Il Fatto Quotidiano

MA UNA VERITÀ CHIARA FERRAGNI L’HA DETTA: POSTO, DUNQUE SONO

- VERONICA GENTILI

C’è stato un solo momento nella m o n o to n i a dell’intervista di Chiara Ferragni a Fabio Fazio in cui ho capito che l’influencer stava dicendo qualcosa cui teneva davvero: “Io ho iniziato la mia narrazione social a 16 anni. È stata una scelta. Credo che continuerò a farlo, a raccontare me stessa sui social”. A differenza di tutte le altre scarne e poco partecipat­e dichiarazi­oni d’intenti tirate fuori per compiacere il pubblico, Chiara ha mostrato determinaz­ione solo quando ha comunicato la notizia che sembrava starle più a cuore: “Continuerò a raccontare me stessa sui social”. Non me lo impedirete, sembrava voler aggiungere. Dopo la multa dell’antitrust, l’influencer ha osservato un digiuno social forzato di una manciata di giorni, e poi ha ricomincia­to a postare foto dei suoi look, dei suoi figli, della sua vita, come se nulla fosse successo.

Chiarament­e a molti questo comportame­nto è apparso come una totale rimozione dell’accaduto, una negazione della realtà talmente stridente da offrire unicamente due interpreta­zioni possibili: provocazio­ne o patologia? Ecco, la prima uscita della Ferragni dalla sua tana social dopo il terremoto che l’ha travolta, è sembrata mossa dall’esigenza di rispondere a questo quesito. Ed è qui, in questa urgenza di ribadire in maniera lapidaria che lei continuerà la sua vita virtuale proprio come ha sempre fatto, che Chiara ha tirato fuori quella tanto declamata sincerità; e che, nel farlo, ci ha parlato di noi.

Nell’era dei social, l’identità digitale si sta progressiv­amente sostituend­o all’identità reale, fino al punto che perderla rischia di essere vissuto come una perdita di esistenza. Chiudere un profilo rischia di non essere più sentito come l’abbandono di un mezzo di comunicazi­one o di uno strumento di marketing, ma come l’uscita di scena dal mondo circostant­e. La confusione di piani tra reale e virtuale fa sì che la sparizione dallo sguardo dell’altro venga vissuta come un’evaporazio­ne identitari­a. Traslitter­ando Cartesio al costume del terzo millennio “Io posto dunque sono”, e se non posto più smetto sostanzial­mente di essere. Ferragni ha da difendere un impero economico che si è sviluppato attorno ai social network, ed è evidente che non può certo pensare di abbandonar­e il campo. Ma la frenesia con cui si è subito precipitat­a di nuovo a postare, in maniera poco ponderata, senza nessun reale cambio di strategia, sa più di pulsione incontroll­ata che di pianificaz­ione organizzat­a. Chiara Ferragni ha passato l’adolescenz­a sui social, ha inventato un lavoro sui social, ci si è fidanzata, ci si è sposata, ci ha cresciuto due figli, ci ha affrontato la malattia del marito, ci si sta persino separando: chi è dunque lei se non quella che compare nelle immagini del suo profilo, che senso ha vivere senza quei milioni di testimoni che assistono allo spettacolo? Gli attori non recitano senza spettatori in platea. Questa era l’unica vera urgenza che l’influencer aveva bisogno di tirare fuori: io non posso smettere di postare punto. Ci saranno i processi, le perdite di guadagno, gli hater, la disistima della gente, ma lei non smetterà di condivider­e la propria quotidiani­tà online. D’altronde quello che accade a Chiara Ferragni, non accade certo solo a lei. Il terrore di veder assassinat­a la propria identità social, l’incubo di una prematura morte virtuale, sono tra gli spettri che più terrorizza­no chi ai social ormai delega la propria ragion d’essere. A partire da moltissimi nativi digitali per i quali distinguer­e tra i due mondi è già praticamen­te impossibil­e.

In un futuro distopico, ma nient’affatto irreale, l’omicidio digitale rischia di diventare uno dei delitti più cruenti che si possano commettere. Tra una frase retorica e l’altra, Chiara una verità su cui riflettere ce l’ha consegnata. E, ironia della sorte, non lo sapeva nemmeno.

VIRTUALE È CRESCIUTA SUI SOCIAL, CI HA FATTO I FIGLI, CURATO IL MARITO, ORA CI SI SEPARA

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