipotizzando l’ingresso di Kiev alle stesse condizioni degli attuali Paesi membri. Ipotesi duramente contrastata dai grandi Paesi agricoli Ue, quelli del gruppo di Visegrad per primi che nei due anni scorsi hanno fatto le barricate per bloccare l’import agricolo a prezzi stracciati dall’ucraina. Ma anche un messaggio che parte della constituency elettorale del governo Meloni, Coldiretti in primis, manda a Fratelli d’italia, al “ministro cognato” Lollobrigida e a Palazzo Chigi.
Ma non basta. Oltre alle questioni geopolitiche, ci sono le ricadute delle normative sulla riduzione del 20% dei fertilizzanti chimici contenute nella norma Uefarm2fork. Secondo un’elaborazione del centro studi Gea su dati dell’università Cattolica di Piacenza e Cremona, Vsafe e Federchimica Assofertilizzanti, questa porterebbe a un calo di produzione per le colture italiane: -14,5% il grano duro, -12,3% quello tenero, -12% il mais, -12,6% il pomodoro, -6,6% la soia, -9,9% l’uva da vino, con una perdita di 5,4 miliardi. Un fronte sul quale l’agricoltura si scontra con le ragioni dell’ambiente.
IL DILEMMA FONDI RIDOTTI DI UN QUINTO O 100 MILIARDI DI SPESA IN PIÙ