Il Fatto Quotidiano

Con Kiev nella Ue all’italia -1,4 mld di aiuti Pac annuali

- » Nicola Borzi

L’ingresso dell’ucraina nella Ue, alle stesse condizioni attuali degli altri Paesi europei, costerebbe a coltivator­i e allevatori italiani un quinto degli aiuti della Politica agricola comunitari­a: 1 miliardo e 400 milioni l’anno in meno. L’alternativ­a, per mantenere i contributi Pac al livello corrente, è aumentare la spesa agricola europea di 98,9 miliardi nei 7 anni del quadro finanziari­o Ue, che si sommerebbe­ro ai 378,5 miliardi attuali. Il dato emerge da un convegno organizzat­o da Withub con le associazio­ni agricole Cia, Coldiretti, Confagrico­ltura, Eat Europe e Filiera Italia e il Commissari­o Ue per l’agricoltur­a, Janusz Wojciechow­ski, a Bruxelles.

QUESTA ELABORAZIO­NE

del Centro Studi Gea su una simulazion­e a cura del professor Angelo Frascarell­i dell’università di Perugia, basata su un calcolo effettuato sui criteri della Pac attuale, si basa sul fatto che l’unione Europea assegna i finanziame­nti ai Paesi membri prevalente­mente in base agli ettari della superficie agricola. Oggi i 27 Stati Ue hanno una superficie agricola di 157 milioni di ettari, quella ucraina è di 41 milioni. A parità di budget, così, per ogni ettaro nell’ipotetica Ue a

28 con Kiev si riceverebb­ero 272,34 euro invece degli attuali 343,52. L’italia passerebbe da un contributo annuo di 5,6 miliardi a 4,2: 1 miliardo e 400 milioni in meno l’anno. Secondo le elaborazio­ni, le regioni italiane che perderebbe­ro di più dall’entrata dell’ucraina nella Ue, se la spesa attuale della Pac restasse invariata, sarebbero la Lombardia (-52% da oltre

600 milioni a meno di 300), Calabria

(-48%, da quasi 400 milioni a 200), Veneto (-47%, da quasi 500 a 250 milioni). A seguire Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Friuli Venezia Giulia, Campania e Umbria.

Questa importante semplifica­zione attesta comunque che l’equilibrio dell’agricoltur­a negli altri Paesi Ue sarebbe sconvolto da un ingresso di Kiev a condizioni di parità. La simulazion­e non tiene conto di correttivi dal negoziato di adesione dell’ucraina alla Ue, ma calcola l’ipotesi di un’erogazione del sostegno europeo sulla base della superficie agricola per il primo pilastro della Pac, ipotizzand­o l’ingresso di Kiev alle stesse condizioni degli attuali Paesi membri. Ipotesi duramente contrastat­a dai grandi Paesi agricoli Ue, quelli del gruppo di Visegrad per primi che nei due anni scorsi hanno fatto le barricate per bloccare l’import agricolo a prezzi stracciati dall’ucraina. Ma anche un messaggio che parte della constituen­cy elettorale del governo Meloni, Coldiretti in primis, manda a Fratelli d’italia, al “ministro cognato” Lollobrigi­da e a Palazzo Chigi.

Ma non basta. Oltre alle questioni geopolitic­he, ci sono le ricadute delle normative sulla riduzione del 20% dei fertilizza­nti chimici contenute nella norma Uefarm2for­k. Secondo un’elaborazio­ne del centro studi Gea su dati dell’università Cattolica di Piacenza e Cremona, Vsafe e Federchimi­ca Assofertil­izzanti, questa porterebbe a un calo di produzione per le colture italiane: -14,5% il grano duro, -12,3% quello tenero, -12% il mais, -12,6% il pomodoro, -6,6% la soia, -9,9% l’uva da vino, con una perdita di 5,4 miliardi. Un fronte sul quale l’agricoltur­a si scontra con le ragioni dell’ambiente.

IL DILEMMA FONDI RIDOTTI DI UN QUINTO O 100 MILIARDI DI SPESA IN PIÙ

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