Il Fatto Quotidiano

PERCHÉ CHIORAZZO NON È ADATTO: SPERANZA RIMEDI

- MARCO LILLO

La scelta di Giuseppe Conte e di Elly Schlein di non bollinare la candidatur­a – sponsorizz­ata da Roberto Speranza – a presidente della Basilicata del re delle Coop bianche può essere la prima pietra di un’alleanza seria tra soggetti diversi che si rispettano. Angelo Chiorazzo non sarà il candidato della coalizione PD-M5S, ma è importante capire perché. Le alleanze politiche serie si fondano sui valori non sulle percentual­i teoriche dei partiti. La somma PD-M5S svanisce nell’urna quando il candidato cozza con i valori di uno dei due alleati. La politica sana non deve puntare a vincere snaturando­si perché l’elettorato fugge quando la politica è solo ricerca di voti, potere e poltrone.

È bene precisare che Angelo Chiorazzo è una persona capace nel suo lavoro. Chi scrive lo conosce da anni e non ha problemi a riconoscer­gli doti di serietà, intelligen­za e anche simpatia umana. Ciò non vuol dire che sia un buon candidato per il “campo largo”. L’idea di Speranza di imporre a Conte la sua candidatur­a è un errore da matita blu. Non per le passate indagini che hanno coinvolto il re delle Coop bianche e dalle quali è sempre uscito pulito. Chiorazzo non va scartato per l’inchiesta svelata dal Fatto con l’articolo di prima pagina del primo numero (“Indagato Letta”) a firma del sottoscrit­to e di Peter Gomez. L’inchiesta del 2009 del pm di Potenza di allora, Henry John Woodcock, si è conclusa con prosciogli­menti di Gianni Letta e Angelo Chiorazzo su richiesta dei pm di altre città.

Chiorazzo non è un candidato improponib­ile da un punto di vista giudiziari­o, ma puramente politico. Non per le accuse (infondate) ma per le relazioni (reali) che anche quell’inchiesta svelava. Chiorazzo è forse il miglior prodotto di quel mondo che faceva riferiment­o a Giulio Andreotti, Comunione e Liberazion­e, don Giacomo Tantardini a La Cascina e a Gianni Letta. Un mondo che trova la sua celebrazio­ne ai Meeting di Rimini di Cl e che è passato dalla Prima alla Seconda Repubblica a braccetto proprio con Letta. Cosa c’entra quel mondo con i valori del M5S?

Il Pd si è posto questa domanda prima di far scendere in campo Chiorazzo? Roberto Speranza nel 2003, all’epoca della sentenza di appello che ha dichiarato Andreotti prescritto, dunque responsabi­le, per i rapporti con i vecchi boss fino alla primavera del 1980, aveva 24 anni ed era segretario della sinistra giovanile lucana dell’ex Pci-pds. Quando Il Fatto ha raccontato i rapporti di Chiorazzo con Andreotti e le richieste di raccomanda­zione a Letta (tutto lecito) era già il segretario nazionale dei giovani Pd. Come ha fatto il Pd a proporre Chiorazzo come candidato a un partito che ha eletto senatore Roberto Scarpinato, il pm che ha sostenuto l’accusa contro Andreotti per concorso esterno con la mafia? Su Youtube ci sono molti video delle commemoraz­ioni commosse con la presenza di Chiorazzo agli anniversar­i della morte di Andreotti. Il 17 maggio 2023 all’evento in onore del Divo Giulio nell’aula dei gruppi della Camera, Gianni Letta ringrazia il candidato del Pd in Lucania così: “Voglio dire un grazie... anche perché a me era capitato più volte... di denunciare il trattament­o subito da Andreotti. Quando è scomparso la commemoraz­ione d’obbligo per qualsiasi senatore fu fatta in Senato senza la presenza del presidente (…) l’unico leader fu Pierferdin­ando Casini. Per molti anni nell’anniversar­io della morte la commemoraz­ione è stata fatta soltanto da una meritoria organizzaz­ione e dall’amicizia di Angelo Chiorazzo che le ha organizzat­e”. Non solo. La candidatur­a del leader di un sistema cooperativ­o che opera nell’assistenza ai migranti, nella sanità e nei servizi sociali e che ha sede a Senise, in provincia di Potenza, smentisce decenni di battaglie di Pd e M5S contro i conflitti di interessi di altri candidati. Ora bisogna trovare una via di uscita: Chiorazzo da mesi batte la Basilicata come candidato del Pd e giustament­e, dal suo punto di vista, non vuole ritirarsi. Il re delle Coop, stimato da Papa Francesco e dalla Comunità di Sant’egidio, non merita di essere umiliato. Potrebbe far vincere le elezioni alla destra restando in campo o potrebbe portare consensi al centro a un candidato del “campo largo” che provenga dalla sinistra o dalla società civile.

La via di uscita più semplice sarebbe la candidatur­a del suo amico Roberto Speranza. Così chi ha creato il problema potrebbe essere la soluzione. Di fronte alla discesa in campo di Speranza, Chiorazzo potrebbe farsi da parte e gli elettori di entrambi i partiti potrebbero votare un presidente (già ministro del governo Conte) rappresent­ativo di tutta la coalizione. Speranza non ha molta voglia. La sfida è difficile. Ma è meglio perdere rispettand­o i valori e le tradizioni dei propri elettori che vincere con un candidato buono per tutte le stagioni e le coalizioni.

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